Airbnb e Booking: invio prenotazioni al fisco in scadenza

Pubblicato il 26 Giugno 2018 alle 17:01 Autore: Camilla Ferrandi
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Airbnb e Booking: invio prenotazioni al fisco in scadenza

Il braccio di ferro tra Airbnb e Booking e l’Agenzia delle Entrate continua. Questa volta, a far discutere è la clausola del decreto legge n. 50 del 2017 che prevede, dalla denuncia dei redditi 2018, che le piattaforme di annunci di affitti agiscano come sostituto d’imposta. Detto in altri termini, Airbnb, Booking e le altre piattaforme, dovrebbero, in qualità di sostituto d’imposta, comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati di chi affitta casa sul proprio sito e i guadagni derivanti da ogni prenotazione. Ogni 30 giugno, questa la data prevista dal decreto, l’Agenzia delle Entrate avrebbe così il quadro chiaro degli incassi degli host dei siti di affitto per l’anno precedente.

Aribnb e Booking: Agenzia delle entrate chiede le informazioni

Sia Airbnb sia Booking hanno sottolineato che non intendono agire da sostituti di imposta, ritenendo che questo compito non gli competa. Prima di tutto perché, commentano i due colossi, vi è un problema tecnico alle richieste dell’Agenzia: l’assenza di strumenti adeguati per fornire le informazioni previste. Il sistema, sottolineano Airbnb e Booking, non è in grado di distinguere tra annunci di host privati, che nella dichiarazione dei redditi potrebbero beneficiare del regime della cedolare secca (21% tassazione), e i professionisti del settore immobiliare che operano tramite la piattaforma.

Airbnb e Booking: invio prenotazioni al fisco in scadenza

Il sollevamento di queste problematiche da parte delle piattaforme ha convinto l’Agenzia delle Entrate a prorogare la scadenza della recezione dei dati richiesti dal 30 giugno al 20 agosto 2018. Ma ribadiscono di non aver alcuna intenzione di fornire i dati richiesti al Fisco italiano.

Booking, per esempio, dichiara a Wired che, a suo avviso, il nuovo regime sugli affitti brevi non la riguardi, visto che gestisce solo una parte dei pagamenti. Per questo ritiene che la legge, nella parte riguardante l’essere sostituto di imposta, non si possa applicare alla sua attività.

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Airbnb, uguale.  Dopo l’entrata in vigore della legge, Airbnb passa alle vie legali. “Attualmente è pendente un ricorso presso il Tar del Lazio, la cui udienza di merito, nonostante i nostri ripetuti interventi a sollecitarne l’urgenza, è prevista solo il prossimo ottobre” racconta a Wired. Continua l’azienda: “Airbnb ha sollevato numerose obiezioni in materia di diritto europeo, concorrenza e privacy” rispetto alle procedure per effettuare la ritenuta d’acconto. L’incapacità tecnica di distinguere i privati che affittano (i soli a poter beneficiare della cedolare secca) dai professionisti genera un problema di responsabilità. Problema che, ribadisce Airbnb, potrà essere risolto solo attraverso il verdetto del Tar laziale. Prima di tale sentenza, conclude l’azienda, Airbnb non rilascerà alcuna informazione al Fisco.

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L'autore: Camilla Ferrandi

Nata nel 1989 a Grosseto. Laureata magistrale in Scienze della Politica e dei Processi Decisionali presso la Cesare Alfieri di Firenze e con un Master in Istituzioni Parlamentari per consulenti d'assemblea conseguito a La Sapienza. Appassionata di politica interna, collaboro con Termometro Politico dal 2016.
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