Pubblica amministrazione: lo Stato deve 65 miliardi ai fornitori

Pubblicato il 28 Gennaio 2017 alle 16:54 Autore: Alessandro De Luca
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Pubblica amministrazione: lo Stato deve 65 miliardi ai fornitori

Lo Stato deve 65 miliardi di euro ai suoi fornitori. A tanto ammontano i crediti che i privati hanno vantato nel 2015 nei confronti della PA. I dati sono stati diffusi dalla Cgia di Mestre, a partire da uno studio della Banca d’Italia. Come ribadito anche dall’Ansa, infatti, è Via Nazionale a raccogliere le informazioni in merito al debito per forniture allo Stato.

Un risultato in netto miglioramento rispetto a cinque anni. Un livello simile, l’ultima volta, si era raggiunto nel 2008, ossia prima dell’inizio della crisi, quando i miliardi da evadere erano 68. Ciò è particolarmente evidente anche leggendo le elaborazioni dell’organizzazione degli artigiani, riportate da Repubblica. Il record negativo, infatti, si ebbe tra il 2011 e il 2013, con un picco di 94 miliardi nel 2012. Per la Cgia, dunque, si vedono gli effetti degli interventi del biennio 2013-2014, quando lo Stato mise a disposizione dei creditori 56,2 miliardi. Rispetto al 2008, però, cambia la composizione del debito: i 34 miliardi per ritardi nei pagamenti sono nettamente superiori (+62%) rispetto ai 21 del 2008, mentre diminuisce (-34%) il cosiddetto debito “fisiologico”. Ossia, quello dovuto alla mancata scadenza dei 30-60 giorni dall’emissione della fattura.

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Pubblica amministrazione: manca la mappatura dei debiti

Resta, comunque, la preoccupazione per non essere riusciti a quantificare i debiti maturati dallo Stato nel 2016. “Nonostante  i fornitori abbiano l’obbligo dall’inizio di aprile del 2015 di emettere alla Pa le fatture in via informatica” spiega Paolo Zabeo,  coordinatore della Cgia, “lo Stato non ha ancora una mappatura certa dei debiti a cui deve fare fronte”.

A tal proposito, Zabeo ha anche sottolineato come “la Commissione Ue non ha ancora archiviato la procedura di infrazione avviata nel giugno del 2014 nei confronti dell’Italia a seguito della non corretta applicazione della direttiva Ue”.

Pubblica amministrazione: Italia ancora fanalino di coda

Alla mancanza di una mappatura del debito, si sommano anche altre problematiche. Come riporta La Stampa, per Renato Marson, segretario della Cgia,  “le lungaggini burocratiche, il cattivo funzionamento degli uffici pubblici, i vincoli di bilancio imposti da Bruxelles, l’abuso di posizione dominante del committente e la mancanza di liquidità” sono le cause dei ritardi nei pagamenti in Italia. Un problema, sottolinea  Marson,  che, purtroppo, “non riguarda solo le transazioni commerciali con il pubblico, ma anche quelle tra aziende private”.

Il risultato è che il nostro Paese è ancora ben lontano dai cugini europei. A confermare ciò è stata Eurostat che ha misurato i debiti della PA al netto dei debiti ceduti con la clausola pro soluto a intermediari finanziari e della quasi totalità dei debiti riconducibili alla spesa in conto capitale. Secondo l’istituto di statistica, lo stock italiano del 2015 valeva 48,9 miliardi, ossia il 3% del Pil. Più del doppio rispetto all’1,2% di Francia (26,4 miliardi) e Germania (37,4 miliardi) e dell’1,3% spagnolo.

Grafica di Giacomo Pellini

L'autore: Alessandro De Luca

Classe 1990. Laureato in Scienze politiche (indirizzo Scienze di governo e della Comunicazione Pubblica) alla Luiss Guido Carli di Roma. Giornalismo e politica, le mie passioni da sempre. Collabora con Termometro Politico da maggio 2014. Attualmente è membro di Giunta dell'Associazione Luca Coscioni.
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