Elezioni Francia: 3 candidati di cui non hai mai sentito parlare

Pubblicato il 10 Marzo 2017 alle 17:14 Autore: Livio Ricciardelli
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Elezioni Francia: 3 candidati di cui non hai mai sentito parlare (prima parte)

Il primo turno delle elezioni presidenziali francesi (nonostante i media si occupino quasi solo dei candidati principali, Fillon, Le Pen, Hamon, Macron e Melenchon) si contrassegna da sempre per una grande vivacità politica. Capace di dare visibilità a tutte le culture presenti in Francia.

Molto spesso infatti i candidati eliminati al primo turno rispecchiano la travagliata storia politico-istituzionale del paese. Ma al tempo stesso possono essere in grado di determinare l’esito delle elezioni.

Elezioni Francia: 3 candidati di cui non hai mai sentito parlare

Se nel 2002 l’ex ministro socialista Chevenement (col suo Movimento dei Cittadini) non si fosse candidato al primo turno, probabilmente, oggi si parlerebbe di un ballottaggio tra Chirac ed il socialista Lione Jospin alle presidenziali di quell’anno. Non dell’ormai epico scontro Le Pen-Chirac.

Tra Le Pen e Jospin ci fu meno dello 0.7% di differenza al primo turno.

Questo per dire che occorre prestare una certa attenzione anche ai candidati minori di queste elezioni presidenziali. Considerando gli schieramenti politici che li sostengono. In modo da farsi un’idea completa sulla fisionomia politica della Francia. Su tutte le variabili che possono incidere alle elezioni presidenziali più incerte degli ultimi decenni.

Elezioni Francia: Nicolas Dupont-Aignan, il Gollista ci riprova

Anche in queste presidenziali (dopo l’1.7% ottenuto alle elezioni di cinque anni fa) si presenta il deputato per il dipartimento dell’Essone (Ile-de-France) a capo del movimento Debout la France.

Cinque anni fa il raggruppamento di Dupont-Aignan si chiamava in realtà Debout la Republique. Era nato come corrente interna al Rassemblement pour la Republique nel 1999.

A seguito della proclamazione di Nicolas Sarkozy alla presidenza dell’Ump (e alla conseguente svolta in senso liberal-capitalista dell’Unione stessa) Dupont-Aignan ha lasciato il partito per fondare un movimento capace di rappresentare in maniera identitaria la tradizione politica gollista.

Lo sviluppo della dinamica interna ai Les Republicains e l’affermazione di Francois Fillon alle primarie del centrodestra non hanno fermato la volontà del deputato dell’Ile de France di candidarsi a queste elezioni.

Spera, nel bel mezzo del Penelope-Gate, di intercettare elettori di destra delusi da Fillon ma non disponibili a cedere all’alternativa lepenista.

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Elezioni Francia: Philippe Poutou, all’ombra del Postino.

Anche Philippe Poutou, rappresentante del Nuovo Partito Anticapitalista si era già candidato nel 2012. Racimolò l’1.1% dei consensi.

Delegato di fabbrica nel dipartimento della Gironda, tessera del sindacato Cgt in tasca, Poutou si rifà alle istanze trotzkiste della vecchia Lega Comunista Rivoluzionaria dell’innovatore postino Olivier Besancenot (che nel 2002 superò il 4% dei consensi alle presidenziali).

Dopo il deludente risultato delle ultime elezioni, c’è da credere che anche questa volta la candidatura di Poutou si contrassegni per essere una mera testimonianza.

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Elezioni Francia: Nathalie Arthaud, di Lotta e Di (non) Governo

E ci riprova anche la rappresentante di Lotta Operaia Nathalie Arhtaud. Ottenne solo lo 0.5% dei suffragi alle presidenziali 2012.

L’Arthaud oltre essere consigliera municipale nel comune di Vaulx-en-Velin (in Alvernia) è la pupilla della storica leader di Lotta Operaia Arlette Laguiller; candidata alle presidenziali ininterrottamente dal 1974 al 2007.

Anche in questo caso stiamo parlando di una forza politica e di una candidata di idee trotzkiste che però (in maniera non troppo dissimile dalla frattura italiana tra Plc di Marco Ferrando e Pdac di Adriano Lotito) non è minimamente intenzionata cercare qualsiasi tipo di asse col Nuovo Partito Anticapitalista.

Anche in questo caso l’obiettivo massimo è superare la sindrome da prefisso telefonico.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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