Accordi di Varsavia: si evolve la partnership Nato-Ue

Pubblicato il 20 Luglio 2016 alle 13:46 Autore: Riccardo Piazza
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Accordi di Varsavia: si evolve la partnership Nato-Ue

Per ciò che è successo a Varsavia, l’8 luglio scorso, tra l’Alleanza Atlantica (Nato) e gli Stati membri della nuova Unione europea a 27, sarebbe forse meglio elidere il singolare ed utilizzare invece il plurale. Non è infatti stato siglato un semplice accordo, ma una serie di intese programmatiche e strategiche di medio e lungo termine concernenti la difesa militare e la sicurezza delle nazioni, il pattugliamento dei confini, le metodiche di guerra e le relazioni internazionali dell’intero blocco occidentale con i vicini dell’Est. Il riferimento principale non può che essere dunque la Russia.

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Accordi di Varsavia: Nato-Ue, una visione d’insieme

I nuovi accordi di partenariato strategici di Varsavia hanno fatto seguito ad una comunicazione congiunta di scopo siglata dal Segretario Generale della Nato (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) Jens Stoltenberg, dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dal presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker.

In tale documento si esplicita formalmente il bisogno di superare alcune vecchie metodiche organizzative inerenti la difesa militare degli Stati per implementare un “programma condiviso che dia nuovo impeto e sostanza ai concordati ad oggi esistenti”. Il confronto è avvenuto alla presenza dei maggiori capi di Stato e di governo comunitari nonché del presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama. L’inquilino della Casa Bianca, probabilmente al suo ultimo consesso internazionale del fronte di difesa militare sancito dal Patto Atlantico, ha mostrato forte interesse affinché il dibattito comprendesse non soltanto i membri dell’Alleanza storica, ma altresì quei Paesi paneuropei (ufficialmente non facenti parte della Nato) vicini alle logiche politiche dell’Occidente. La prova di ciò sta nell’avvio di colloqui specifici con Svezia e Finlandia.

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Accordi di Varsavia: Nato e questione baltica

Una conseguenza importante del confronto di Varsavia è stata la rimodulazione degli accordi di stanziamento sanciti con l’ex Unione Sovietica nel 1997. Tali trattati prevedevano il divieto di insediamento permanente, per le truppe della Nato, all’interno dei territori dei Paesi situati ad Est della Germania salvo condizioni di reale pericolo. L’Alleanza Atlantica ha giudicato oggi superate queste clausole e, premesso che dovrà esser trovato un nuovo accomodamento con Mosca, le nuove basi militari che nasceranno nei Paesi Baltici disporranno di una sorveglianza temporanea e mobile, gestita a rotazione, grazie ai contingenti di tutti i Paesi alleati.

Tremila militari verranno schierati al confine con la Russia, in Polonia, e nei tre maggiori “Stati-sentinella” di riferimento: Lituania, Lettonia ed Estonia. Mille soldati apparterranno ai reparti degli Stati Uniti, così come dichiarato dal presidente Obama. Anche la Gran Bretagna, nonostante la recente uscita dall’Unione europea, ha tenuto a rimpinguare i suoi sforzi con l’invio di 650 nuove truppe sul fronte orientale. Tenuto conto degli sforzi di tutti gli altri Stati dell’Alleanza, gli spiegamenti ai confini dovrebbero raggiungere entro breve le tremila unità.

Contestualmente, gli accordi hanno promulgato anche il rinnovo di alcune misure restrittive nei confronti di Mosca, a seguito delle operazioni belliche per l’annessione della Crimea. Nel concordato dell’8 luglio si fa inoltre riferimento alle necessarie prassi di sicurezza da adottare al fine di tenere sotto debito controllo le recenti esercitazioni militari e missilistiche della Russia. Le operazioni del Cremlino hanno fino ad oggi coinvolto dalle 40mila alle 80mila truppe. Lo scorso marzo Putin ha dato adito ad una serie di simulazioni d’attacco nei riguardi di Norvegia, Danimarca, Finlandia e Svezia.

Il vertice di Varsavia ha dunque disegnato una Nato ben diversa da quella che un tempo ebbe a giostrare gli equilibri postbellici del 1949. In una Europa messa alla prova dai conflitti in Medio Oriente, dal rinnovato protagonismo russo, dall’instabilità politica turca e dalle minacce del terrorismo internazionale, occorre necessariamente creare un rinnovato modello di cooperazione strategica. Bisogna essere lesti, il tempo non gioca più a vantaggio dell’Occidente.

Riccardo Piazza

L'autore: Riccardo Piazza

Nasce a Palermo nel 1987 e si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione presso l’Università del capoluogo siciliano nel 2010. Prosegue i suoi studi specialistici in Scienze filosofiche all’Università di Milano dove consegue il Diploma di laurea Magistrale nel 2013. Scrive per alcune riviste telematiche di letteratura e collabora, quale giornalista, per diverse testate d’informazione occupandosi di cronaca parlamentare, costume e società. Si dedica attivamente allo studio dell'economia e del pensiero politico contemporaneo ed è docente di storia e filosofia. Gestisce un blog: http://www.lindividuo.wordpress.com Su twitter è @Riccardo_Piazza
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