Governo Gentiloni: il settembre caldo e l’agenda politica

Pubblicato il 23 Agosto 2017 alle 08:30 Autore: Federico Gonzato
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Governo Gentiloni: Il settembre caldo e l’agenda politica

Ѐ il 38 esimo meeting di Rimini l’occasione nella quale il presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni fa il punto sulla situazione italiana.  Dal palco di Rimini, il premier ha anche delineato la fitta agenda politica che attende il governo Gentiloni tra i mesi di settembre ed ottobre. Di fronte al pubblico di Comunione e Liberazione, raccoltosi presso l’area fieristica della cittadina romagnola, Gentiloni ricorda le vittime dell’attentato di Barcellona e ammonisce: “nessun paese può sentirsi a riparo da questa minaccia”. Un avviso che fa da eco alle dichiarazioni di alcuni giorni fa del ministro dell’Interno Minniti. “Nessuno Stato è immune”, aveva detto al Corriere della Sera il titolare del Viminale.

Governo Gentiloni: le parole del ministro Minniti

Sempre attraverso le colonne del Corriere, Minniti ha sottolineato che nell’agenda di Palazzo Chigi non c’è l’intenzione di innalzare i livelli di controllo. Questo, per il fatto che “tutte le misure di prevenzione sono state attuate e sarebbe tecnicamente impossibile fare di più senza militarizzare città e luoghi di aggregazione”. Il ministro ha ribadito che l’azione del Governo verrà intensificata per quanto riguarda i provvedimenti di espulsione per i soggetti già schedati. Fondamentale, sarà dunque la collaborazione con gli enti locali. Su questo punto, il ministro ha evidenziato la “necessità di coinvolgere i sindaci, ma anche la polizia locale, in un approfondimento sui possibili pericoli per i prossimi eventi pubblici”.

Il ministro dell’Interno Marco Minniti e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Governo Gentiloni: Ius Soli ed immigrazione, legge in Senato a settembre

Dal palco del “Meeting per l’amicizia fra i popoli” di CL, il premier Gentiloni ha toccato anche il tema scottante dello Ius Soli. Un tema, che aveva scatenato la bagarre fra le varie forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, nel suo primo passaggio alla Camera lo scorso 15 giugno. “Il governo Gentiloni non deve avere paura di riconoscere diritti e di chiedere il rispetto di doveri a chi giunge in Italia, e ancor più a chi in Italia è nato e studia nelle nostre scuole”. Queste, le dichiarazioni del primo ministro sul tema.

Parole, quelle di Gentiloni, che paiono un monito all’unità rivolto alle forze di maggioranza del suo governo. Un avviso, in particolare, destinato al compagno di governo Angelino Alfano, leader di Area Popolare, che più di tutti nella maggioranza aveva nutrito dubbi riguardo lo Ius Soli.

Uno Ius Soli che nel ddl transitato alla Camera, a scanso delle fake news e degli spot, rimane comunque “temperato”. Non cittadinanza una “automatica”, dunque, come asserito negli allarmi provenienti soprattutto dalle file del centrodestra. Lo Ius Soli “temperato” prevede la possibilità che un soggetto, nato in Italia da genitori stranieri, diventi cittadino italiano. Questo, però, a patto che almeno uno dei genitori abbia il permesso di soggiorno da almeno 5 anni.

Un provvedimento che approderà in Senato assieme allo Ius Culturae, che vale per i minori stranieri nati in Italia o arrivati nel nostro paese prima dei 12 anni. Questi otterrebbero la cittadinanza frequentando un ciclo scolastico nel territorio nazionale di alemeno 5 anni; sempre con l’obbligo di un genitore in possesso del permesso di soggiorno.

La strategia del governo, il “soccorso rosso” e le parole di Papa Francesco

Secondo le indiscrezioni provenienti dal Governo, l’intenzione sarebbe quella di porre la fiducia sul voto allo Ius Soli. La volontà di Paolo Gentiloni sarebbe dunque quella di mettere in cassaforte il provvedimento, facendo pressing sugli alleati alfaniani. I voti necessari per raggiungere l’approvazione sono 161. Un obiettivo che si prospetta difficile; ma che, con l’aiuto dei voti pressochè sicuri provenienti da Mdp e Sinistra Italiana, non sembra irragiungibile.

Quello che si profila sullo Ius Soli sembra dunque una “fiducia di scopo”: il governo sarà sostenuto dall’esterno dal cosiddetto “soccorso rosso” della sinistra extra-PD. A questo proposito, Federico Fornaro, senatore di Articolo 1, ha assicurato domenica a Repubblica: “Lo Ius Soli può andare in Aula già il 12 settembre, alla ripresa dei lavori parlamentari”.

Sinistra italiana, invece, per voce di Loredana De Petris, invita “Pd e maggioranza a recepire il messaggio prezioso del Papa e a decidersi ad approvare una legge che moltissime persone attendono da troppo tempo”.

Sono, infatti, proprio le parole di Papa Francesco in favore di una avanzamento verso lo Ius Soli che hanno infiammato nuovamente il dibattito estivo sulla legge in corso di approvazione. Parole del Papa accolte con favore dalla sinistra al di fuori dal PD, e aspramente contestate dall’altro lato da Matteo Salvini. “Se lo vuole applicare nel suo Stato, il Vaticano, faccia pure. Ma da cattolico non penso che l’Italia possa accogliere e mantenere tutto il mondo. A Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare. Amen”, ha commentato su Facebook il leader leghista.

Governo Gentiloni scadenze economiche: Legge di Bilancio, DEF e lavoro

Sul palcoscenico politico del Meeting di Rimini, Paolo Gentiloni tocca nel suo discorso anche i temi economici. Legge di Bilancio e Documento di Economia e Finanza, oltre che il lavoro, sono i principali impegni del governo sul fronte economico.

“La prossima legge di bilancio sarà un passaggio chiave per concludere in modo ordinato la legislatura, che è il compito che io oggi mi pongo. La legge di bilancio consentirà alcune limitate misure per accompagnare la crescita nella direzione giusta. Non sarà una legge di spesa facile. Sarà una legge di spesa con interventi molto selettivi”. Parole, che sembrano fare eco a quelle di Pier Carlo Padoan nella sua intervista al Sole 24ore dello scorso 3 agosto. In quell’intervista, infatti, lo stesso ministro dell’Economia aveva presentato una legge di bilancio fondata su “risorse molto limitate”. Nello specifico, “si dovrà concentrare su poche priorità: i giovani, prima di tutto, con misure permanenti per l’occupazione, poi la lotta alla povertà e la spinta agli investimenti.”

Margini di manovra quindi limitati per gli esperti economici di Palazzo Chigi, nonostante i dati positivi sul fronte del PIL, per quanto riguarda il secondo trimestre del 2017. I dati, diffusi dall’Istat, attestano infatti una crescita del Prodotto Interno Lordo italiano dello 0,4% rispetto al precedente trimestre. L’incremento rispetto al secondo trimestre del 2016 è invece dell’1,5%.

Numeri positivi, che tuttavia non possono nascondere il problema del debito pubblico. Come registrato da Bankitalia, nel mese di giugno il disavanzo è cresciuto di 2,2 miliardi rispetto al mese precedente. L’ammontare complessivo del debito è dunque pari a 2.281,4 miliardi.

I provvedimenti nel campo del lavoro del governo Gentiloni

Cifre da capogiro, e in continuo aumento, quelle del debito, sulle quali pesano la crescente spesa delle amministrazioni pubbliche. In più, la sostenibilità del debito potrebbe essere messa a rischio per la fine del cosiddetto Quantitative easing. Il rischio maggiore sarebbe quello di aumento dei tassi di interesse sul disavanzo. Su tale aspetto, Padoan sostiene la necessità di una “gestione tecnica molto oculata del debito”.

Sul frangente del lavoro, nel discorso al Meeting, il premier Gentiloni difende l’operato del governo. Difende i risultati del Jobs Act di Matteo Renzi, e si pone anche un obiettivo di fine legislatura: “L’impegno che io prendo di fronte a tanti giovani, al meeting, è che nell’ambito di questi limiti, intendiamo agire a favore del lavoro per i giovani”.

Le misure del gostanno portando verno andranno dunque verso l’implementazione dell’alternanza scuola-lavoro, il nuovo progetto dell’industria 4.0, con incentivi stabili e permanenti per l’assunzione dei giovani.

Governo Gentiloni: la legge elettorale e il caso Regeni

Tra le varie citazione di Orwell, di Bauman e del sociologo Castells, Paolo Gentiloni a Rimini non entra nel merito del dibattito politico sulla legge elettorale. Dopo i tentativi di dialogo fra le forze politiche, naufragati ai primi di giugno con il caso della votazione segreta svelata dal tabellone della Camera, il prossimo 6 settembre alle 12 la commissione Affari costituzionali di Montecitorio si riunisce per iniziare nuovamente il dibattito sul sistema elettorale.

Veneuta meno l’ipotesi del “sistema tedesco” (che di tedesco aveva solo lo sbarramento al 5%), pare esserci la possibilità di un ritorno ad una soglia più bassa, attorno al 3%. Un’ipotesi caldeggiata dagli alleati di governo alfaniani, che di fronte all’ipotesi dello sbarramento alla tedesca si erano a giugno tirati indietro. In questi giorni, gli uomini di Alfano sono in piena attività. Sono, infatti, in corso le trattative con il PD per quanto riguarda le candidature in vista delle elezioni regionali siciliane dell’autunno prossimo.

Voci di palazzo, danno la possibilità di un accordo-scambio fra il PD ed Alternativa popolare. Gli Alfaniani sarebbero disposti all’accordo sulla legge elettorale in cambio della candidatura di un loro uomo alla guida della regione Sicilia. A tal riguardo, è di ieri l’indiscrezione di Repubblica che parla di alcune telefonate fra il leader di Ap Angelino Alfano e il segretario PD Matteo Renzi. Telefonate puntualmente smentite dal ministro degli Esteri in un articolo raccolto da La Sicilia

Appuntamento dunque al 6 settembre per la ripresa dei lavori di commisione per la ripresa del dibattito.

Verità per Giulio Regeni: a settembre il resoconto del governo Gentiloni

Due giorni prima della riunione della Commissione Affari costituzionali, il 4 settembre, si raduneranno le Commissioni Esteri di Camera e Senato. Sarà questa l’occasione per ascoltare la relazione del governo sugli ultimi sviluppi del caso di Giulio Regeni. Dopo le ultime novità sulla morte del ricercatore italiano, rivelate dal New York Times, il ministro Alfano sarà chiamato a fare chiarezza sulla posizione del governo italiano.

Nelle ultime settimane, molte ombre sono sorte sull’operato della diplomazia italiana nell’affaire Regeni. Un caso macchiato dagli innumerevoli depistaggi delle autorità del Cairo, sul quale l’Italia non può fare concessioni di alcuna sorta.

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L'autore: Federico Gonzato

Veronese, classe 1995. Nel luglio 2017 si laurea con lode in Scienze politiche all'Università di Padova. Studia Mass media e politica presso l'Università di Bologna - Campus di Forlì. Appassionato di giornalismo politico e società, segue l'attualità e il dibattito politico interno. Amante della lettura e della pallavolo, milanista nostalgico. Per Termometro Politico mi sono occupato di politica interna. Ora scrivo di Esteri, in particolare di politica d'Oltre Manica.
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