Donald Trump mantiene la promessa neo-isolazionista. Che conseguenze?

Pubblicato il 25 Gennaio 2017 alle 10:49 Autore: Alessandro Faggiano
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Donald Trump mantiene la promessa neoisolazionista

Il neo-presidente, in carica dal 20 gennaio, comincia a rispettare le sue promesse da campagna elettorale. Attraverso un executive order (strumento di applicazione rapida a disposizione del Presidente) Trump ha revocato la partecipazione degli Stati Uniti al TPP, il trattato commerciale del Pacifico. Non solo: il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America ha intenzione di rinegoziare, in tempi brevi, un altro accordo commerciale di storica importanza, il NAFTA: l’accordo commerciale con Canada e Messico.

Donald Trump e neoisolazionismo, la svolta più evidente

La prospettiva geopolitica di Donald Trump era più che evidente. L’allora candidato repubblicano aveva assicurato a più riprese che avrebbe cercato di limitare l’immigrazione e difendere i lavoratori americani. La combinazione di questi due elementi porta inevitabilmente a pensare in una politica isolazionista (la prima) e protezionista (la seconda). Donald Trump non ha impiegato nemmeno una settimana per cominciare ad attuare il piano neo-isolazionista con decreti esecutivi. La scelta di Trump, per quanto relativamente scontata, porta alla definitiva apertura di nuovi scenari.

Messico nuovo polo dinamico del commercio in America

Con l’incedere del progetto protezionista e isolazionista statunitense, il Messico potrebbe diventare il primo partner commerciale per l’America Latina. Anche le relazioni commerciali con l’Unione Europea sono destinate ad infittirsi, dopo la pietra tombale messa sul mai nato trattato commerciale transatlantico.  Il paese, guidato dal presidente Nieto, ha la possibilità di aprirsi a un mercato molto più amplio – pur perdendo il primo partner attuale, che è rappresentato proprio dagli Stati Uniti -.

Canada ed Ecuador hanno anticipato le mosse di Donald Trump

Due paesi americani hanno saputo leggere il cambio di rotta provocato dall’elezione di Trump e, durante il periodo di transizione, sono stati siglati due importanti accordi commerciali con l’Unione Europea. I paesi in questione sono Canada ed Ecuador. Entrambi in trattative con l’Unione da svariati anni, la minaccia protezionista degli Stati Uniti (primo partner commerciale per il Canada, e primo importatore di platano per l’Ecuador) ha fatto accelerare le trattative per arrivare ad un accordo definitivo.

Il CETA (accordo commerciale Canada-Unione) è già stato ampiamente criticato dalle nuove sinistre e dalle destre reazionarie. L’accordo con l’Ecuador non ha avuto, invece, un forte impatto nell’opinione pubblica europea. L’Ecuador del benvoluto presidente Rafael Correa ha giocato d’anticipo e si è mosso per tempo, per evitare una ulteriore ricaduta sulla sua già precaria situazione economica.

Cambio di ruoli

Tutti i maggiori attori politici del mondo pendono dalla decisioni che prenderà il presidente Donald Trump. Tuttavia, c’è chi intravede la possibilità di prendersi la leadership economica e commerciale degli States. Il discorso di Xi Jinping a Davos nel foro mondiale dell’economia ha palesato la candidatura della Cina a nuova guida del mondo libero. O meglio, neoliberista.

L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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