Anche Papa Francesco dice stop alle trivelle?

Pubblicato il 4 Aprile 2016 alle 11:30 Autore: Piotr Zygulski
papa francesco con la maglietta no al fracking shale gas scisto nell'incontro con il senatore argentino Fernando Pino Solanas

Papa Francesco e il referendum alla luce del Magistero della Chiesa Cattolica

Il 17 aprile 2016 tutti gli italiani saranno chiamati ad esprimersi su un quesito referendario abrogativo per decidere se cancellare la proroga sino alla durata della vita utile del giacimento per le concessioni estrattive di idrocarburi entro 22,2 km dalla costa. Per far sì che tali concessioni ritornino ad avere una scadenza, i votanti dovranno superare il quorum del 50% +1 degli elettori e deve prevalere il . Nel caso invece vincesse il no, oppure non si raggiungesse il quorum, resterebbe l’attuale proroga. I seggi saranno aperti dalle 7 alle 23. Termometro Politico ha predisposto questo quiz per verificare la conoscenza del quesito e delle sue implicazioni.

La CEI invita a discuterne e alcuni vescovi si espongono per il sì per fermare le trivellazioni

La Conferenza Episcopale Italiana non ha espresso esplicitamente il proprio sostegno al , ma ha comunque invitato a porre “molta attenzione” a questo tema ritenuto “interessante” per via delle implicazioni sociali, invitando a dibattere sul referendum alla luce della lettera enciclica Laudato si’ inviata da Papa Francesco meno di un anno fa. C’è poi qualche vescovo che ha chiaramente invitato a votare sì; tra essi spicca il nome di monsignor Filippo Santoro (arcivescovo di Taranto), ma difficilmente equivocabili sono anche le posizioni anti-trivelle assunte da mons. Vito Angiuli (Vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca), mons. Vincenzo Bertolone (Arcivescovo di Catanzaro-Squillace), mons. Giovan Battista Pichierri (Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie), mons. Francesco Savino (Vescovo di Cassano all’Jonio) e mons. Tommaso Valentinetti (Arcivescovo di Pescara-Penne).

Ottimisti e Razionali, anche il comitato pro-trivelle tira il Papa per la sottana

Tuttavia, sulla base della medesima enciclica Laudato si’ che sollecita una “cittadinanza ecologica” (§211) e un'”ecologia integrale” (§137), il comitato Ottimisti e Razionali difende la propria posizione pro-trivelle e per il “non voto” al referendum del 17 aprile, ritenendola coerente con le parole di Papa Francesco. In particolare si soffermano su queste righe:

“… oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri” (§19).

Aggrappandosi a ciò vengono posti alcuni interrogativi; secondo il comitato Ottimisti e Razionali, in caso di vittoria del sì

  1. non si determinerebbe un miglioramento dell’ambiente e delle condizioni di vita del nostro Paese;
  2. né si darebbe un contributo positivo al miglioramento dell’ambiente globale del pianeta;
  3. né infine si contribuirebbe alla diminuzione del livello della povertà nel mondo.

A detta dei pro-triv si avrebbero, invece:

  1. maggiore dipendenza dall’estero, con maggiori costi e tasse aggiuntive qualora aumentasse la spesa pubblica per incentivare le energie alternative;
  2. nessun giovamento per il pianeta dal blocco estrattivo in Italia, perché se le attività di estrazione degli idrocarburi fossero davvero inquinanti – e il comitato lo nega – bisognerebbe vietarle in tutto il mondo, iniziando però a ridurre drasticamente ogni consumo petrolifero;
  3. prezzi maggiori per l’energia, perché diminuirebbe la produzione, con la conseguenza di aggravare la povertà di persone già indigenti.

L’ecologia integrale rifugge il mero calcolo economico

L’approccio ecologico integrale caldeggiato da Papa Francesco, tuttavia, quando parla di conseguenze sociali non si riferisce meramente a criteri economici – anzi, ripetutamente invita a uscire dai criteri utilitaristici di “calcolo finanziario di costi e benefici” (§159, §190, §195 e §215) – bensì pone alcune domande per capire se una data soluzione “porterà ad un vero sviluppo integrale: Per quale scopo? Per quale motivo? Dove? Quando? In che modo? A chi è diretto? Quali sono i rischi? A quale costo? Chi paga le spese e come lo farà?” (§185). In tutto questo “ci sono questioni che devono avere la priorità”, ad esempio l’accesso all’acqua potabile è un diritto fondamentale – dal quale ne discendono molti altri – che non può essere privatizzato: “questo è indubitabile e supera ogni analisi di impatto ambientale di una regione” (§185). In ogni caso, “la redditività non può essere l’unico criterio da tener presente” (§187) e la valutazione deve essere fatta di concerto con “gli abitanti del luogo, i quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli, e possono tenere in considerazione le finalità che trascendono l’interesse economico immediato” (§183).

L’importanza dei piccoli gesti per l’ambiente e le responsabilità diversificate

Se si obietta che il  miglioramento ambientale dal blocco delle trivellazioni possa essere poco o nullo, sempre il Papa ricorda l’importanza sia delle grandi scelte politiche, sia delle piccole azioni quotidiane: “Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo. Tali azioni diffondono un bene nella società che sempre produce frutti al di là di quanto si possa constatare, perché provocano in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente” (§212). L’enciclica poi è ambiziosa e invoca una riduzione dei consumi anche energetici, ma tenendo conto delle “responsabilità diversificate” che gravano sulle varie nazioni; spetta però innanzitutto ai Paesi cosiddetti sviluppati la risoluzione del “debito ecologico” nei confronti delle popolazioni più povere “limitando in modo importante il consumo di energia non rinnovabile” (§52). Questo rallentamento degli stili di vita e di produzione, inoltre, “può dare luogo a un’altra modalità di progresso e di sviluppo. Gli sforzi per un uso sostenibile delle risorse naturali non sono una spesa inutile, bensì un investimento che potrà offrire altri benefici economici a medio termine” (§191) –  si pensi agli introiti provenienti dal turismo verde – incanalando energie creative verso la ricerca di opportunità differenti con minore impatto ambientale, contribuendo così al vero progresso umano.

Petrolio

Secondo la Chiesa Cattolica i combustibili fossili devono essere abbandonati

Su tema delle energie Papa Francesco non resta nel vago, ma cita in modo palese i danni causati dai combustibili fossili, dagli effetti sulla salute che possono portare a gravi malattie causate da “inalazioni di elevate quantità di fumo prodotto dai combustibili” (§20), sino a quelli sul riscaldamento globale, dovuto in larga parte dalla “grande concentrazione di gas serra (biossido di carbonio, metano, ossido di azoto ed altri)” (§23) emessa dalle vecchie fonti di energia. Il Pontefice ritiene pertanto che sia “urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di biossido di carbonio e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile” (§26).

Per essere ancora più chiaro, un paragrafo sembra scritto ad hoc dal Papa, in vista di situazioni analoghe a quella del referendum che ci apprestiamo a votare:

“Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti – specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas –, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio. In attesa di un ampio sviluppo delle energie rinnovabili, che dovrebbe già essere cominciato, è legittimo optare per l’alternativa meno dannosa o ricorrere a soluzioni transitorie. Tuttavia, nella comunità internazionale non si raggiungono accordi adeguati circa la responsabilità di coloro che devono sopportare i costi maggiori della transizione energetica. Negli ultimi decenni le questioni ambientali hanno dato origine a un ampio dibattito pubblico, che ha fatto crescere nella società civile spazi di notevole impegno e di generosa dedizione. La politica e l’industria rispondono con lentezza, lontane dall’essere all’altezza delle sfide mondiali. In questo senso si può dire che, mentre l’umanità del periodo post-industriale sarà forse ricordata come una delle più irresponsabili della storia, c’è da augurarsi che l’umanità degli inizi del XXI secolo possa essere ricordata per aver assunto con generosità le proprie gravi responsabilità” (§165).

La proroga delle trivellazioni è davvero la soluzione meno dannosa?

Papa Francesco afferma inequivocabilmente che il petrolio, il carbone e il metano devono essere abbandonati. Come abbiamo visto, questo è l’insegnamento del Magistero della Chiesa Cattolica, che nessun sofisma potrebbe aggirare. Papa Francesco, tra le altre cose, è noto per aver sostenuto con una maglietta la battaglia contro il fracking, ossia quella “frattura idraulica” che permette l’estrazione di gas da argille di scisto con una metodologia che comporta gravi rischi sismici e ambientali, tema particolarmente sentito in Argentina.

Il punto che invece si presta alla discussione referendaria riguarda la ricerca dell'”alternativa meno dannosa” e di “soluzioni transitorie” ai combustibili. Se la soluzione transitoria meno dannosa sia davvero la proroga a vita delle concessioni per la trivellazione, oppure la scadenza delle stesse nei termini inizialmente pattuiti, sta alla coscienza del cattolico stabilirlo. Ad essa dovrà rispondere nel segreto dell’urna.

L'autore: Piotr Zygulski

Piotr Zygulski (Genova, 1993) è giornalista pubblicista. È autore di monografie sui pensatori post-marxisti Costanzo Preve e Gianfranco La Grassa, oltre a pubblicazioni in ambito teologico. Nel 2016 si è laureato in Economia e Commercio presso l'Università di Genova, proseguendo gli studi magistrali in Filosofia all'Università di Perugia e all'Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), discutendo una tesi su una lettura trinitaria dell'attualismo di Giovanni Gentile. Attualmente è dottorando all'Istituto Universitario Sophia in Escatologia, con uno sguardo sulla teologia islamica sciita, in collaborazione con il Risalat Institute di Qom, in Iran. Dal 2016 dirige la rivista di dibattito ecclesiale Nipoti di Maritain. Interessato da sempre alla politica e ai suoi rapporti con l’economia e con la filosofia, fa parte di Termometro Politico dal 2014, specializzandosi in sistemi elettorali, modellizzazione dello spazio politico e analisi sondaggi.
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