Belgio e Germania, dove sono i terzini?

Pubblicato il 24 Giugno 2014 alle 11:56 Autore: Michele Palmiero

Un mestiere ingrato, quello dei terzini. Nell’immaginario collettivo del calcio il delicato ruolo del laterale difensivo è riservato di diritti a coloro che, fin da piccoli, dimostrano scarsa tecnica e poco talento. Corsa, impegno e costanza sono doti tanto importanti quanto poco appariscenti, motivo per cui “rubare l’occhio” è missione assai dura per un terzino.
Benchè sottostimata dai tifosi, la categoria dei terzini ricopre un ruolo fondamentale agli occhi degli addetti ai lavori: sia in fase di spinta che in difesa i laterali sono chiamati ad un lavoro tanto instancabile quanto necessario per l’equilibrio della squadra.
Nell’Italia di Prandelli la scelta dei laterali difensivi da portare in Brasile o da schierare in campo ha provocato aspre critiche e accese discussioni.
Criscito
Alla vigilia del Mondiale il c.t. azzurro ha deciso di lasciare a casa Pasqual e Criscito, due esterni di spinta e (caratteristica affatto secondaria) mancini. Tale scelta, accompagnata dall’infortunio di De Sciglio, ha però costretto Prandelli ad adattare sulla fascia sinistra prima Chiellini, dotato di corsa ma di scarsa tecnica, e poi Darmian, costretto a rientrare puntualmente verso il centro del campo per poter utilizzare il piede preferito.
Senza un terzino affidabile sulla fascia sinistra l’Italia soffre e risulta molto più prevedibile: nonostante non siano belli da vedere come un fantasista o non segnino valanghe di gol come un centravanti la scelta dei terzini può modificare gli equilibri di qualunque squadra.
Il Mondiale brasiliano però sta offrendo uno scenario inconsueto: la scelta di schierare sulle fasce centrali di difesa adattati.
Mentre Prandelli, spinto dalla necessità, ha dovuto schierare Chiellini sulla sinistra contro l’Inghilterra i c.t. di Belgio e Germania hanno stabilito di adattare un centrale difensivo piuttosto che affidarsi a terzini più rapidi e abili nel cross.
Marc Wilmots, commissario tecnico del Belgio, ha costruito una linea difensiva formata da quattro difensori centrali: al centro Van Buyten e Kompany, a destra Alderweild e a sinistra Vermaelen (sostituito in corso d’opera da un altro centrale adattato, Vertonghen).
I due esterni, entrambi forti fisicamente ma poco propensi alla fase offensiva, giocano come difensori centrali nei loro rispettivi club (Atletico Madrid e Arsenal) ma in Nazionale ricoprono ormai stabilmente questo nuovo ruolo.
Dal Belgio alla Germania lo scenario è ancora più nitido. Joachim Low, dopo la “trasformazione” del capitano Lahm da difensore a mediano, decide di schierare una linea difensiva formata da Boateng, Hummerls, Mertesacker e Howedes.
Low
Sia Boateng che Howedes sono difensori arcigni e dotati di prepotenza fisica, ma difficilmente sarebbero in grado di saltare l’uomo o arrivare sul fondo per tentare un cross.
La scelta di Low e Wilmots può sorprendere molti ma va letta in una chiara strategia tecnica: Belgio e Germania dispongono di attacchi veloci e tremendamente efficaci. Potendo fare affidamento su esterni d’attacco abili nel dribbling i due c.t. preferiscono vedere qualche sovrapposizione in meno acquistando però equilibrio e solidità difensiva.
Mentre in Italia si discute sui terzini nel resto d’Europa il problema si risolve alla radice: difesa bloccata, terzini in panchina, palla agli attaccanti.