Verso un rimpasto di governo dopo il congresso del partito di Erdoğan

Pubblicato il 26 Marzo 2021 alle 17:45 Autore: Tommaso Rossotti

Mercoledì 24 marzo il partito del presidente turco Erdoğan, l’AKP (Partito della Giustizia e dello Sviluppo) ha tenuto il suo settimo congresso ad Ankara. L’evento è stato accompagnato da numerose critiche per i rischi di assembramento durante la pandemia di COVID-19. L’AKP sta vivendo un momento difficile: la coalizione dell’opposizione cresce nei sondaggi, e i tassi di approvazione del presidente sono in picchiata. Per correre ai ripari, Erdoğan avrebbe deciso un rimpasto di governo.

La crisi del partito di Erdoğan

Gli ultimi anni sono stati politicamente turbolenti per l’AKP. Al potere dalla sua creazione nel 2001, il partito di Erdoğan ha dominato tutte le elezioni dall’inizio del millennio. Il fallito colpo di Stato del 2016 e la repressione che n’è seguita ha permesso a Erdoğan di vincere le elezioni presidenziali del 2018 direttamente al primo turno, ma da allora il suo consenso è gradualmente diminuito. La gestione della pandemia, l’adozione di misure sempre più repressive e la crisi finanziaria scoppiata nel 2018 hanno colpito la popolarità del presidente e del suo partito, come dimostrato nel grafico qui sotto. Secondo i sondaggi più recenti, Erdoğan verrebbe sconfitto al secondo turno se le elezioni si tenessero oggi.

Per cercare di garantirsi un ennesimo mandato alle prossime elezioni, Erdoğan ha già ipotizzato di modificare la costituzione turca. Nelle ultime settimane, il governo ha anche stretto la presa sul partito filo-curdo HDP. Inoltre, Ankara ha annunciato la propria intenzione di abbandonare la Convenzione di Istanbul sulla violenza sulle donne, in un tentativo di guadagnare consensi tra i più conservatori. Tuttavia, sembra non essere abbastanza.

Cosa è successo al Congresso dell’AKP

In primo luogo, il Congresso ha rieletto Erdoğan a capo del partito, con 1,428 voti su 1,431. É stato poi nominato il nuovo Comitato Centrale del partito. Qui si è assistito ad un cambiamento abbastanza profondo: quasi un terzo dei 75 membri sono di nuova elezione.

Erdoğan ha poi tenuto un lungo discorso, in cui ha ribadito la necessità di dotare il paese di una nuova costituzione entro il 2023, centenario della nascita della Repubblica e anno di elezioni presidenziali e parlamentari. Il Presidente turco ha poi negato l’intenzione di organizzare elezioni anticipate, dopo che la notizia aveva sollevato aspre critiche dall’opposizione. Tuttavia, il Segretario dell’AKP Mahir Ünal ha parlato apertamente di un rimpasto di governo:

Quando un cambiamento viene annunciato (…), ci deve essere un movimento in tutto il sistema. Lui userà una nuova organizzazione per il 2023, non solo nel partito ma anche nel suo team. Lo vedremo già nei prossimi giorni. 

Il cambiamento sembra nell’aria, ma sarà sufficiente per garantire un ennesimo mandato al Presidente turco? Dopo la vittoria a Istanbul nel 2019, l’opposizione sembra pronta ad organizzarsi. La strada verso le elezioni del 2023 è ancora lunga.