Libia: attacco al governo di unità nazionale

Pubblicato il 18 Aprile 2016 alle 11:07 Autore: Irene Masala
governo libia, serraj, isis libia

Libia: per un governo di unità nazionale niente è più problematico del dover agire senza alcuna base di unità nazionale. Questo ciò che sta succedendo al governo di Tripoli: sabato notte un commando armato ha assaltato l’abitazione di Ahmed Maetig, uno dei vicepremier del nuovo Consiglio presidenziale guidato da Fayez Al Sarraj e sponsorizzato dalle Nazioni Unite. Nello scontro sono morte due guardie personali di Maetig, tre sono rimaste ferite e altre tre sarebbero state rapite, secondo quanto riportato dal quotidiano locale Lybia Herald.

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Libia: attacco al governo di unità nazionale

Sempre secondo fonti locali, l’attacco avvenuto nel quartiere di Al Andalus, nei pressi della base di Bu Sida che per il momento ospita il nuovo governo, sarebbe da attribuire alle Brigate rivoluzionarie di Tripoli. Tuttavia questa ricostruzione è stata smentita da un comunicato della milizia stessa sulla propria pagina Facebook, come riportato da Al Wasat, altra fonte locale: “La brigata guidata da Haithem al-Tajouri ha affermato che gli scontri non avevano nulla a che vedere con i disaccordi politici o i conflitti per il potere e che l’attacco alla casa di Ahmed Maitig non era il loro obiettivo”.

Jean Marc Ayrault, ministro degli Esteri francese, e il suo omologo tedesco Frank Walter Steinmeier, si trovavano da sabato mattina a Tripoli per una visita non ufficiale proprio per dimostrare sostegno al nuovo esecutivo e per capire che tipo di assistenza l’Unione Europea possa dare alla Libia. “La nostra visita congiunta di oggi – ha dichiarato Steinmeier – è un segnale. L’intera comunità internazionale è d’accordo sul fatto che la strada verso la pace e la stabilità in Libia passi attraverso l’attuazione dell’accordo di pace ed il governo di unità nazionale”. Sembra tuttavia che la pace sia quanto mai lontana per la Libia, nella notte di sabato si sono registrati scontri anche a Bengasi, dove sono morte almeno 24 persone e altre 25 sono rimaste ferite.

L’allarme su un possibile tracollo della situazione in Libia era arrivato la settimana scorsa anche dal Generale Paolo Serra, consigliere militare di Martin Kobler, inviato speciale dell’Onu per la Libia, e Capo della missione Unifil in Libano fino al 2014. “In Libia ci sono un milione di potenziali migranti. Senza un’attività di sostegno ai controlli e all’economia il movimento aumenterà. Prima questi flussi provenienti da altri Paesi africani si fermavano in Libia, dove trovavano lavoro – ha affermato il generale Serra – Ora c’è una crisi umanitaria enorme ed è difficile controllare i movimenti dall’Africa subsahariana. Senza un governo in carica è impossibile far rispettare le leggi, i diritti umani e controllare le frontiere. Da qui lo sforzo dell’Italia e della comunità internazionale”.

Inoltre secondo Serra le milizie locali ostili al nuovo governo di unità nazionale sarebbero almeno 41, a cui aggiungere circa 3.000 militanti del Daesh. E dopo le allarmanti parole del generale Serra, un intervento militare dell’Italia nella sua ex colonia libica assume sembianze sempre più concrete.

L'autore: Irene Masala

Specializzata in Editoria e giornalismo e appassionata di geopolitica e Medio Oriente. Negli ultimi anni ho viaggiato tra Libano, Turchia, Israele/Palestina, India e Messico grazie a diversi progetti che mi hanno permesso di conoscere da vicino le realtà socioculturali di questi Paesi così diversi tra loro. Al momento frequento il master della Business school del Sole24Ore in Giornalismo economico e politico e collaboro come editor e traduttrice per diverse testate.
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