Elezioni Spagna: il Psoe sarà l’ago della bilancia

Pubblicato il 25 Giugno 2016 alle 11:45 Autore: Beniamino Valeriano
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Elezioni Spagna: il Psoe sarà l’ago della bilancia

Compromiso. Una parola che i leader delle principali formazioni politiche sembrano aver dimenticato durante questa campagna elettorale. Una parola che saranno costretti a usare, se i risultati degli ultimi sondaggi venissero confermati dai cittadini. Si preannuncia, infatti, una situazione da paralisi politica con ben tre pretendenti alla poltrona da premier e ben poca voglia di cedere.

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Elezioni Spagna: il Psoe sarà l’ago della bilancia

C’è però un dato importante. Secondo l’istituto di statistica Metroscopia, nelle intenzioni di voto Unidos Podemos sarebbe la seconda forza politica del  Paese, con il 26% delle preferenze. Nonostante le dimissioni del ministro dell’Industria José Manuel Soria a causa delle carte dei Panama Papers e di Esperanza Aguirre – segretario del Pp madrileno ‹‹colpevole›› di non aver vigilato a sufficienza per frenare la corruzione nel suo partito – il Pp rimane il primo partitoIl partito di Mariano Rajoy si ferma al 29% , un risultato praticamente identico a quello ottenuto durante le elezioni del 20 dicembre scorso (28,7%).  Il Psoe si ferma al 20,5%, perdendo un punto e mezzo rispetto al risultato elettorale, mentre Cidadanos recupera terreno, ma si ferma solo al 14,5.  Il blocco di centrosinistra (Unidos Podemos – Psoe) si troverebbe così ad avere una maggioranza assoluta, ma non è così semplice.

‹‹Nessuno può governare solo››. A dirlo è il leader del partito socialista (Psoe) Perdo Sánchez che, in un’intervista a El País, mette in chiaro la sua posizione. ‹‹E’ inutile votare per Rajoy. Ed è inutile votare per Iglesias perché ha dimostrato la sua incapacità nel negoziare. Per questo credo che il Psoe possa garantire il cambiamento››. E attacca duramente il leader con il codino per la sua incoerenza.

Ma i sondaggi non sono certo favorevoli a Sánchez. Secondo Metroscopia, infatti,  il Pp otterrebbe 114 voti, Unidos Podemos 93, Psoe 82 e C’s 39. Sommando le forze di centrosinistra si avrebbero 175 deputati, uno in meno della maggioranza assoluta; una coalizione tra Psoe e C’s (situazione già concretizzatasi durante la fallita investitura di Sánchez), invece, non porterebbe a nessun risultato. Intanto, con un documento inviato ai socialisti, Podemos ha fatto sapere che è disposto a cedere (in parte) sul referendum per l’indipendenza della Catalogna, invitando ad aprire un tavolo di negoziazione direttamente con En Comú Podem (Podemos in Catalogna) e il PSC, il resto delle forze politiche catalane. Insomma, la strada si preannuncia tutta in salita. Molto probabilmente – per formare un nuovo governo – il Psoe sarà l’ago della bilancia e dovrà decidere se votare per Iglesias o per Rajoy. Sánchez è così l’unico a poter sbloccare la situazione ed evitare una nuova paralisi politica. Ma è anche l’unico a rischiare di perdere la faccia.

L'autore: Beniamino Valeriano

Mi sono laureato in Lettere Moderne all'Università degli Studi di Siena. Ho passato un anno a Madrid, ma poi è iniziata la crisi. Tornato in patria, sono ripartito per il Cile e ho (finalmente) capito di voler vivere e lavorare in Italia. Al momento frequento il master della Business School del Sole24Ore in "Giornalismo economico-politico e informazione multimediale". Sono appassionato di geopolitica, America Latina e musica. Speaker per gioco. twitter: @BenValeriano
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