Bitcoin, alcuni Stati a favore e altri contro. La mappa

Pubblicato il 7 Settembre 2017 alle 13:12 Autore: Daniele Sforza
Bitcoin: Paesi favorevoli e contrari, quali sono?

Bitcoin, alcuni Stati a favore e altri contro. La mappa.

Dopo tanto scalpore (in positivo), le criptovalute e il Bitcoin soprattutto calano. Dopo aver quasi sfiorato i 5.000 dollari, la criptomoneta più nota al mondo è calata a 4.263 dollari. Per poi risalire attualmente a un valore di 4.585 dollari, nonostante un lieve calo di giornata. Anche Ethereum ha subito il crollo, sotto le pressioni della Cina. Il Paese ha infatti dichiarato illegali le ICO. Queste ultime sono le procedure di sottoscrizione e finanziamento finalizzate alla creazione di nuove criptomonete. Essendo Ethereum la piattaforma di maggior diffusione delle ICO, è lecito il crollo di Ether, la cui crescita aveva fatto ben sperare per l’universo delle criptovalute nei mesi scorsi. A oggi l’Ethereum è a 329,86 dollari.

Bitcoin: Cina dichiara illegali ICO

La Cina ha dato un pesante altolà alle ICO, dichiarandole illegali e ordinando il termine immediato di queste attività. I fondi che sono stati raccolti per le nuove ICO torneranno ai loro legittimi proprietari. Seguendo così l’ordine della banca centrale cinese. Un duro attacco alle criptovalute, che hanno perso moltissimo dopo l’annuncio. Anche se ultimamente sono state protagonista di una discreta risalita. Sebbene l’andamento non sia tra i più promettenti, infatti, sembra che le criptomonete, incassato il colpo, si stiano lentamente riprendendo.

I ricordi vanno alla bolla del dotcom. Ovvero, quando alla fine degli anni Novanta bastava aggiungere un .com per garantire un successo quasi assicurato alla sua Ipo. Un giochetto che però durò poco, fino a quando questa bolla scoppiò. Così, ha ragione chi paragona i Bitcoin ai dotcom di fine anni Novanta? E chi predice una futura bolla delle criptomonete? Il crollo effettivo non c’è stato. Forse anche a causa dei Paesi che sono favorevoli all’utilizzo delle criptovalute. E a tutti quegli istituti di credito che le hanno accolte nei propri portafogli.

Bitcoin: perché le ICO sono diventate illegali in Cina

Il provvedimento contro le criptovalute è generato da alcune misure interne al Paese finalizzate a bloccare la fuga di capitali. Alla luce di questo tentativo di bloccare le criptomonete ci sono diversi fattori. Innanzitutto le ICO truffa: da gennaio a giugno 2017 vi sono state 65 ICO, per una raccolta totale di 394,6 milioni di dollari da parte di 105 mila investitori. Chainalysis ha messo sotto accusa il 10% di quella somma, definendola letteralmente “rubata”. Il latrocinio funziona più o meno così: viene lanciata una nuova criptovaluta per far salire la quotazione e raccogliere soldi. Il valore iniziale viene però subito drasticamente ridotto nei giorni successivi.

Altro motivo principale sta nella fuga di capitali dal Paese. Considerando che la maggior parte del traffico di criptovalute avviene in Giappone e Corea del Sud, anziché in Cina, che nel 2016 deteneva il 90% del mercato. L’annuncio cinese è stato poi dato in contemporanea all’escalation della tensione tra Corea del Nord e USA. Che avrebbe avuto conseguenze più che positive sulla crescita di Bitcoin e delle altre criptovalute. Crescita che il governo cinese ha prontamente annullato con la sua comunicazione.

Tuttavia, un’interessante analisi di Stefano Tresca su EconomyUp, dichiara che la finalità cinese è un’altra.

Vietando le ICO la Cina ottiene due risultati.

Blocca uno strumento come le ICO che può essere utilizzato per frodi finanziarie e schemi piramidali.

Impedisce l’emissione di moneta da parte delle aziende (token basati su tecnologia Ethereum) privilegando l’altra criptovaluta, il Bitcoin, in cui è il Paese leader.

E se la verità stesse nel mezzo? La riorganizzazione del sistema finanziario è tra le priorità del governo cinese. E il tentativo di mantenere e rafforzare la leadership è ben concreto.

Bitcoin e le altre criptovalute: c’è una guerra invisibile in corso?

Tre anni fa fu dichiarata una vera e propria guerra contro i Bitcoin. Diverse criptovalute non erano ancora nate allora. E BTC viaggiava attorno a 550 dollari. In quel tempo la moneta virtuale fu messa al bando da società americane come Apple. Che di fatto mise al bando il portafoglio virtuale dai dispositivi equipaggiati con iOS. Anche la Russia le mise fuorilegge. Sempre per questioni di leadership.

Il 10 febbraio 2014, Agi, riprendendo il Financial Times, scrive:

Mosca avverte che tutte le “criptovalute”, incluso il Bitcoin, sono da considerarsi fuorilegge. La stretta della Russia arriva dopo che il Paese ha sorpassato la Cina ed è diventata la seconda piazza mondiale dopo gli USA, a utilizzare le monete virtuali per i pagamenti.

E a oggi, com’è la situazione? In un certo senso potremmo dire che resta invariata. C’è una guerra in corso e la leadership è sempre il trofeo più ambito. È notizia recente che la Russia ha sfidato la Cina sui BTC con la startup Russian Miner Coin. La finalità della società è quella di far raggiungere alla Russia una quota di mercato del 30% nel mining sulle criptovalute globali”.

Questi tentativi di contrastare l’universo BTC, come quello cinese, devono quindi essere letti a nostro avviso in modo più approfondito. Andare al di là dell’impressione, dietro lo specchio, per scoprire l’esistenza di una guerra tra superpotenze a colpi di mining e provvedimenti finalizzati alla regolamentazione.

Bitcoin: Paesi favorevoli e contrari

Il successo dei Bitcoin e delle altre criptovalute, non parliamo in questo caso dei futuri problemi di BTC come il suo essere a esaurimento, è un dato di fatto. E nonostante il recente calo, la ripresa delle criptovalute è stata quasi subitanea. Nonostante nascano diverse criptomonete, le più forti tendono a emergere ben presto e a consolidare la propria posizione.

Sotto questo aspetto, anche la tecnologia Blockchain ha il suo perché. E molti Paesi stanno pensando di adottarla per iniziare quella rivoluzione che potrebbe essere paragonata a quella di internet. Favorevoli o contrari? In attesa, potremmo meglio dire. Come la Russia, che sta forse pensando a un tentativo di regolarizzazione.

Per ora la mappa dei Paesi favorevoli e contrari recita così:

  • A favore: USA, Unione Europea, Canada e Australia, Svizzera, Olanda, Slovenia, Argentina.
  • Contrari: Cina, Russia, Islanda, Ecuador, Bolivia, Vietnam, Kyrgyzstan.

Nei primi il Bitcoin è legale. Diverse città di quei Paesi hanno infatti attività commerciali che accettano bitcoin e sportelli Bancomat. Nei secondi, invece, i BTC sono considerati ancora illegittimi e quindi non vengono accettati come pagamenti legali. In alcuni Paesi, inoltre, si associa BTC alle attività criminali, e quindi scoraggiano l’uso della moneta elettronica.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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