Donald Trump sfida anche gli indici di gradimento

Pubblicato il 1 Febbraio 2017 alle 18:30 Autore: Riccardo Piazza
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Donald Trump sfida anche gli indici di gradimento

A Bush padre erano serviti 1336 giorni di amministrazione, all’ultimo presidente Barack Obama 936, l’acme della curva gaussiana espressa in percentuale fu raggiunto in concomitanza con la debolezza sul fronte internazionale e nello scacchiere geopolitico, in riferimento alle avventate operazioni militari occorse all’interno dello scenario libico nel 2011. Al nuovo presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, stando ad un sondaggio condotto da Gallup, sarebbero invece bastati appena otto giorni affinché il dissenso superasse il gradimento accordatogli, attestandosi alla percentuale record del 51 per cento.

Donald Trump: otto giorni in trincea

Nel breve margine temporale trascorso dal suo insediamento, il novello inquilino della Casa Bianca ha mandato in subbuglio tutte le statistiche d’opinione, colpendo come uno schiacciasassi, uno dopo l’altro, i bastioni intoccabili della costituente ossatura statunitense.

Decreti esecutivi, editti perentori e Congresso immediatamente interpellato per la formalizzazione ufficiale delle misure sono stati tre costanti di questi febbrili primi giorni d’amministrazione caratterizzata da una schizofrenica ciclotimia imperante.

In primis il blocco del Trattato di libero commercio e scambio con L’Oriente (TPP) ed il ripristino delle tariffe doganali per le industrie manifatturiere, dunque il congelamento delle assunzioni nel governo federale e gli emendamenti restrittivi per la regolamentazione dell’aborto, l’avvio dei protocolli per la costruzione di due contestate filiere di oleodotti metaniferi nonché la decisione di interrompere qualsiasi tipo di progetto comune con l’Agenzia unica per la protezione dell’ambiente (EPA).

I provvedimenti concernenti il mercato del lavoro, gli investimenti pubblici e l’abbattimento di due aliquote fiscali, veri cavalli di battaglia della comunicazione politica che hanno portato Donald Trump con passo di marcia all’affermazione elettorale recente con una approvazione larga della società civile, eravamo oltre il 40 per cento dei favori seguendo i valori della società di statistica, avrebbero adesso subito una pesante inversione di tendenza palesando una forza di assenso del 45% e una forbice di dissenso del 48.

Attenzione tuttavia a non trascendere: utile ricordare quanto fallaci possano dimostrarsi molte analisi statistico-inferenziali (alle soglie delle ultime battaglie politiche per la designazione del quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti, la Clinton era data per vincente più o meno da tutta la letteratura mediatica). Ogni margine in tal senso andrebbe analizzato e ponderato con la giusta dose di empirismo scettico.

Del resto le riforme di lungo termine, alla stregua di quelle che Donald Trump sta imbastendo con una vorace e insaziabile lena legislativo-esecutiva, necessiteranno di un raggio d’azione ampio.

Azione e reazione

Il Tycoon, ciò nonostante, non sembra perdersi d’animo. Stravolgendo anche i dettami della comunicazione istituzionale ufficiale, Twitter è ormai divenuto il suo megafono principale, Donald Trump ha riportato al centro della scena la spinosa questione delle frontiere con l’approvazione, venerdì, della sospensione delle procedure d’ingresso nel Paese, per quattro mesi, a scapito dei richiedenti asilo provenienti da sette paesi a maggioranza musulmana.

Inoltre, ha esteso sine die tale divieto per i flussi migratori provenienti dalla Siria, provocando tempestose reazioni di sconcerto e rifiuto ai vertici delle maggiori autorità di governo globale e nel tessuto sociale a stelle e strisce.

L’ultimo colpo di sciabola del presidente ha visto caracollare al suolo la testa del Procuratore Generale “facente funzione” Sally Yates. Quest’ultima non avrebbe difeso a sufficienza l’ordine esecutivo sui limiti all’immigrazione.

A ben vedere Trump persegue una specifica linea d’azione: non si tratta certamente di un elettrocardiogramma piatto. Comprenderemo soltanto nel lungo termine se l’investimento sarà profittevole o meno, intanto valga il terzo principio della Dinamica: “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”.

Riccardo Piazza

L'autore: Riccardo Piazza

Nasce a Palermo nel 1987 e si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione presso l’Università del capoluogo siciliano nel 2010. Prosegue i suoi studi specialistici in Scienze filosofiche all’Università di Milano dove consegue il Diploma di laurea Magistrale nel 2013. Scrive per alcune riviste telematiche di letteratura e collabora, quale giornalista, per diverse testate d’informazione occupandosi di cronaca parlamentare, costume e società. Si dedica attivamente allo studio dell'economia e del pensiero politico contemporaneo ed è docente di storia e filosofia. Gestisce un blog: http://www.lindividuo.wordpress.com Su twitter è @Riccardo_Piazza
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