Elezioni midterm Usa 2018: tornano le sanzioni contro l’Iran

Pubblicato il 6 Novembre 2018 alle 17:21 Autore: Michele Mastandrea
Elezioni midterm Usa 2018

Elezioni midterm Usa 2018: tornano le sanzioni contro l’Iran

Oggi è il giorno del voto di midterm negli USA. La campagna elettorale è stata giocata in buona parte su temi di politica estera. Da ieri, non casualmente, gli Stati Uniti hanno annunciato il ripristino nei confronti dell’Iran di tutte le sanzioni economiche che erano state eliminate con l’accordo sul nucleare del 2015.

D’altra parte, dopo la decisione di maggio di denunciare l’accordo, Trump aveva imposto già dallo scorso luglio sanzioni su settori dell’economia iraniana non legati al campo energetico. Venerdì 2 Novembre è arrivato invece l’annuncio del ritorno complessivo delle sanzioni che colpiranno tra gli altri il settore bancario e quello delle esportazioni petrolifere.

Elezioni midterm Usa 2018: sistema speciale di pagamento

Solo otto paesi saranno esclusi dalle sanzioni. Tra questi paesi ci sono Turchia, Grecia, Iraq, Giappone,  Corea del Sud, Cina e India. Inoltre, c’è l’esenzione anche per l’Italia, ma non per l’Unione Europea nella sua totalità.

Questo a causa del “sistema speciale di pagamento” approvato nelle scorse settimane dalla stessa Unione per aggirare gli effetti delle nuove sanzioni. Decise unilateralmente da Washington senza un accordo con Berlino, Parigi e Londra, firmatarie dell’accordo del 2015 e intenzionate a rispettarlo.

“Massima pressione significa massima pressione” ha commentato il Segretario di Stato Mike Pompeo per giustificare le azioni americane contro Teheran. Dall’altra parte, il portavoce del ministro degli esteri iraniano ha commentato che l’Iran riuscirà a non subire il colpo delle sanzioni. Lo scorso settembre il presidente iraniano Rouhani aveva descritto le azioni di Trump come “terrorismo economico” e dichiarato Washington “totalmente inaffidabile”.

Elezioni midterm Usa 2018: l’ostilità di Teheran

In Iran l’ostilità antiamericana a livello governativo è più forte che mai. La notizia del ripristino delle sanzioni arriva proprio nelle ricorrenza dei 39 anni dall’occupazione dell’ambasciata americana di Teheran, molto enfatizzata negli scorsi giorni dal governo.

Sono giorni importanti per quanto riguarda la stabilità nella regione mediorientale, con lo scontro tra Arabia Saudita e Iran che si fa sempre più forte. Il regno dei Saud è in questo momento con l’immagine internazionale devastata dal caso Khashoggi. Lo scorso venerdì il presidente turco Erdogan ha annunciato che l’inchiesta sul giornalista ha rivelato come l’ordine del suo omicidio sia arrivato direttamente dai vertici sauditi.

La Germania ha bloccato la vendita di armi a Riad, mentre altri esportatori come Italia, Francia ed Usa non hanno intenzione e di fare altrettanto. Gli americani pensano piuttosto a sanzioni mirate e individuali nei confronti dei responsabili di quanto accaduto.

Elezioni midterm Usa 2018: le ripercussioni in Yemen

L’Arabia Saudita è infatti insieme ad Israele perno della strategia americana in Medio Oriente, così come l’Iran lo è a sua volta della Russia. La guerra in Yemen è il prodotto “caldo” di questo conflitto geopolitico per procura.

Va aggiunto che negli scorsi giorni gli USA hanno però comunicato a Riad l’importanza di mettere un freno al conflitto yemenita iniziando i negoziati per una soluzione politica. Il conflitto ha causato negli anni centinaia di vittime civili, e diverse centinaia solo negli scorsi giorni.

L’Arabia Saudita afferma di condurre la guerra per espungere l’influenza iraniana dal suo confine meridionale. I ribelli houthi sono infatti sostenuti da Teheran, anche se sia a livello di modello politico che di visione teologica non c’è una piena aderenza degli houthi al modello iraniano.

L’Arabia Saudita è il primo esportatore di petrolio e il primo di compratore di armi a livello mondiale. L’embargo all’esportazione di petrolio dell’Iran aiuterà sicuramente l’economia saudita. Di conseguenza, la mossa americana va letta dunque anche come un chiaro segnale di sostegno a Riad, fondamentale alleato nel gioco della supremazia regionale in Medio Oriente, anche in questa difficile fase politica seguita all’omicidio Khashoggi.

Michele Mastandrea

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L'autore: Michele Mastandrea

Nato nel 1988, vive a Bologna. Laureato in Relazioni Internazionali all'università felsinea, su Termometro Politico scrive di politica estera ed economia.
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