Prezzo petrolio: previsioni e calo, crisi nel 2018 possibile

Pubblicato il 15 Giugno 2017 alle 11:17 Autore: Gianni Balduzzi
Prezzo petrolio oggi, pozzi

Prezzo petrolio: previsioni e calo, crisi nel 2018, verso i 30-35$

Il prezzo del petrolio è una di quelle variabili che in economia ognuno riesce a prendere dal lato che desidera.

Il prezzo troppo alto, come quello raggiunto negli anni passati, verso i 100 dollari al barile, era visto come prodromo di una crisi. Quando c’è stato però il crollo anche il prezzo divenuto troppo basso è stato giudicato negativo per l’economia mondiale.

Naturalmente cambia il soggetto immediatamente più colpito delle conseguenze del valore del greggio. Le economie importatrici, come la UE, nel primo caso, o i produttori, nel secondo. Anche se naturalmente come spesso capita le conseguenze sono sempre più complesse.

Ora a quanto pare è il momento di nuovo dei prezzi bassi. A dispetto della recente ripresa e delle aspettative di crescita dei prezzi. Per Fereidun Fesharaki, CEO di FGE, azienda di consulenza, si arriverà a 30-35$ dollari al barile nel 2018

Prezzo petrolio, l’OPEC non taglia abbastanza e gli USA aumentano la produzione

Anche nel settore petrolifero vale la legge della domanda e dell’offerta. E tipicamente per far risalire i prezzi lo strumento usato è quello del taglio della produzione. E’ quello che ha fatto l’OPEC con l’impegno a un taglio di 1,2 milioni di barili al giorno, cui si aggiunge una riduzione di 600 mila barili al giorno da parte di altri 11 produttori.

Prezzo petrolio, pozzi

Tuttavia allo stesso tempo i produttori non OPEC si attende che aumentino la produzione di 1,5 milioni di barili al giorno. Di cui la metà provenienti solo dagli USA. La domanda mondiale è in crescita di 1,4 milioni di barili al giorno, quindi inferiore all’offerta. Diventa basilare quindi il rispetto degli impegni dell’OPEC, su cui però si nutrono vari dubbi.

Soprattutto perchè membri come Nigeria e Libia pare non si stiano adeguando, con una crescita della produzione che si aggiunge a quella USA.

A questi fatti si aggiunge la crescita delle scorte, arrivate a 511 milioni di barili, molto sopra la media degli ultimi anni.

Per questo le previsioni di crollo dei prezzi, che secondo molti potrebbero portare a una recessione mondiale.

Al contrario degli anni ’80 quando il beneficio del calo del prezzo del greggio favorì l’Occidente. Ora le cose sono diverse. I Paesi produttori di materie prime sono il 40% dell’economia mondiale, e sono molto più collegati a quelli occidentali. Una crisi di questi Paesi abbatterebbe importazioni da UE o USA o investimenti in queste aree.

Insomma non possiamo rallegrarci neanche se vediamo un calo del prezzo della benzina

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L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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