La Scozia verso l’indipendenza
Il nodo della questione è che metà delle riserve di gas e petrolio devono ancora essere estratte. E bisogna anche considerare che il settore dà lavoro a 196mila scozzesi. In tutto il Regno Unito gli occupati che lavorano grazie a questa industria sono 440mila: posti di lavoro per gli scozzesi? Così afferma Salmond. Ma la disoccupazione in Scozia è piuttosto bassa, ferma al 4% circa.
Lo spauracchio dell’euro
Il ministro dell’Economia britannico, George Osborne, ha già avvertito Edimburgo: “In caso di indipendenza, sarete obbligati ad adottare l’euro”. La moneta unica europea, quindi, come uno spauracchio, in un momento di grande crisi per la valuta e di forti tensioni finanziarie. Salmond ribatte che a decidere saranno gli scozzesi, ma che lui sarebbe più propenso a tenere la sterlina. La questione sarà dunque l’eventuale adesione della Scozia all’Unione o la permanenza nel Commonwealth. Le linee guida proposte da Salmon parlano chiaro: capo dello Stato resterà la regina. Come in Australia e Canada, membri del Commonwealth britannico.
Solo un po’ di indipendenza
Tutte questioni che, pur gravi, paiono di secondaria importanza poiché quello che vogliono ad oggi gli scozzesi, e sembrano volerlo davvero, è un po’ di indipendenza. Non tutta. Ma Cameron gioca la partita fino in fondo e incalza: il primo ministro britannico, al recente congresso di Manchester dei conservatori, ha detto chiaramente che Salmond non deve essere «codardo» e deve avere il coraggio di porre un quesito secco e chiaro agli scozzesi. Vogliono o no l’indipendenza dal Regno Unito?
di Matteo Zola