Referendum Lombardia: il 22 ottobre si vota per l’autonomia

Pubblicato il 30 Maggio 2017 alle 14:59 Autore: Camilla Ferrandi
referendum lombardia, padania

Referendum Lombardia: il 22 ottobre si vota per l’autonomia

È ufficiale. Il 22 ottobre la Lombardia sarà chiamata a votare il referendum consultivo per l’autonomia regionale. Si è deciso ieri, alla festa della regione lombarda, nella ricorrenza della battaglia di Legnano (1176). Il Presidente della Regione Roberto Maroni ha firmato il decreto che indice la consultazione. Come già anticipato nelle settimane scorse, si terrà con voto elettronico.

Referendum Lombardia: ipotesi di Election day

Subito dopo la firma, Maroni lancia l’ipotesi di Election day. “Farebbe risparmiare ai lombardi molte risorse” sostiene il governatore. “Se a Roma decidono di anticipare le consultazioni per il rinnovo del Parlamento, visto che nel 2013 si è votato regionali e politiche insieme, non vedo perché non farlo nuovamente”. E aggiunge: “per tanti motivi votare in tempi brevi sarebbe un bene. E avere già a ottobre un mandato di governo in Lombardia di cinque anni e non di cinque mesi è utile”.

Infatti il referendum cade solo quattro mesi prima dalla scadenza del mandato da Presidente regionale di Maroni. A suo avviso, dunque, i lombardi potrebbero votare, nella medesima giornata, referendum, elezioni politiche e regionali. “Stiamo a vedere cosa succede a Roma” conclude il governatore leghista. L’eventualità di elezioni politiche a settembre determinerebbe, infatti, una diversa calendarizzazione. Un’anticipazione (per realizzare l’auspicato Election day) o una posticipazione.

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Annunciato, per la stessa giornata di domenica 22 ottobre, un analogo referendum sull’autonomia in Veneto.

Referendum Lombardia: il quesito

“Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?”. Così recita il quesito su i lombardi sono chiamati a esprimersi.

Nel quesito, dunque, non si parla di secessione, ma di autonomia. In base all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, alle Regioni ordinarie possono essere attribuite, con legge dello Stato, ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. La legge deve essere approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei suoi componenti. L’iniziativa di devolution è in seno alle Regioni stesse.

Il referendum è consultivo, dunque non richiede un quorum. In caso di vittoria del sì, la Regione Lombardia avvierà il negoziato con il Governo per la richiesta di maggior autonomia.

Referendum Lombardia: gli obiettivi

L’obiettivo principale di Roberto Maroni, come quello del governatore veneto Luca Zaia, riguarda l’autonomia fiscale. “Per chi non fosse esperto di autonomie regionali e provinciali, significa che il 90% delle tasse saranno trattenute sul territorio”, sottolinea Mariano Maugeri sul Sole 24 ore. “Un impatto per nulla marginale sui conti pubblici del Paese – continua l’editorialista – se si calcola che Veneto e Lombardia cedono ogni anno allo Stato un residuo fiscale (cioè la differenza di entrate e spese, ndR) di oltre 70 miliardi. Per la precisione 53,9 miliardi la Lombardia e 18,2 il Veneto. Soldi che in caso di vittoria dei sì potrebbero rimanere sui territori”.

Ovviamente, tutto dipenderà dalle trattative che che si intavoleranno tra Governo e Regioni se prevarrà il Sì.

Referendum Lombardia: la reazione del Pd

Il ministro delle Politiche agricole, nonché vicesegretario del Pd, Maurizio Martina, bolla immediatamente l’iniziativa come la “solita propaganda elettorale di Maroni”. “Se la Lombardia avesse voluto fare un lavoro serio per il federalismo lo avrebbe fatto senza spendere 50 milioni (quota prevista per la realizzazione del referendum, ndR) e senza perdere tempo” continua il ministro. “Non lo ha fatto. E guarda caso lo scopre adesso, a qualche mese dal voto”. Infatti, il governo si era già detto disponibile a discutere la devoluzione.

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Il capogruppo del Pd in Consiglio regionale lombardo, Enrico Brambilla, parla di “costosa consultazione sul nulla”. Il problema, aggiunge, è che “nessuno sa ancora su quali materie il governatore intenda chiedere maggiore autonomia”. Il quesito referendario, spiega il consigliere, non specifica le materie della devolution. “Così ai lombardi si chiede un voto alla cieca. Maroni parla solo di soldi” prosegue Brambilla. “Di fantomatici miliardi di euro, che ogni giorno peraltro aumentano, nonostante il referendum non parli di risorse ma solo di competenze”.

Referendum Lombardia: la reazione del M5S

Reazioni negative anche dal Movimento 5 Stelle. “Maroni ha perso due anni e ha convocato il referendum proprio il 22 ottobre. Con il rischio concreto che la consultazione salti o sia posticipata per le elezioni nazionali di cui si parla insistentemente in questi giorni”. Commenta così Dario Violi, consigliere grillino al Pirellone. “Il referendum è dei cittadini e non di Maroni” prosegue il cinquestelle. “Per il M5S autonomia significa maggiori competenze e risorse per investire nella ricerca scientifica e tecnologica. Per il sostegno delle nostre imprese e per l’istruzione”. E conclude: “Maroni la smetta con la propaganda. Se la Lombardia non ha l’autonomia è sopratutto per colpa sua e delle sue sparate, che fino ad ora non hanno dato nessun beneficio”.

L'autore: Camilla Ferrandi

Nata nel 1989 a Grosseto. Laureata magistrale in Scienze della Politica e dei Processi Decisionali presso la Cesare Alfieri di Firenze e con un Master in Istituzioni Parlamentari per consulenti d'assemblea conseguito a La Sapienza. Appassionata di politica interna, collaboro con Termometro Politico dal 2016.
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