Conto energia, ecco la posta in palio

Pubblicato il 3 Aprile 2012 alle 08:32 Autore: Matteo Patané
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Un costo in bolletta invece imputabile direttamente alle fonti rinnovabili è la voce relativa agli adeguamenti della rete. La rapida variabilità di questo tipo di fonti rende infatti particolarmente instabile la rete, rendendo necessario un controllo decisamente più stretto e lo sviluppo di tecnologie di accumulazione necessarie per dosare in maniera corretta gli accessi alla rete in funzione dei reali consumi e non della produzione. Ad oggi vi sono solo alcuni progetti pilota in materia, tra cui si distingue la smart grid targata Fiamm.

L’attuale situazione configura quindi una sorta di snodo; per uscire dal guado vi è chi vorrebbe una netta diminuzione, se non una cancellazione tout court, degli incentivi sulle energie rinnovabili, in aperto contrasto alla Direttiva 2001/77/CE che regola a livello europeo la promozione di energia derivante da fonti rinnovabili. È la posizione dell’ENEL, preannunciata da un attacco nemmeno troppo velato alle fonti rinnovabili lanciato direttamente dal suo presidente Paolo Andrea Colombo in data 30 marzo, come riportano ad esempio La Stampa o La Repubblica:

Lo sviluppo delle rinnovabili, unito alla stagnazione della domanda, sta rendendo difficile la copertura dei costi di produzione degli impianti convenzionali, mettendone a rischio la possibilità di rimanere in esercizio.

Fuor di metafora, le intenzioni dell’ENEL sono chiare: o vengono garantiti i profitti, o gli impianti chiudono, con conseguente crollo di una rete energetica la cui dipendenza dalle fonti fossili è ancora troppo – quantitativamente e qualitativamente – alta. Un ricatto, praticamente.

È innegabile che, malgrado gli straordinari risultati evidenziati anche da Legambiente, vi siano alcune storture nel sistema di incentivazione per le fonti rinnovabili. Ad oggi, infatti, il sistema di incentivazione premia la produzione di energia elettrica da rinnovabili tout court, senza indagare se a livello generale ciò provoca maggiori oneri globali per la rete e senza isolare e colpire le attività speculative. Inoltre non esiste in Italia un vero piano di industriale per le tecnologie legate al mondo rinnovabili, né a livello di ricerca, né in quello industriale; se veramente le fonti alternative saranno la tecnologia del futuro, questo è il momento di incentivare la ricerca e l’industrializzazione, onde non ritrovarci ad essere ancora una volta dei meri importatori dall’estero. Già in passato le uniche società di produzione di pale eoliche in Italia vennero vendute ai danesi di Vestas, sarebbe opportuno ricominciare a produrre e a fare ricerca.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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