Unione Romania Moldavia: decine di migliaia in piazza a Chisinau per l’unificazione

Pubblicato il 30 Marzo 2016 alle 09:44 Autore: Gabrielis Bedris
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Unione Romania Moldavia: decine di migliaia in piazza per l’unificazione con la Romania

Sulla scia delle decine di migliaia di moldavi, che domenica 27 marzo hanno marciato per le vie della capitale chiedendo il ripristino della vecchia unione del 1918-1940 con la Romania, nasce spontanea una domanda: perché i moldavi vogliono l’unione con il loro vicino?

Mentre è difficile giudicare se l’unione con la Romania possa essere un modo alternativo moldavo per integrarsi nell’UE, di certo si sa che l’idea di uno stato unitario è una mira di lunga data. I due Stati si sono integrati nei settori del gas naturale, trasporto di petrolio, consumi e problemi di sicurezza. Prima del conflitto in Transnistria nei primi mesi del ’90, il primo presidente moldavo, Mircea Snegur, che aveva impostato la sua politica estera sull’unificazione, aveva un seguito del 31% dei moldavi.

Unione Romania Moldavia: i presupposti

I due Stati, avendo molto in comune nella cultura e nell’economia potrebbero – come la Germania dopo la fusione della parte occidentale e orientale nel 1989 – svilupparsi come una federazione all’interno dell’UE; ma le autorità moldave, anche se molti nella coalizione di governo sono in sintonia con la causa (in particolare i liberali), tendono ad ignorare le marce pro-unionisti.

Tuttavia, le figure di spicco dell’opposizione filo-russa sono sempre più ansiose. Il leader socialista Igor Dodon, in un’intervista con il quotidiano Komsomolskaya Pravda Russia, ha accusato gli Stati Uniti d’essere la mente del piano. Dodon ha anche sottolineato che, sullo sfondo della corruzione dilagante e il peggioramento delle condizioni economiche, l’unione con la Romania sta diventando sempre più popolare tra i moldavi.

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Infatti, le proteste – apparentemente senza fine e infruttuose – contro la cleptocrazia e la corruzione potrebbero far oscillare lo stato d’animo degli elettori moldavi verso l’opzione dell’unificazione. Almeno due partiti nazionali politici non parlamentari liberali (PNL) e il Partito destro appena creato (Dreapta), stanno proponendo proprio queste priorità. Anche se tutto questo è più facile a dirsi che a farsi, per alcuni, la proposizione è certamente attraente.

A differenza della Repubblica di Moldavia, che è stata alle prese con una transizione senza una direzione, la Romania è ora un membro a pieno titolo della NATO e l’UE. In termini economici, il PIL pro capite della Romania è sei volte quello della Moldavia, mentre la retribuzione media mensile è di due volte e mezzo superiore a quello che la gente guadagna a est del confine.

Così, ci si potrebbe aspettare che la popolazione di tre milioni di moldavi, escludendo la Transnistria, voglia gravitare naturalmente verso la riunificazione; ma invece, contrariamente al sondaggio del 2000, ora solo il 21 per cento sostiene un tale corso. Storia, identità e geopolitica mettono in ombra qualsiasi considerazione dei potenziali vantaggi economici. In effetti, il dibattito sulla questione è spesso emotivo e manca di rigore analitico. Qualsiasi tentativo di razionalizzare il problema si scontra con feroci critiche, che sconfinano con le accuse di mancanza di patriottismo.

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Unione Romania Moldavia: l’Europa cosa ne pensa?

Alla teorica unione rumeno-moldava c’è un quasi certo diniego della NATO e l’UE, mentre i vicini della Romania – Ungheria, Bulgaria e Turchia – s’oppongono al progetto. Ma anche se Washington e Bruxelles fossero a bordo con l’ordine del giorno per una fusione, Mosca rimarrebbe comunque l’elefante nella stanza.

Queste preoccupazioni tuttavia, non hanno impedito al presidente del parlamento moldavo, Adrian Candu, di sollevare l’idea di un referendum per una unione. La questione seppur vista come controversa potrebbe diventare un combustibile, come, il saper d’essere prossimi ad un referendum consultivo o addirittura costituzionale, potrebbe mitigare alcune delle esistenti tensioni. Proprio come nel caso della Scozia, il referendum potrebbe in un modo o nell’altro mettere la questione a riposo.

Si potrebbe sostenere che la Moldavia manca di una cultura politica e di una tradizione liberale per impegnarsi pacificamente e democraticamente in un dibattito così responsabile, complesso e sensibile; ma la domanda rimane: “c’è un modo migliore ?”.

L'autore: Gabrielis Bedris

Nato a Vilnius in Lituania, ho esercitato la professione di avvocato per 25 anni, ora opero come consulente giuridico in Ucraina, Kiev. Iscritto all’ordine dei giornalisti in Ucraina, collaboro in Italia con Termometropolitico e altre riviste, scrivo giornalmente sul mio blog: bedrisga.worldpress.com
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