Pensioni novità 2018: Quota 100 e Quota 41 a confronto, qual’è meglio?

Pubblicato il 23 Marzo 2018 alle 17:18 Autore: Giuseppe Spadaro
Pensioni novità 2018 Quota 100 e Quota 41 a confronto, qual'è meglio

Pensioni novità 2018: Quota 100 e Quota 41 a confronto, qual’è meglio?

Pensioni, novità 2018: di pensioni si discute da anni con grande interesse. Perché è un tema sensibile che riguarda la vita delle persone. Incrocia il tema della previdenza nel nostro Paese ma anche le dinamiche del lavoro. Chiama in causa l’argomento delle politiche industriali, dei livelli di occupazione e di scelte strategiche che il prossimo governo dovrà definire e porre in essere. Tutto questo sempre facendo i conti con le disponibilità economiche. Infatti sono proprio le coperture economiche il principale freno alla volontà di riformare il sistema pensionistico italiano.

Pensioni novità 2018, quota 100 e quota 41

In questo caso lo spunto alla discussione arriva da un luogo virtuale. L’autore è Luciano Scalas che sul gruppo ‘Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti’ espone le sue argomentazioni. Con una tesi semplice: molte delle difficoltà che i lavoratori scontano oggi derivano da ciò che è successo nel passato. Nel post si parla di quota 100 e quota 41. Cosa sono? Con quota 100 si indica la possibilità di accedere alla quiescenza sommando età anagrafica e contributiva. Quota 41 è concessa a chi ha versato almeno 12 mesi, anche non continuativi di contributi prima dei 19 anni e si trovano in determinate categorie disagiate, e/o svolgono uno dei 15 mestieri gravosi.

Pensioni novità 2018, ‘altro che regalo’

‘Supponiamo – spiega Scalas – che un lavoratore debba raggiungere quota 100, dopo 40 anni di lavoro devi avere almeno una età di 60 anni, se hai 35 anni di contribuzione ne devi avere almeno 65 anagrafici. Non mi pare che stiano regalando niente’. Stesso discorso per quota 41. ‘Con 41 per tutti la minestra non cambia, noi che abbiamo iniziato a lavorare a 15/16 anni negli anni 70, abbiamo la possibilità di arrivare a numeri simili, certamente abbiamo lavorato 40 è più anni però molti di noi hanno dei ‘buchi’ contributivi, allora per raggiungere la fatidica cifra dobbiamo lavorare ancora qualche anno’. Stesso discorso secondo il ragionamento di Scalas riguarda i giovani che iniziando (i ‘fortunati’) a lavorare a 25 anni andranno in pensione a 66 anni.

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Pensioni novità 2018, proposte ‘onerose’

Troppo onerose entrambe le proposte. Sia quota 100 che quota 41 vengono quindi giudicate poco incoraggianti per i lavoratori. ‘Noi stiamo ancora pagando i privilegi di queste categorie, con i nostri contributi previdenziali abbiamo tenuto in piedi il sistema vitalizi e pensioni d’oro, ora che ci spetta un meritato riposo per l’ennesima volta vogliono spostare il traguardo’. Viene dunque auspicata la diminuzione della soglia di anni di lavoro per l’accesso alla pensione. E qui si torna al discorso delle risorse economiche. Come recuperare le cifre necessarie? Per Scalas rivedendo quelle che tira in ballo quando parla polemicamente di ‘diritto acquisito, posizioni intoccabili’ e ‘baby-pensionati’. In conclusione il post non esprime una preferenza tra Quota 100 e Quota 41. Ma evidenzia di fatto la gravosità di entrambe sui lavoratori.

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L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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