Rimborso Irpef a debito: come evitare la restituzione di denaro

Pubblicato il 6 Novembre 2018 alle 06:31 Autore: Giuseppe Spadaro
Rimborso Irpef a debito come evitare la restituzione di denaro

Rimborso Irpef a debito: come evitare la restituzione di denaro

Come evitare il rimborso Irpef a debito


Il pagamento delle tasse passa da norme spesso complesse e che non tutti conoscono. Il modello 730 è lo strumento per dichiarare i propri redditi e comunicare al fisco le entrate. Il sistema prevede che le tasse siano pagate in base alle entrate dell’anno precedente. Pertanto possiamo dire che le imposte siano anticipate.

Si presuppone che le entrate dell’anno in corso siano identiche a quelle dell’anno prima. Potenzialmente si produce quindi l’ipotesi del rimborso Irpef a debito. Magari nel caso in cui i redditi utilizzati per il calcolo siano inferiori a quelli effettivamente prodotti nell’anno di riferimento.

Rimborso Irpef a debito, scalato da busta paga o pensione

Quali sono i casi più frequenti in cui si producono debiti verso il fisco? Spesso avviene quando il lavoratore percepisce più stipendi da datori di lavoro diversi nello stesso anno. Un’altra potenziale causa è data dalle detrazioni che possono variare di anno in anno. O ancora dal non corretto conteggio delle detrazioni che spettano per i familiari a carico.

Come funziona il rimborso Irpef a debito? Per i lavoratori dipendenti le cifre vengono recuperate a partire dalla busta paga di luglio. Mentre per i pensionati dalla rata di pensione del mese di agosto.

Nel caso in cui l’importo da restituire sia più alto dello stipendio o della pensione si scala al mese successivo e via discorrendo. Un ritardo nel pagamento comporta l’applicazione degli interessi dello 0,40 per cento per ogni mese, trattenuto sempre dalla retribuzione e versato in aggiunta alle somme già dovute.

Rimborso Irpef a debito, possibilità di rateizzare

Il debito col fisco è rateizzabile. In questo caso sarà il datore di lavoro o l’Inps a versare le somme residue trattenendole dalle mensilità in numero pari alle rate che si intendono fissare.

Tuttavia nel caso in cui entro la fine dell’anno non è stato possibile trattenere l’intera somma per insufficienza delle retribuzioni corrisposte, il datore di lavoro (sostituto d’imposta obbligato) comunica all’interessato entro il mese di dicembre, gli importi ancora dovuti. Sarà lo stesso debitore a dover versare con la maggiorazione dello 0,40% entro il mese di gennaio gli importi dovuti.

Rimborso Irpef a debito, blocco del versamento sull’acconto Irpef

C’è un altro caso che è utile portare a conoscenza degli utenti. Entro il 30 settembre c’è la possibilità di procedere al cosiddetto blocco del versamento sull’acconto Irpef. In cosa consiste? Il contribuente ha la possibilità di chiedere al sostituto di imposta, datore di lavoro o ente pensionistico, di non trattenere gli acconti sulla busta paga o sulla pensione perché ritiene che la situazione dell’anno in corso sia diversa dall’anno fiscale precedente. In caso di errori la sanzione può arrivare fino al 30% del debito stesso.

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L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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