Pace fiscale 2019: prima rata, falla scoperta dalla Corte dei Conti

Pubblicato il 10 Novembre 2018 alle 06:36 Autore: Guglielmo Sano
Pace fiscale

Pace fiscale 2019: prima rata, falla scoperta dalla Corte dei Conti

Prima rata pace fiscale 2019


La Corte dei Conti interviene nel merito del Dl Fisco nel corso di un’audizione al Senato; quindi, avverte il governo in relazione a una possibile “falla”  della cosiddetta “pace fiscale”. Scrivono i giudici: “Attenzione al rischio che i contribuenti paghino solo la prima rata per usufruire dei benefici e poi smettano di pagare”. D’altronde, un fenomeno simile si è già verificato “col condono tombale del 2002, quando si registrò la mancata riscossione di ingenti importi dovuti a titolo di pagamento rateale”.

Pace fiscale: adesione per bloccare le procedure esecutive

C’è la possibilità che alcuni contribuenti aderiscano al condono – pagando la prima rata – motivati da intenti dilatori. È possibile sfruttare il meccanismo elaborato per bloccare le procedure esecutive perché: “in caso di pagamento rateale la definizione dei processi verbali e degli atti di accertamento si perfeziona con il pagamento della prima rata”.

In pratica, spiegano gli alti magistrati, potrebbe verificarsi che “il pagamento della sola prima rata venga utilizzato per fruire dei benefici che derivano dal perfezionamento della richiesta di definizione (cancellazione di sanzioni, eventuali misure cautelari in essere ecc…) e, comunque, per procrastinare gli atti di riscossione che, secondo l’ordinaria procedura, avrebbero fatto seguito al verbale di accertamento”.

Pace fiscale: conseguenze penali e incostituzionalità

Ma i problemi non sono finiti qui. Infatti, così come ideata, è sempre l’intervento della Corte dei Conti, “fa ritenere non punibili, nei limiti dell’integrazione degli imponibili concretamente effettuata e in assenza di ulteriori profili di responsabilità penale, gli eventuali reati commessi di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici”. Per essere chiari, il meccanismo potrebbe consentire di condonare le fatture false.

Detto questo, i magistrati hanno valutato come potenzialmente incostituzionale l’aliquota al 20% applicata al condono. Il motivo è semplice: tale aliquota potrebbe rivelarsi inferiore a quella prevista per le scadenze ordinarie. Il pagamento in ritardo delle tasse potrebbe essere più “conveniente” di quello in regola con le tempistiche previste dalla legge.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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