Il sogno dell’Ungheria: non essere vincolata all’UE

Pubblicato il 20 Aprile 2016 alle 09:27 Autore: Gabrielis Bedris
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Il sogno dell’Ungheria: non essere vincolata all’UE

Mentre i leader europei sono tutti concentrati su Brexit, stanno perdendo di vista la minaccia proveniente da Budapest.
Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, è un euroscettico di vecchia data. Dal 2010, quando ha preso l’incarico, ha reso chiaro che tra lui e Bruxelles non ci fossero segni d’amore: egli non perde occasione per redarguire i leader europei, mentre a Bruxelles sembrano sempre più che disposti a restituirgli il favore.

Orban: da europeista a critico globale

Ultimamente Orban, minacciando un “Unghexit”, anche se con una strategia contorta, sta dimostrando sempre più che vuole che l’UE riveda lo status del suo paese.
Orban non è sempre stato così, durante il suo primo mandato – dal 1998 al 2002 – era un fervente europeista: lui ha portato il suo paese ai negoziati di adesione al blocco. Ma nel 2010, intuendo di soddisfare i sentimenti anti-UE dei media ungheresi, molti dei quali ritengono che l’adesione all’Unione non abbia portato la promessa prosperità, si è presentato con una piattaforma anti-globalizzazione e anti-UE.

viktororban

Da allora, tornato al potere, ha regolarmente ostentato il suo disprezzo per i valori europei: ha approvato leggi che limitano fortemente la libertà dei mezzi d’informazione; ha consentito una tassazione supplementare alle imprese europee che operano in Ungheria; ha dichiarato apertamente – citando come lodevoli modelli la Turchia, la Russia e la Cina – che mira a trasformare l’Ungheria in una “democrazia illiberale”; sta usando la crisi dei migranti per elevarsi a livello di leader di una linea dura dell’UE che mira a costruire recinti per difendere la “fortezza Europa”.

Il 15 aprile a Lisbona, alla riunione Internazionale Democratica Centrista (CDI), Orban ha descritto l’adesione dell’Ungheria all’UE come una pura “questione di business” – un cartellino rosso per quei leader europei che vedono l’UE come un vitale progetto politico. Questa è una provocazione calcolata: se l’UE è solo business, non c’è ragione d’accettare una politica comune europea sulla crisi dei rifugiati – e la loro quota che ne consegue.
Inutile dire, che la crisi dei rifugiati sta fornendo a Orban uno dei suoi più efficaci punti di discussione anti-UE: lui sostiene una difesa dei confini, mentre l’UE cerca un sistema d’asilo.

In una delle sue recenti interviste radiofoniche, sostenendo che la posizione dell’UE sui migranti ha portato gli “immigrati in rivolta”, “campi profughi in fiamme” e “bande che predano le donne ungheresi, le nostre mogli e figlie”, ha dichiarato che l’Europa non è più uno spazio sicuro per i suoi concittadini.
Orban ha un suo piano d’azione e lo farà circolare tra i paesi Visegrad Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia – lui ritiene che debba essere chiaro per l’UE che “non è accettabile – come è il caso della proposta della Commissione – che qualcuno a Bruxelles decida come i paesi dell’UE debbano risolvere i loro problemi demografici ed economici attraverso l’immigrazione”.

BUDAPEST, HUNGARY - FEBRUARY 17:  Russian President Vladimir Putin (C) and Hungarian Prime Minister Viktor Orban (R) arrive to speak to the media following lengthy talks at Parliament on February 17, 2015 in Budapest, Hungary. Putin is in Budapest on a one-day visit, his first visit to an EU-member country since he attended ceremonies marking the 70th anniversary of the D-Day invasions in France in June, 2014.  (Photo by Sean Gallup/Getty Images)

Ungheria: cosa vuole Orban dall’Europa?

I partiti d’opposizione ungheresi, collegando le dichiarazioni ai piani del primo ministro d’indire un referendum sui rifugiati entro la fine dell’anno, hanno immediatamente accusato Orban di preparare il terreno per “portare l’Ungheria fuori dall’UE”.
A Bruxelles i suoi atteggiamenti non possono essere accantonati – c’è un forte elemento ideologico – basta considerare la sua affinità con Vladimir Putin. Spostare l’Ungheria più vicino a Mosca, è il fulcro della politica estera di Orban. Nel frattempo, il discorso di Orban della democrazia illiberale è più suscettibile a Mosca che a Bruxelles: quando si tratta di valori, il primo ministro ungherese sembra più a suo agio con Putin che con chiunque altro Bruxelles.

Durante l’ultima sua visita a Mosca, Putin e i media russi lo hanno elogiato per la sua posizione critica verso l’UE, mentre il presidente russo ha affermato d’essere altrettanto preoccupato per “difendere l’identità europea”. L’approccio di Orban può essere riassunto come una sorta di “Euro-putinismo”: capitalismo clientelare in economia, semi-autoritarismo in politica.
Tutto questo significa che realmente Orban sta manovrando per uscire? Probabilmente no. Un’Ungheria fuori dell’UE è certamente impopolare tra gli elettori.

Orban sembra desiderare più spazio tra Budapest e Bruxelles, lui s’immagina un’Ungheria ai bordi dell’UE, una specie di ponte tra oriente ed occidente che cerca di procacciarsi i maggiori benefici possibili da ambedue le parti. Naturalmente, è da vedere se sarà in grado di farlo.

L'autore: Gabrielis Bedris

Nato a Vilnius in Lituania, ho esercitato la professione di avvocato per 25 anni, ora opero come consulente giuridico in Ucraina, Kiev. Iscritto all’ordine dei giornalisti in Ucraina, collaboro in Italia con Termometropolitico e altre riviste, scrivo giornalmente sul mio blog: bedrisga.worldpress.com
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