Medio Oriente: la guerra per l’acqua, tra numeri e soluzioni

Pubblicato il 12 Luglio 2018 alle 15:06 Autore: Antonio Scafati
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Medio Oriente: la guerra per l’acqua, tra numeri e soluzioni

Diciassette paesi in Medio Oriente e Nord Africa non hanno acqua a sufficienza e si trovano al di sotto della soglia di povertà idrica, secondo le Nazioni Unite. Per povertà idrica si intende meno di 500 metri cubi di acqua all’anno per persona da risorse naturali. In Medio Oriente e Nord Africa vive il sei per cento della popolazione mondiale. Le risorse d’acqua a disposizione rappresentano però solo l’un per cento di quelle dell’intero pianeta.

Medio Oriente e Nord Africa sono aree in forte espansione, sia economica che demografica. La disponibilità di risorse idriche al momento non regge il passo. Anzi: siccità, cambiamenti climatici e calo delle piogge stanno contribuendo alla riduzione dell’acqua a disposizione, come sottolineato da un rapporto stilato a marzo dall’8° World Water Forum. Ne derivano tensioni politiche ed economiche. Sullo sfondo c’è quella guerra per l’acqua che potrebbe rendere ancor più instabile un’intera regione.

L’acqua in Medio Oriente: qualche numero

La scarsità di risorse idriche è sempre stata una caratteristica dell’area nordafricana e mediorientale. Secondo la Banca Mondiale, questa situazione genera una perdita economica quantificabile in circa 21 miliardi di dollari l’anno tra occasioni di sviluppo che si perdono, malattie, mortalità e costi collaterali.

Proiettando l’attuale situazione nell’immediato futuro, è possibile immaginare che circa il 60 per cento della regione del Medio Oriente e del Nord Africa dovrà affrontare una scarsità di risorse idriche ancor più severa entro il 2040. L’impatto economico potrebbe essere compreso in una forbice tra il 6 e il 14 per cento del prodotto interno lordo dell’area

Produrre acqua dal mare

Una soluzione, adottata da molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, è il processo di desalinizzazione.Il sale viene eliminato dall’acqua (di solito acqua di mare) per produrre risorse idriche adatte a diversi scopi, compreso quello alimentare. Sono circa 150 i paesi al mondo a dotarsi d’acqua in questo modo. Poco meno della metà viene prodotta proprio nell’area mediorientale e nordafricana, in particolare nella regione del Golfo Persico.

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C’è un effetto collaterale, però. Si tratta di un processo con un forte impatto sull’ambiente, sia perché per essere alimentato ha bisogno di combustibili fossili, sia perché produce elementi inquinanti che danneggiano l’ecosistema. Sono allo studio tecniche più “verdi”, ma ci vorranno anni prima che si diffondano.

Ci sono poi paesi come la Libia, lo Yemen e la Cisgiordania che non hanno ancora sviluppato tecnologie per produrre acqua e si affidano alle risorse idriche che il territorio mette loro a disposizione, soprattutto in termini di falde acquifere. Anche per questo, secondo la Banca Mondiale la situazione potrebbe peggiorare nei prossimi anni: la velocità con cui l’acqua viene prelevata da queste sorgenti è infatti più elevata di quella con cui i fiumi e le falde ricevono acqua. Il risultato è un progressivo deterioramento delle già delicate risorse idriche naturali.

La guerra per l’acqua in Medio Oriente e Nord Africa

Questa crescente insufficienza d’acqua produrrà un divario sempre più ampio tra domanda e disponibilità, generando un effetto domino in un’area caratterizzata già da una forte instabilità economica e politica. Il controllo delle risorse idriche come ad esempio il Nilo, o il bacino del Tigri ed Eufrate – risorse che per loro natura ignorano il concetto di frontiera nazionale – è infatti al centro delle tensioni locali.

L’unico paese che a oggi non ha problemi di disponibilità di risorse idriche è la Turchia. L’Iraq, invece, problemi del genere ne ha eccome e accusa Ankara di adottare un atteggiamento aggressivo. Il Tigri e l’Eufrate hanno origine in Turchia, infatti: Ankara può gestire i flussi idrici che scendono verso sud. È la guerra per l’acqua.

La Siria è insanguinata da un conflitto che va avanti da anni. Il controllo delle scarse sorgenti idriche è al centro delle strategie militari dei gruppi che si contendono il territorio. In mezzo, una popolazione alle prese con carestia e poca acqua.

Anche in Iran la situazione non è semplice. Gran parte del territorio soffre di siccità. Molte delle proteste che il paese sta vivendo sono determinate proprio dalla scarsità di risorse idriche.

Il governo etiope invece vuole una diga sul Nilo Azzurro: una prospettiva che a Egitto e Sudan non piace per niente. Il controllo delle scarse risorse idriche sarà uno degli elementi che determinerà il futuro di Medio Oriente e Nord Africa.

Immagine di copertina by Kyle Taylor (CC BY-SA 2.0)

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L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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