Conto energia, ecco la posta in palio

Pubblicato il 3 Aprile 2012 alle 08:32 Autore: Matteo Patané
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Infine, il 30 marzo, arriva ufficialmente l’atteso comunicato dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, che sancisce pesanti aumenti a partire dal 1 aprile sule bollette di gas (+1,8%) ed elettricità (+5,8%) e per bocca del suo presidente Guido Bortoni (ex ENEL, Bonneville Power Administration e EdF) punta proprio il dito contro l’attuale sistema di incentivazione delle fonti rinnovabili:

Come abbiamo già espresso in numerose Segnalazioni a Parlamento e Governo: efficienza energetica e fonti rinnovabili non sono in discussione. Occorre quindi creare le condizioni per reinserire la programmazione degli incentivi in un percorso di coerenza generale a tutela sia dei consumatori che dei soggetti attivi nella green economy. Bisogna tenere conto che alcuni obiettivi previsti dalla programmazione degli incentivi1 sono stati raggiunti già quest’anno, quando l’insieme degli incentivi alle rinnovabili/assimilate supererà i 10 miliardi di euro2, con una spesa diretta di oltre 70 euro a famiglia, più i costi indiretti indotti nel sistema elettrico e nel mercato. Infatti, nell’aumento del 5,8% delle bollette elettriche l’effetto indiretto delle rinnovabili intermittenti vale circa il 40%.

La concomitanza di una serie di fattori, esogeni ed endogeni, relativi al mondo dell’energia ha quindi creato una miscela esplosiva e potenzialmente decisivo per il futuro energetico del Paese. L’energia costa sempre di più, ed i costi vengono naturalmente scaricati sulle bollette dei consumatori; il Governo ha quindi deciso di intervenire per tentare di alleggerire il costo sui cittadini razionalizzando in qualche modo le voci di spesa che compongono la bolletta, ed è proprio su questo tema, sull’individuazione di quelli che possono essere considerati costi inutili, che si gioca la vera partita che determinerà l’assetto energetico italiano almeno per il prossimo ventennio.
Dire che il costo dell’energia è in aumento è un’affermazione generica, che, se non sufficientemente approfondita, rischia di dare il via a risposte grossolane e imprecise, risposte che considerata la posta in palio l’Italia non può permettersi. Se l’energia infatti costa generalmente sempre di più non significa che questo valga per ogni tipo di energia, e soprattutto tipologie differenti di risorse energetiche comportano tipologie di costi differenti.
Per quanto concerne le fonti fossili, l’Italia è uno Stato fortemente importatore, quindi dipende da approvigionamenti esterni e dalle mille variabili esterne che questi comportano. Solo per citare le macrovariabili più significative, il recente aumento del prezzo del petrolio sulla piazza di Londra così come la relativa debolezza dell’euro rispetto al dollaro sono fattori difficilmente controllabili che tuttavia pesano in maniera significativa sulla nostra bolletta energetica.
L’exploit delle fonti rinnovabili stesso, in ultima analisi, ha però provocato un incremento dei costi in bolletta: come ha giustamente citato Zorzoli, diversi impianti a gas ad oggi funzionano in regime di perdita, non lavorano cioè abbastanza per ripagare i costi di costruzione e funzionamento, ed i proprietari – quindi l’Enel – recuperano queste perdite aggraviando le tariffe. La “colpa” delle rinnovabili, in questo caso, è quindi semplicemente quella di essere considerate fonti prioritarie nell’immissione in rete, ovvero l’energia prodotta da un impianto fotovoltaico verrà consumata prima di quella di un impianto a gas. Lo scopo di questa manovra era rendere le rinnovabili il core della produzione italiana lasciando alle fonti fossili il semplice ruolo di regolatori della stabilità della rete: tuttavia i grandi investimenti in impianti a gas dell’ultimo decennio rischiano ora di sfumare proprio a causa del ruolo sempre più ingombrante delle rinnovabili.
A questo si somma il calo dei consumi dovuto alla crisi; questo aspetto potrebbe essere liquidato in fretta, ma caratteristica invece più di ogni altro le caratteristiche economiche e quindi tecniche della rete energetica del Paese. Secondo le normali leggi del mercato, infatti, ad un diminuire della domanda e a parità di offerta i prezzi dovrebbero diminuire; invece aumentano. Questo fenomeno identifica il mondo energetico italiano come un sistema ancora fondamentalmente monopolista: è solo in regime di monopolio – o al più di cartello – che in presenza di un calo della domanda i fornitori possono permettersi di lasciare inalterati i profitti aumentando il prezzo. La crisi mette a nudo la pochezza delle liberalizzazioni fino a questo momento avviate nel mercato energetico, svelando un mondo ancora ancorato ai retaggi del passato.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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