Comunali Roma, ecco perché Meloni si è candidata

Pubblicato il 17 Marzo 2016 alle 16:26 Autore: Redazione
di spalle giorgia meloni durante un comizio elettorale

Perché Giorgia Meloni ha ripudiato Bertolaso ed è scesa in campo nella corsa al Campidoglio? E’ questa la domanda che tutti si fanno il giorno dopo l’autocandidatura della leader di Fratelli d’Italia. Dietro la scelta della Meloni si celano vari motivi, dall’orgoglio personale, al prestigio politico, come spiega il Corriere della Sera.

Che cosa ha spinto, davvero, Giorgia Meloni all’«estrema ratio», che neppure lei fino a qualche settimana fa — nonostante le continue sollecitazioni dei leader di Forza Italia — avrebbe voluto scegliere? Le parole di Bertolaso sulla «mamma», certo. Quelle, forse anche più pesanti, di Silvio Berlusconi il sabato dei gazebo («se un politico di professione mi dice di candidarsi gli rido in faccia»).

Ma, soprattutto, per la leader di FdI che si ispira a Marine Le Pen, c’è un calcolo politico, legato direttamente al suo partito. Al Pantheon, mentre lei risponde ad interminabili interviste (ci metterà più di un’ora a lasciare la piazza…), sono i dirigenti dei «Fratelli d’Italia» a raccontarlo: «Con il no di Salvini a Bertolaso e con la candidatura di Storace che rimane in campo, avremmo subito un’emorragia di voti a destra».

Cioè FdI, ragionano ancora i suoi esponenti, avrebbe finito per «essere svuotata» perché «chi sceglieva Bertolaso avrebbe puntato più su Forza Italia». E quindi, secondo alcune simulazioni, i «Fratelli» sarebbero passati da un potenziale 12%, a meno della metà, intorno al 5%. Un risultato che, pronosticando la «non vittoria», si sarebbe tradotto in una sorta di ecatombe: 1, massimo 2, consiglieri eletti in aula Giulio Cesare, pochissimi nei Municipi. Lo stesso rischio che, adesso, corre Forza Italia.

Fini: “Meloni ha pensato più al partito che a vincere”

Il rischio “svuotamento” è l’ipotesi più accreditata dai commentatori politici. A confermarla è anche l’ex leader di An, Gianfranco Fini, in un’intervista al Tempo: “Giorgia è caduta nella trappola: se si fosse candidata dieci giorni fa, prima di Bertolaso, nessuno l’avrebbe contestata. Oppure se Giorgia avesse detto di Marchini che è un ottimo candidato, ci sarebbe stato un centrodestra non solo competitivo, ma più largo di quello esistente. Invece un po’ i tentennamenti, un po’ il fatto che Giorgia ha pensato più al partito che a vincere, quando si è accorta che Storace le avrebbe tolto molti voti, ha perso la bussola. Berlusconi è stato più lineare e coerente”.

L'autore: Redazione

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