Paolo Rossi: Il colore è una variabile dell’infinito

Pubblicato il 7 Giugno 2014 alle 14:44 Autore: Clara Amodeo

Avete presente il Paolo Rossi mattatore? Quello di “Chiamatemi Kowalski”, “Romeo & Juliet – Serata di delirio organizzato” o, in tempi assai più recenti, di “L’amore è un cane blu”? Ebbene, scordatevelo: in “Il colore è una variabile dell’infinito”, dal 13 maggio all’8 giugno alla Triennale Teatro dell’Arte di Milano, l’allievo che ha superato il maestro Dario Fo depone i panni del comico allucinato per indossare quelli seri e ingrigiti di un ingegnere di metà Novecento.

Merito (o colpa?) del nuovo ruolo che gli è affidato dalla regista Roberta Torre, nipote di quel Pier Luigi Torre che Paolo Rossi impersona nel nuovo spettacolo: pugliese di nascita e milanese di adozione, ingegnere meccanico e aeronautico con la passione per la botanica, Torre diventa famoso per le sue più disparate ricerche; a lui infatti si devono il prototipo della scatola nera degli aerei e il motore dell’idrovolante Savoia-Marchetti ma soprattutto, nel 1947, la messa a punto del motore per la mitica Lambretta, che Torre progetta quando Ferdinando Innocenti lo chiama nei suoi stabilimenti a Lambrate, per approdare alla strana invenzione della rosa blu, sintetizzata in laboratorio per realizzare il sogno della moglie.

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Una storia, insomma, di puntigliosa ricerca scientifica, talmente maniacale da rendere Rossi un affaticato studioso che passa i suoi giorni a calcolare volumi e velocità, a ricercare la formula matematica della felicità, a spiegare razionalmente i sentimenti umani tra le squallide mura di un manicomio. Ridimensionato è pure il cast che recita (e canta) con lui: Rocco Castrocielo, che impersona l’ingegnere assistente di Torre, Luigi Cassola, Camilla Barbarito, la talentuosa cantante che impersona la moglie di Torre, Albertina Andreotto, Aurora Falcone e Giuditta Jesu. Insomma, che Paolo Rossi sia un visionario un po’ schizzato è chiaro a tutti: ma sembra che con quest’ultimo spettacolo il giullaresco “nano secondo”, come egli stesso ama definirsi, si sia trasformato in un attore composto e quasi serio. Che si tratti di un addio alle scene? Chi vivrà, vedrà.