TLTRO e ABS, ecco come la BCE proverà a costringere le banche a fare il proprio mestiere

Pubblicato il 9 Giugno 2014 alle 15:11 Autore: Giovanni De Mizio
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La Banca Centrale Europea ha lanciato un pacchetto in cinque punti nel corso del meeting della scorsa settimana, con l’obiettivo di riattivare il circuito del credito e riportare denaro dalle banche alle imprese e alle famiglie.

A parte misure relativamente marginali (il prolungamento dei finanziamenti a rubinetto e la fine della sterilizzazione del programma SMP, che probabilmente creerà grattacapi legali all’Eurotower), per quanto “storiche” (il taglio dei tassi d’interesse, soprattutto la decisione di portare in negativo quello sui depositi delle banche presso la BCE, che costringerà le banche a perdere denaro sui, peraltro pochi, fondi depositati nei forzieri di Francoforte), sono due le misure che hanno una portata maggiore.

draghi

La prima è il TLTRO, ovvero prestiti alle banche focalizzati al prestito ai privati: mentre con i precedenti round di LTRO le banche avevano supportato il settore pubblico, lasciando a secco quello privato, in questo caso il denaro dovrà essere pompato verso famiglie e imprese, con l’esclusione di situazioni potenzialmente “esplosive”, come nel settore immobiliare.

La seconda riguarderà la resurrezione del mercato degli ABS (Asset-Backed Securities), che dovrebbe permettere alle banche di ripulire un po’ i propri bilanci e ritornare a fornire credito alle imprese e alle famiglie con maggiore tranquillità.

Gli ABS sono titoli-salsiccia: essi contengono al proprio interno dei pezzetti di tante attività (come mutui e prestiti) raggruppate in un unico titolo. Essendo titoli “standardizzati”, gli ABS sono più liquidi e facilmente smerciabili dalle banche, che possono così liberarsi di queste attività traslandole su altri investitori, che si assicureranno i flussi di pagamenti generati da quelle attività.

La domanda sorge spontanea: non sono gli ABS quei titoli che hanno generato la crisi finanziaria di cui stiamo ancora pagando le conseguenze? La risposta, in generale, è sì, ma la BCE ha preparato adeguate contromosse.

Gli ABS che la BCE acquisterà saranno semplici, mentre verranno escluse le alchimie finanziarie che tanto han fatto penare governi, famiglie, imprese e mercati. Uno dei motivi che portarono alla crisi finanziarie è che le banche cominciarono a rendere sempre più sofisticati gli ABS (e altri strumenti finanziari), impacchettandoli più e più volte, creando, ad esempio, ABS che contenevano “fettine” di altri ABS; questi ABS venivano poi insaporiti con altre attività meno rischiose (come i titoli di Stato USA) che portavano gli organismi di (ahem) “controllo” come le agenzie di rating, ad etichettarli come prodotti a basso rischio.

Questi ABS, variamente spacchettati e impacchettati, venivano poi spediti in mezzo mondo, senza che però si sapesse che cose ci fosse dentro: si sarebbe scoperto solo dopo anni di scambi (nel 2007-2008) che quelle salsicce contenevano roba marcia, come i famigerati mutui subprime che, con la crisi immobiliare, diventarono carta straccia, rendendo tali anche i titoli salsiccia che li contenevano.

Mario Draghi ha esplicitamente escluso questi strumenti sofisticati dai piani di acquisto, e pertanto la la carne più marcia dovrebbe rimanere fuori dai bilanci della BCE. Riattivando il mercato dei ABS la Banca Centrale vuole incentivare le banche a liberarsi dei vecchi mutui e prestiti, in modo da fare spazio a credito per altre, nuove iniziative imprenditoriali, investimenti nell’economia reale e consumi.

Gli effetti di tutte queste manovre dovrebbe diventare chiaro entro i prossimi 9-12 mesi, soprattutto dopo che Francofore avrà terminato l’esame dei bilanci delle banche. Nel frattempo, grazie a questa manovra di alleggerimento (per quanto relativamente timida) si compenseranno in parte di effetti del restringimento attuato dalla Federal Reserve (e forse dalla Bank of England a breve), consentendo ai mercati di rimanere anestetizzati ancora per un po’.

Peccato soltanto che nelle previsioni della BCE i dati macroeconomici (come inflazione e crescita economica) che arriveranno nei prossimi mesi saranno peggiori rispetto a quanto preventivato in precedenza. Speriamo che la promessa di Draghi (“Non è finita qui”) riesca ad evitare guai peggiori.