Manaus: dove comincia l’Amazzonia

Pubblicato il 14 Giugno 2014 alle 11:25 Autore: Antonio Scafati

Da quelle parti c’è un modo di dire che suona più o meno così: “A Manaus ci sono solo due stagioni: l’estate e l’inferno”. Un po’ per il clima, un po’ per la posizione, un po’ per quella natura che la avvolge, Manaus è un posto particolare. Ultima città prima che si spalanchi l’Amazzonia, ci si arriva in aereo o in nave, risalendo il Rio delle Amazzoni. Molto più complicato raggiungere la città via terra. È lì che l’Italia farà il suo esordio nel mondiale brasiliano, contro l’Inghilterra.

Manaus è la capitale dello stato di Amazonas. Si trova sulle rive del Rio Negro, proprio dove il fiume si getta nel Rio delle Amazzoni. Ci vivono circa 1,8 milioni di abitanti ma considerando l’area metropolitana si arriva a 2,2 milioni.

La gente di Manaus deve cavarsela mediamente con poco meno del corrispettivo di 6mila euro l’anno. La metà della popolazione però ha un reddito ancora più basso, di poco superiore all’equivalente di 3mila euro. È una città caotica e colorata, Manaus: disordinata, trafficata, rumorosa. Ma la sua collocazione le dona un aspetto unico. I popoli indigeni vivono in villaggi con tetti di paglia, le rive sono punteggiate di case galleggianti, ristoranti, negozietti e imbarcazioni che salgono e scendono assecondando il ritmo delle piogge stagionali.

Bradipi, caimani, pitoni, coleotteri: la foresta propone una fauna ricchissima – compresa qualche controindicazione. Un mesetto fa la BBC scriveva del rischio malaria e febbre gialla: colpa delle zanzare. Le autorità inglesi hanno consigliato ai tifosi della nazionale che viaggeranno a Manaus di informarsi per tempo sulle precauzioni da osservare.

Manaus

A fine maggio le alluvioni hanno fatto salire il livello del Rio Negro fino a 30 metri. Il fiume ha allagato anche parte del centro della città. Le autorità hanno dichiarato lo stato d’emergenza: una misura precauzionale, a loro dire. Fatto sta che durante la stagione delle piogge (dalla fine di novembre a maggio) blackout della rete elettrica e allagamenti sono frequenti.

Il clima della città metterà a dura prova gli atleti. L’umidità viaggia sull’80 per cento. A volte qualcosa di più. C’è la possibilità di ritrovarsi sotto forti acquazzoni. D’estate si va facilmente sopra i 30 gradi. Fa caldo anche di sera. Non proprio una prospettiva incoraggiante, per chi deve andare a giocarci a pallone. Non sorprende che Roy Hogdson, commissario tecnico dell’Inghilterra, abbia definito Manaus un posto da evitare proprio a causa del clima.

L’Italia affronterà l’Inghilterra in uno stadio tirato su apposta per i campionati del mondo: l’Arena da Amazônia può ospitare 42mila spettatori, abbastanza per la kermesse mondiale ma decisamente troppi per una terra dove non ci sono squadre di calcio con un grande seguito. Cosa farne una volta terminato il torneo? Tra le ipotesi circolate c’è anche quella di trasformare l’impianto in un carcere. Nel frattempo bisogna giocare. Saranno quattro le partite del mondiale da disputarsi su quel terreno. Lì, a due passi dall’Amazzonia.

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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