Partita Iva e regime forfettario 2019: falso lavoro autonomo, i rischi

Pubblicato il 2 Maggio 2019 alle 06:14 Autore: Giuseppe Spadaro

Partita Iva, presentato un disegno di legge per contrastare il falso lavoro autonomo e aumentare garanzie dei lavoratori autonomi.

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Partita Iva e regime forfettario 2019: falso lavoro autonomo, i rischi

Regime forfettario 2019 e partita iva, il falso lavoro


Importanti novità all’orizzonte per chi una Partita Iva, oltre alle modifiche rispetto a requisiti e condizioni del regime forfettario. “Disposizioni per il contrasto del falso lavoro autonomo” è il nome del disegno di legge presentato dalla senatrice del M5S Nunzia Catalfo. L’obiettivo della proposta legislativa è di garantire maggiori tutele a coloro che lavorano con Partita Iva. Lavoratori che però in molti casi, di fatto, svolgono una sorta di lavoro dipendente. L’iniziativa intende contrastare il falso lavoro autonomo. E ha come finalità il raggiungimento di condizioni meno penalizzanti per i falsi lavoratori autonomi rispetto ai lavoratori dipendenti.

Partita Iva, disegno di legge contro falso lavoro autonomo

La stessa senatrice Catalfo parla dell’intenzione di “garantire ai lavoratori contrattualmente deboli gli stessi diritti e le stesse garanzie dei lavoratori dipendenti”. Una vera e propria battaglia contro il “falso lavoro autonomo” e le “finte partite Iva” definite una “piaga che toglie dignità ai lavoratori” aumentando di fatto il precariato nel nostro Paese. Il fenomeno abbastanza diffuso è certamente facilitato dagli alti livelli di disoccupazione che induce molti giovani ad accettare condizioni di lavoro sacrificanti. E consente alle imprese o a chi utilizza il falso lavoro autonomo di avere a disposizione collaboratori con minori costi per la stessa impresa. Una delle criticità maggiormente avvertita, ricorda la senatrice Catalfo, è per esempio la totale assenza di protezione “in caso di malattia, infortunio, maternità”.

Partita Iva, una migliore classificazione per evitare inganni

Nella introduzione dello stesso disegno di legge, e come riferisce il sito informazionefiscale.it, il testo si propone di intervenire “definendo in maniera certa e uguale per tutti quelli che sono i rapporti di lavoro subordinato e il trattamento economico, attraverso l’obbligo che non sia inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative”.

La proposta di legge considera “prestatore di lavoro subordinato chiunque si obblighi, mediante retribuzione, a collaborare nell’impresa, prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale, alle dipendenze e secondo le direttive, almeno di massima, dell’imprenditore, anche nei casi nei quali non vi sia la predeterminazione di un orario di lavoro e il prestatore sia libero di accettare la singola prestazione richiesta, se vi sia la destinazione al datore di lavoro del risultato della prestazione e se l’organizzazione alla quale viene destinata la prestazione non sia la propria ma del datore di lavoro”.

Infine anche sul piano economico rispetto al trattamento si specifica che debba essere “proporzionato alla quantità e qualità del lavoro prestato, e comunque non inferiore ai minimi previsti dal contratto collettivo applicabile all’attività prestata”.

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L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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