La riforma della Polizia negli Stati Uniti: dal 25 maggio 2020 a oggi

Pubblicato il 23 Aprile 2021 alle 20:08 Autore: Andrea Noli

Non sempre nella storia è possibile determinare la data di inizio esatta di un profondo cambiamento culturale. Nel caso della riforma della Polizia statunitense però sì, e la data è il 25 maggio 2020. Il giorno dell’omicidio di George Floyd da parte dell’agente di Polizia Derek Chauvin.

A quasi un anno dalla morte di Floyd, più di trenta Stati federali hanno approvato 140 disegni di legge, che hanno puntato ad aumentare la responsabilità degli agenti per i loro comportamenti e modificato le norme sull’uso della forza.

La riforma della polizia, una panoramica

A febbraio l’Illinois, Stato governato dal democratico J.B. Pritzker, ha approvato una serie di leggi che hanno sensibilmente modificato il codice di condotta delle forze dell’ordine.

L’uso della forza è stato limitato e standardizzato così da poter raccogliere meglio i dati sui vari episodi, monitorare gli agenti ed evitare il più possibile zone d’ombra nella legge. Inoltre, un agente che veda un suo collega eccedere nell’uso della forza, è ora obbligato ad intervenire per fermarlo e prestare cure mediche all’aggredito.

Per prevenire il reintegro di poliziotti destituiti, sarà implementato un sistema che permetta di revocare la licenza ai poliziotti con precedenti di cattiva condotta (ma non costituenti reato), come ad esempio la manipolazione della body cam con l’obiettivo di nascondere o eliminare prove. Inoltre, ci sarà l’automatica destituzione degli agenti condannati per reati penali.

La città di New York ha reso più semplici le procedure con cui i cittadini possono citare in giudizi gli agenti.

In Maryland, sono state approvate misure per

  • limitare i casi in cui è consentito l’uso della forza
  • dare per la prima volta un ruolo ai civili nel sistema disciplinario della Polizia
  • limitare i mandati di perquisizione senza identificazione (no-knock warrants)
  • istituire l’obbligo delle body cam.

Questo nonostante i veti del governatore repubblicano Larry Hogan che poco ha potuto “contro” la maggioranza democratica nell’assemblea del suo Stato.

C’è da sottolineare che in molti casi queste riforme sono state promosse in maniera bipartisan, come nel caso dell’Oregon.

Troppo poco e troppo tardi?

Nonostante le numerose riforme, non mancano le proteste da parte degli attivisti delle varie organizzazioni.

Secondo Paige Fernandez, consigliera per le policies dell’Unione americana per le libertà civili, l’attenzione è stata posta più sul cosa fare dopo che una violenza da parte della Polizia piuttosto che sul prevenirla.

“Le persone non sono per forza contente dei cambiamenti che stanno vedendo perché continuano ad accadere le stesse cose”. Queste le parole di Stevante Clark, fratello di Stephon, ucciso da due agenti a Sacramento nel 2018.

Da notare che dal giorno della condanna dell’omicida di George Floyd, un altro uomo, Andrew Brown, Jr., è stato ucciso dalla Polizia mentre solo mezz’ora prima del verdetto veniva uccisa la sedicenne Ma’Khia Bryant.

Dopo l’omicidio, la California ha approvato una legge intitolata alla vittima, che impone standard più severi per l’uso della forza letale. Tuttavia, Stevante Clark sostiene la necessità che sia il governo federale ad imporre delle leggi in materia.

Le critiche degli oppositori

Le principali critiche sono, come prevedibile, arrivate da associazioni rappresentanti vari corpi di Polizia. Uno dei punti forti è la paura che il limitare le azioni degli agenti possa portare ad un aumento del tasso di criminalità.

Secondo dati presentati dall’F.B.I., a livello nazionale il tasso di omicidi è aumentato in maniera significativa nel 2020. Alcuni esperti hanno tuttavia sottolineato come questo incredibile aumento sia dovuto a più variabili (come la pandemia e l’aumento delle armi tra i civili) e non solo alle restrizioni al campo d’azione degli agenti.

Un’altra critica, condivisa anche da alcuni promotori delle riforme, è il poco coinvolgimento che i rappresentati della Polizia hanno avuto nel processo di creazione delle riforme. Questo sottrarrebbe al dialogo la loro esperienza e competenza e inoltre impedirebbe loro di poter effettuare una “auto-riflessione” sui loro comportamenti.

La riforma della Polizia nel Congresso

Alla Camera i rappresentanti democratici sono riusciti ad ottenere l’approvazione di un disegno di legge che vieta le prese di soffocamento e mira a combattere la profilazione razziale.

Il disegno è passato con 220 voti a 212 alla Camera ma non è detto che questo accada anche al Senato. La Camera alta è sostanzialmente divisa equamente tra i due partiti, con una sottile maggioranza a favore dei democratici.

L’anno scorso lo stesso disegno arrivò al Senato, allora saldamente in mano repubblicana, e lì si fermò senza mai vedere la luce.

Questa volta andrà diversamente?

L'autore: Andrea Noli

Analista aziendale, scrivo articoli da oltre quattro anni oscillando tra Economia e politica.
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