Elezioni Baviera 2018: risultati, una debacle storica per i partiti tradizionali

Pubblicato il 15 Ottobre 2018 alle 12:36 Autore: Michele Mastandrea
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Elezioni Baviera 2018: risultati, una debacle storica per i partiti tradizionali

È riassumibile soprattutto in una debacle di portata storica per l’Unione dei Cristiano-Sociali (CSU) l’esito del voto regionale di ieri in Baviera, ricca regione della Germania al confine meridionale con l’Austria. I Cristiano-Sociali, al governo del land per tutto il periodo post bellico, con il 37.3% dei voti ottenuti sono ai loro minimi dal 1950, perdendo la maggioranza assoluta pur a fronte di una alta affluenza (72.5%). Il peso del risultato è ancora più imponente se si considera che il totale dei voti ricevuti da CSU e SPD ammonta al solo 45% del totale; nel 1998 era circa l’82%.

Elezioni Baviera 2018: debacle storica CSU-SPD

I risultati elettorali sono un duro colpo soprattutto per la linea politica di Horst Seehofer. Il leader del partito regionale bavarese alleato della CDU e ministro degli Interni dell’attuale governo federale è noto per le sue posizioni molto critiche sul tema migranti; critiche sfociate spesso in duri attacchi inflitti ad Angela Merkel negli ultimi anni proprio sulla gestione dei movimenti migratori.

Se la CSU piange la SPD non ride; i socialdemocratici non riescono ad arrivare nemmeno al 10%. Da molti il voto viene di conseguenza visto come capace di impattare sulla tenuta dell’attuale governo federale di Grande Coalizione tra i due partiti, già molto fragile.

Elezioni Baviera 2018: la sconfitta dei partiti tradizionali

È senza dubbio una sconfitta per i partiti tradizionali, su un binario differente però da quanto visto in Italia o in Svezia. In Baviera il partito populista di estrema destra Alternative Fur Deutschland non sfonda seppur conquistando il 10.9% dei consensi,; invece, i Verdi, che hanno giocato una campagna elettorale pro migranti sfiorano il 20%. Non entra nel Parlamento invece la sinistra di Linke.

Dalla Baviera sembra dunque emergere un segnale: nella forte polarizzazione politica sul tema delle migrazioni torna a essere credibile un’opzione alternativa a quella “suprematista”; per dirla in breve, quella del motto “Prima gli..” declinato variamente nei contesti locali.

Il dato è ancora più significativo dato che ci troviamo a solo qualche mese dalle decisive elezioni del maggio 2019; elezioni che potrebbero radicalmente mutare il volto del Parlamento dell’Unione Europea.

Elezioni Baviera 2018: la formazione del governo

Ora, come dichiarato dal candidato CSU Markus Soeder appena dopo il voto, si apriranno le trattative tra le forze politiche per la formazione di un governo stabile. Non ci sarà in alcun modo una possibilità di trattativa tra CSU e Afd, ha ribadito lo stesso Soeder. A poter entrare nel futuro governo, che sarà necessariamente di coalizione sono i conservatori locali dei Freie Waehler (Liberi Elettori), che hanno raggiunto l’11%, ma anche i Liberali Democratici, che hanno ottenuto il 5% dei suffragi.

La ricezione in Italia del voto è stata differente. Matteo Salvini ha inserito l’esito elettorale nel ciclo europeo anti-establishment; per Di Maio è la prova che un tema come l’ambiente, ritenuto né di sinistra né di destra, può rivelarsi decisivo. Entrambi i leader del governo giallo-verde concordano però su un punto: il voto in Baviera è un campanello d’allarme ulteriore per l’Unione Europea per come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, preludio di sconvolgimenti ancora più importanti nei prossimi mesi.

Michele Mastandrea

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L'autore: Michele Mastandrea

Nato nel 1988, vive a Bologna. Laureato in Relazioni Internazionali all'università felsinea, su Termometro Politico scrive di politica estera ed economia.
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