Luigi Maria Burruano: l’ultimo saluto all’attore palermitano

Pubblicato il 11 Settembre 2017 alle 16:44 Autore: Guglielmo Sano
luigi maria burruano

Luigi Maria Burruano: l’ultimo saluto all’attore palermitano

Non stava bene da un po’ di tempo; è morto ieri nel sonno. Luigi Maria Burruano si è spento a 69 anni, nella sua casa del quartiere Uditore. Palermo, la sua città, lo saluta per l’ultima volta. La camera ardente è stata allestita al Teatro Biondo e rimarrà aperta fino a mezzanotte. I funerali, invece, si terranno domani mattina alla chiesa di Don Orione in Via Ammiraglio Rizzo. Maschera palermitana, siciliana, tra le più note e apprezzate; ha calcato i palcoscenici di tutta Italia, esordì al cinema negli anni 70. Il successo arrivò più tardi, con l’apparizione nella serie televisiva La Piovra 8. Stretta la collaborazione con Ciprì e Maresco, Tornatore e Salvatores. Nel 2001, Burruano aveva ricevuto la nomination al Nastro D’Argento per l’interpretazione del padre di Peppino Impastato nel film I Cento Passi di Marco Tullio Giordana.

SEGUI TERMOMETRO POLITICO SU FACEBOOK E TWITTER

Onora tuo padre - I cento passi (Peppino Impastato)

Luigi Maria Burruano: l’ultimo saluto all’attore palermitano

Vita movimentata, a tratti, sregolata quella di Burruano. Nella sua ultima intervista, rilasciata a Repubblica a fine novembre dell’anno scorso, si era raccontato a cuore aperto. “Io tra i 20 e i 50 anni la vita me lo sono mangiata a morsi grazie al mio lavoro. Lavoravo per godermi la vita e l’ho vissuta fino in fondo. Ho avuto qualche problema che bene o male ho superato, ho un equilibrio mentale e fisico fortissimo”.

ISCRIVITI AL NOSTRO FORUM CLICCANDO SU QUESTO LINK

Nel 2006, venne arrestato per tentato omicidio dopo aver accoltellato l’ex genero, accusato dal Burruano di non provvedere adeguatamente ai bisogni della sua famiglia. “Nel momento in cui ti mettono le manette la tua vita è sminuita – ammetteva sempre nell’intervista a Repubblica – Dietro le sbarre sei un carcerato, e un carcerato, a meno che non abbia compiuto delitti atroci, è una persona che deve superare lo sconforto. Io in carcere ho trovato l’umanità nei miei compagni di cella, ho trovato la comprensione, ho trovato tutto”.

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
Tutti gli articoli di Guglielmo Sano →