Accadde Oggi, 14 settembre: Eraclio torna vincitore a Costantinopoli

Pubblicato il 14 Settembre 2018 alle 07:00 Autore: Tommaso Lolli
Accadde oggi 14 settembre: Costantinopoli manda in crisi l'impero sassanide (persia)

Accadde Oggi, 14 settembre: Eraclio torna vincitore a Costantinopoli

Il Medio Oriente è stato, ed è tuttora, una polveriera pronta ad esplodere. In passato, la ricchezza di tale territorio ha dato vita a Imperi tra i più potenti della storia. Difatti, in queste terre, fiorirono due grandi Imperi che si diedero battaglia per millenni: l’Impero Romano d’Oriente e l’Impero Sassanide.

La lotta su due fronti

La storia è stata insegnante nel far apprendere come nel corso delle proprie guerre la Germania Guglielmina e il Terzo Reich abbiano tentato di evitare una lotta su due fronti: uno contro i Russi, a Est, e l’altro a Ovest contro francesi ed inglesi. La Germania, infatti, per vincere le proprie guerre, data la sua posizione centrale nell’Europa, doveva concentrare tutte le proprie risorse su un solo fronte. E difatti, le sconfitte tedesche nella storia, persino quelle di Federico Il Grande di Prussia, hanno origini da tali mancanze di strategia.

La storia, però, è stata testimone di un altro Stato che per primo si accorse di tale necessità e che doveva affrontare la medesima situazione: l‘Impero Romano d’Oriente. Difatti, l’Impero “Bizantino”, diviso da una parte sulla penisola balcanica e l’altra nel Medio Oriente, intese che per vincere aveva bisogno che uno dei due fronti fosse appacificato e stabile. Dominando, dalla Macedonia all’Egitto, l’Impero, nei suoi primi anni dopo la caduta del suo gemello nel 476 d.C. era spinto maggiormente ad irradiare il proprio potere ad Occidente invece che verso l’Oriente.

L’era da Giustiniano a Eraclio

L’espansione bizantina verso l’Occidente iniziò con Giustiniano. Belisario, il generale Bizantino, sarebbe dovuto partire da Costantinopoli e arrivare in Africa, poi in Italia e da lì verso l’intera Europa. Per far ciò, però, era necessario stabilire una pace o assicurarsi una stabilità a Oriente con un Impero in silenzio si rafforzava e ambiva a dominare l’intero Medio Oriente: l’Impero Sassanide. La pace eterna firmata tra i due Imperi assicurò ai bizantini la stabilità a Oriente per intraprendere missioni a Occidente. L’espansione bizantina si arrestò, come noto, alla sola Italia. La Pace eterna tra i due Stati si basava, in poche parole, da una serie di pagamenti bizantini a favore dei persiani. Quando però una grave crisi economica, una pestilenza e vari tentativi di usurpazione imperversarono per decenni nei territori Bizantini, quest’ultimi si ritrovarono impossibilitati nel pagare i persiani, i quali approfittarono della debolezza di Bisanzio per colpire.

L’invasione persiana

Dalla morte di Giustiniano nel 565 fino all’elezione di Maurizio come Imperatore, l’Impero Bizantino aveva dovuto combattere una sola volta contro i Persiani, ovvero quando l’Imperatore Maurizio decise di intervenire contro i Persiani, i quali erano in lotta fra loro per una guerra di successioni, al fine di far sedere al trono di Persia un suo alleato: Cosroe II. Non potendo pagare i tributi per la Pace Eterna di Giustiniano, Maurizio pensava che una tale mossa avrebbe portato Cosroe II a divenire debitore di Bisanzio per la sua ascesa al trono evitando una guerra tra i due Paesi. La mossa di Maurizio si rivelò corretta. La pace non poté durare a lungo. L’assassinio dell’Imperatore Maurizio da parte di Foca scatenò l’ira di Cosroe che approfittò della grave crisi interna bizantina, dovuta all’assassinio, ed esterna, data l’invasione di tribù slave che attraversarono il Danubio.

Pertanto, nel 602, l’Impero Persiano invase i territori dell’Impero Bizantino. L’avanzata fu inarrestabile, Palestina e Siria caddero subito sotto il potere persiano. Egitto ed Anatolia, Costantinopoli compresa, erano in pericolo. Il popolo bizantino cominciò a soffrire la reggenza di Foca ed una rivolta guidata Eraclio venne organizzata.

Foca venne destituito e ucciso nel 610 e al suo posto venne proclamato Imperatore Eraclio.

Il regno di Eraclio

Salito al potere la situazione dell’Impero era critica. Gerusalemme era stata rasa al suolo e i Persiani avevano trafugato le reliquie. Intanto, i persiani avanzavano in Anatolia e si erano alleati con gli Avari, i quali oltrepassarono il Danubio ed iniziarono a devastare il territorio dell’attuale Bulgaria.

La situazione era precipitata. Presa su due fronti Bisanzio non poteva resistere a lungo. L’esercito intero era schierato in Anatolia ed i generali bizantini temevano di affrontare i persiani date le sconfitte ricevute. L’unica certezza che Eraclio aveva era l’impenetrabilità delle mura di Costantinopoli. Le mura teodosiane avrebbero retto qualunque tipo d’assedio mentre per mare sarebbe stato impossibile conquistare la città data la potenza della flotta bizantina.

La potenza bizantina sul mare era impressionante ma la guerra che veniva combattuta era sulla terra e pertanto andava gestita una strategia terrestre. Eraclio decise di ritirare le proprie truppe dalle fortezze in Anatolia. Tale mossa diede la possibilità ai persiani di invadere più facilmente la penisola.

Gli Avari da Ovest si avvicinavano sempre di più verso la città. Il raduno delle proprie truppe da parte di Eraclio nell’Anatolia Centrale fu effettuato al fine di di addestrare e migliorare le tecniche di guerra bizantine. Eraclio aveva deciso di giocarsi tutto. Egli, confidando nelle difese della capitale, decise di intraprendere l’invasione del territorio persiano mentre il territorio bizantino era ancora sotto occupazione straniera. Il progetto eracliano era quello di prendere la capitale persiana prima che i persiani occupassero Costantinopoli.

Eraclio, inoltre, dovette affrontare una grave crisi finanziaria (data la svalutazione della moneta bizantina) e alimentare, date le devastazioni dei territori circostanti la Capitale. La guerra su due fronti stava logorando la popolazione. Più la guerra imperversava più la fiducia in Eraclio diminuiva. Sul piano militare e politico era tutta una questione di tempo.

In aiuto dell’Imperatore giunse la Chiesa. Essa si offrì di consegnare alle casse statali i propri tesori. Tale accettazione da parte della Chiesa fu dovuta al fatto che il Patriarca di Costantinopoli considerava la guerra contro i Persiani come una guerra di religione. Cristianesimo contro Zoroastrismo.

Deus adiuta Romanis: le spedizioni di Eraclio

L’intervento della Chiesa creò euforia. Eraclio utilizzò il tesoro ecclesiastico per corrompere i capi Avari, convincendoli a rallentare l’avanzata contro Costantinopoli. Le truppe risparmiate a Occidente, quindi, sarebbero state utilizzate per la difesa delle città in Oriente. La situazione sebbene ancora tragica permetteva ai bizantini di intravedere una luce alla fine del tunnel. Nel 622 Eraclio lanciò la sua prima spedizione verso i territori persiani.

Le prime vittorie iniziarono ad arrivare. In maniera celere, Eraclio riuscì ad occupare ingenti territori persiani sebbene i Persiani fossero sempre più vicini alla capitale bizantina.

Nel 624, nonostante i primi segni di cedimento da parte persiana, Eraclio offrì una pace al Re sassanide che rifiutò, pensando di poter ottenere molto di più. La guerra romano-persiana divenne ormai una guerra per l’esistenza di un solo Impero su tutto il Medio Oriente.

Tale rifiuto persiano causò la seconda spedizione di Eraclio che partì da Nicomedia in direzione dell’Armenia e dell’Azerbaijan.  Vittorie su vittorie presentarono un quadro diverso al Re persiano sull’andamento della guerra. La supremazia persiana era messa in pericolo. Le scelte persiane erano due: o inseguire l’esercito di Eraclio per intercettarlo e distruggerlo oppure continuare l’avanzata verso Costantinopoli. La scelta intrapresa dal Re persiano fu la peggiore. Egli nel 626 strinse un’alleanza con gli Avari, i quali accettarono e ruppero la tregua con Bisanzio. Il piano persiano fu il seguente: gli Avari con il loro esercito avrebbero attaccato la parte europea di Costantinopoli mentre i Persiani la parte orientale, nel frattempo però il Re persiano decise di dividere il proprio esercito, una parte avrebbe inseguito i bizantini nel Caucaso mentre l’altra avrebbe attaccato Costantinopoli.

L’impossibilità di creare un collegamento durante l’assedio tra persiani ed Avari, a causa della potenza della flotta bizantina sul Bosforo che impediva alle navi Persiane di sbarcare in Europa, indebolì la potenza dell’assedio avaro-persiano. Tutti i tentativi di prendere la città risultarono vani.

Nel frattempo Eraclio entrò in contatto con un clan rivale degli Avari: i Cazari. Egli, con la promessa di concedere la propria figlia al re cazaro, ottenne il supporto del clan caucasico il quale entrò in guerra a fianco dei Bizantini.

L’esercito avaro non riuscì a penetrare le mura teodosiane della capitale bizantina. Le perdite per condurre tale assedio furono ingenti ed unitamente alla nuova minaccia cazara, essi decisero di tirarsi fuori dal conflitto. Ora la Persia rimaneva sola. L’esercito persiano continuò l’assedio ma la fanatica difesa dei bizantini riuscì ad impedirgli di prendere la capitale. Inoltre, i persiani non solo si trovarono senza alleati ma il proprio esercito era diviso in due, rendendo più vulnerabile ad un attacco bizantino-cazaro. I persiani tolsero l’assedio e cominciarono a ritirarsi. La guerra ormai era per loro praticamente persa.

L’ultima fase del conflitto

I bizantini, ormai, non erano più minacciati su due fronti. La situazione si era ribaltata (proprio come nella Prussia di Federico il Grande nella Guerra dei Sette Anni) a loro favore. Nel 626 Eraclio rientrò a Costantinopoli per far riposare le proprie truppe.

Nel 627 l’ultima spedizione venne lanciata. La vittoria ormai era in mano bizantina. La capitale dell’Impero Sassanide venne espugnata. Il re persiano venne rovesciato e dopo giorni di torture morì nel 628.

Finalmente, dopo 26 anni di guerra, le ostilità tra persiani e bizantini cessarono. I persiani ritirarono tutte le loro truppe dai territori bizantini occupati. La Vera Croce di Gesù, la quale era stata trafugata dai persiani dopo la distruzione di Gerusalemme. La pace firmata dai persiani portò l’Impero Sassanide nel caos. Povertà, fame ed incertezza nel futuro entrarono nella vita quotidiana persiana a causa delle perenni guerre civili che vi furono.

14 settembre 629: l’Imperatore torna trionfante a Costantinopoli

Il 14 settembre 629 l’imperatore Eraclio rientra in trionfo a Costantinopoli dopo la sua vittoria nella guerra contro i Persiani. Egli venne soprannominato “Scipione” dati i 6 anni di guerra condotti con sole vittorie sul campo. Venne paragonato ad Annibale per il suo genio. L’aver riportato la Vera Croce in mano cristiana aumentò il proprio prestigio dinnanzi alle istituzioni ecclesiastiche e al popolo.

L’essere riuscito a prevalere sui persiani non portò effetti immediati. La vittoria ottenuta da Eraclio fu una “vittoria pirrica”. La Chiesa, la quale aveva concesso i propri servigi tramite dei prestiti all’Imperatore, chiese la riscossione del proprio debito. Per ripagare l’ingente debito ottenuto nei confronti della Chiesa, Eraclio fu costretto ad aumentare la tassazione, anche sui territori che erano stati soggiogati e devastati dai Persiani. Tale situazione non portò ad uno sviluppo immediato delle risorse ottenute dalla vittoria. Anzi creò all’interno dell’Impero un sistema di precarietà in quanto esso non riuscì a ritornare ai livelli pre-guerra.

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Tra bizantini e persiani, arrivarono gli arabi

Molti studiosi affermano che se Eraclio fosse morto subito dopo la fine della guerra contro i persiani egli sarebbe stato considerato al pari di Giulio Cesare.

Ma perché non fu così? La vittoria bizantina sui persiani e l’indebolimento persiano si rivelò un’arma a doppio taglio per i bizantini. Difatti, una potenza nuova emerse: gli Arabi. La forza d’urto araba distrusse in maniera veloce ciò che rimaneva dei persiani e subito dopo si diresse verso i territori Bizantini.

Eraclio, ormai stanco e malato, non fu capace di tener testa agli Arabi. La vecchiaia non gli permise di condurre il suo esercito contro gli Arabi. Pertanto, egli rispose all’invasione araba in una maniera passiva. Si affidò al sistema “thematico” che aveva creato per organizzare in maniera più efficiente la difesa dell’Impero. Tuttavia, l’incapacità dei nuovi generali, la mancanza di carisma di Eraclio causato dalle condizioni precarie di salute e la crisi di tutti i settori bizantini dall’ambito politico a quello militare fino a quello economico e sociale causarono l’invasione del Medio Oriente della nuova potenza emergente spinta da una nuova religione: l’Islam.

Eraclio morì nel 641 e già nel 717 Costantinopoli si ritrovò nuovamente a combattere per la sua sopravvivenza.

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