Pensione Integrativa: dove conviene investire?

Pubblicato il 20 Giugno 2018 alle 18:11 Autore: Redazione
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Pensione Integrativa: dove conviene investire

Con il termine pensione integrativa si fa riferimento ad un trattamento previdenziale complementare, reso possibile da una forma di investimento più o meno importante a livello economico, da realizzare durante la fase lavorativa.

Oggigiorno crearsi una forma di rendita supplementare, oltre all’assegno pensionistico, è divenuto l’obiettivo primario di un numero sempre maggiore di persone. Il motivo è da ricercarsi nel futuro incerto del sistema previdenziale italiano. Nei prossimi anni, infatti, l’importo della pensione potrebbe essere di gran lunga inferiore rispetto all’ultima busta paga percepita da lavoratore. Le stime indicano una differenza a volte superiore anche al 50 per cento.

 

Il tema della pensione integrativa, al momento, non sembra essere di primaria importanza per il governo, nonostante siano in tanti a chiedere informazioni e consigli sulla previdenza complementare. A riguardo, è fondamentale per prima cosa effettuare la distinzione tra PIP (Piano Individuale Pensionistico) e i fondi pensione. Entrambi rientrano nel campo della previdenza integrativa; esistono poi altri “strumenti” di risparmio che possono essere utilizzati per questo scopo come i conti deposito e le polizze vita ma questi sono utilizzati principalmente per altre finalità.

 

Piano Individuale Pensionistico e fondi pensione a confronto

 

Il PIP è la forma di previdenza complementare più gettonata tra i lavoratori. A differenza dei fondi pensione, il piano individuale pensionistico è un prodotto di tipo assicurativo. In dettaglio, il PIP è a tutti gli effetti un contratto di assicurazione, attraverso il quale si decide di versare interamente il TFR. Inoltre, è previsto il versamento di un determinato importo, all’anno oppure mensilmente. Tale somma, scelta liberamente dal lavoratore, viene investita in un fondo.

Quest’ultimo è delegato da una società assicuratrice. Come detto, la differenza più importante tra PIP e fondi pensioni è rappresentata dalla natura di prodotti assicurativi da parte dei primi. A loro volta, i fondi pensioni possono essere di due tipologie: aperti e chiusi. Il fondo pensione aperto prevede la possibilità che vi aderisca chiunque. Quello chiuso, invece, è destinato a determinate categorie di lavoratori. L’esempio classico, in Italia, è rappresentato dal fondo Cometa, a cui possono accedervi unicamente i metalmeccanici.

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Il PIP è rischioso?

 

Rientrando nella categoria dei prodotti assicurativi ed essendoci alla base un investimento gestito da una società di assicurazioni, alcuni potrebbero nutrire delle perplessità nei confronti del PIP, il piano individuale pensionistico.

 

In realtà, i rischi sono minimi qualora si scelga l’acquisto di obbligazioni oppure titoli di stato. Così facendo, da un lato si vanno ad evitare brutte sorprese (possibili se si scegliessero le azioni come profilo di investimento), dall’altra parte si accetta di ricevere un rendimento più basso.

Quali sono i vantaggi del piano individuale pensionistico?

 

Il vantaggio più apprezzato da chi sottoscrive un piano individuale pensionistico è la possibilità di dedurre fino ad un massimo di 5.164 euro. In ambito fiscale, il risparmio oscilla tra i 1.180 e 2.200 euro. Come spiegato in precedenza, il versamento è libero.

 

Ciò significa che non si è obbligati a versare una quota fissa, sia essa annuale o mensile. Inoltre, il PIP permette di riscattare fin dal primo giorno di pensione il 50 per cento del capitale investito. Se, ad esempio, l’importo totale del versato è pari a 200 mila euro, si ha la facoltà di chiederne subito la metà, in questo caso 100.000 euro. In alternativa, si può ricevere il comune vitalizio mensile.

 

Si possono prendere i soldi prima della scadenza?

 

Una delle domande che si pongono tutti quelli che sono interessati alla previdenza integrativa è se sia possibile prendere i soldi investiti prima della scadenza naturale del contratto. Su questo aspetto, è bene sapere che esistono una serie di limitazioni più o meno importanti. Si ha diritto a riscattare in anticipo il 75 per cento del totale versato soltanto in caso di malattie gravi e acquisto della prima casa.

 

Dopo 8 anni dall’apertura della previdenza complementare, si può richiedere un riscatto pari al 30 per cento. Infine, l’eventuale riscatto completo – con annessa chiusura della posizione previdenziale integrativa, è riservato unicamente a coloro che rimangono disoccupati per 48 mesi consecutivi o in caso di morte degli aderenti. In quest’ultimo caso, il trattamento previdenziale spetta di diritto agli eredi o ai soggetti identificati come beneficiari.

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