Referendum 17 aprile, i ribelli non passano: il flop dell’affluenza nelle Regioni

Pubblicato il 18 Aprile 2016 alle 13:14 Autore: Emanuele Vena
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Referendum 17 aprile, i ribelli non passano: il flop dell’affluenza nelle Regioni

Il dado è tratto, il referendum del 17 aprile resta molto lontano dal quorum, fermandosi poco sopra il 31% degli aventi diritto (32.1% in Italia, appena 19.7% tra i concittadini all’estero). Un dato che se da un lato conferma il trend dell’istituto referendario abrogativo in Italia – con un solo quorum centrato negli ultimi 20 anni – dall’altro rappresenta inevitabilmente un dato politico traducibile, ovviamente, in una sconfitta dei comitati propositori ed in un successo di chi (governo e premier innanzitutto) si è opposto alla consultazione.

Il dato politicamente più rilevante è ovviamente la sconfitta del fronte rappresentato dai 9 Consigli Regionali firmatari della proposta di consultazione popolare: Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto. Il quorum, infatti, è stato raggiunto – per poco – solamente in Basilicata. Vediamo invece come è andata invece nelle altre.

referendum 17 aprile affluenza regioni Come evidenziato nel grafico, se a guidare la classifica dell’affluenza vi sono tre delle Regioni promotrici – Basilicata, Puglia e Veneto – molto più deludenti sono i risultati delle altre, con menzione particolare per Calabria e Campania, rispettivamente al 18° e 19° posto per affluenza: peggio di loro solo il Trentino-Alto Adige. Inoltre, solo 6 su 9 regioni promotrici hanno fatto registrare un’affluenza superiore a quella della media nazionale (escludendo quindi i voti dei cittadini all’estero): oltre alle già citate Campania e Calabria – con percentuali inferiori al 27% – va segnalata anche la Liguria, che si è fermata al 31.62%, ovvero mezzo punto in meno rispetto alla media nazionale.

Referendum 17 aprile, il flop delle Regioni: si salva solo la Basilicata

Un po’ meglio (magra consolazione) è andata, per le Regioni distintesi tra i promotori del quesito referendario, sul versante dei voti espressi.

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Come si può notare dal grafico, ben 6 Regioni promotrici si piazzano nei primi 7 posti per percentuale di voti favorevoli. Anche qui a guidare è la Basilicata, che è peraltro l’unica Regione in cui la percentuale di “sì” si avvicina alla maggioranza degli aventi diritto al voto: 224 mila “sì” su 468 mila aventi diritto, vale a dire il 47.9%.

Migliora nettamente – rispetto al dato dell’affluenza – la posizione di Calabria (terza) e Campania (sesta). Una discrepanza rispetto all’affluenza facilmente spiegabile, ipotizzando che una larghissima fetta (se non quasi la totalità) di astenuti avrebbe – in caso di voto – molto probabilmente optato per il “no”.

Oltre ad esse vanno citate anche Puglia, Sardegna e Molise, con il “sì” che supera il 90% dei votanti. Gli ultimi 5 posti sono invece occupati da Regioni che non sono firmatarie dell’iniziativa referendaria: Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Emilia-Romagna e Lombardia, unica Regione in cui il “no” ha sfondato quota 20%.

Un altro dato interessante da analizzare è quello relativo invece alle 5 Regioni direttamente interessate dal quesito referendario, vale a dire quelle in cui sono attualmente presenti concessioni all’interno delle 12 miglia: Marche, Abruzzo, Emilia-Romagna, Sicilia e Calabria.

Come si può notare dai 2 grafici precedenti, le 3 Regioni del Centro hanno fatto registrare un’affluenza superiore alla media nazionale, mentre le 2 meridionali (Sicilia e Calabria), pur essendo – tra le 5 – quelle con la più alta percentuale di “sì”, hanno portato al voto un numero di elettori decisamente inferiore. Ulteriore dimostrazione di come gran parte dei cittadini che non si sono recati alle urne avrebbe probabilmente optato per il “no”.

 

 

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L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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