Benedette pensioni! Benedetti immigrati! Di Gobettiano

Pubblicato il 1 Settembre 2009 alle 13:16 Autore: Luigi Zoppoli

La demografia, la popolazione hanno anche a che fare con il sistema pensionistico. Bassa natalità vuol dire anche innalzamento dell’età media della popolazione di cui qualche dettaglio, sempre per i precisissimi si trova qui che però poco rileva. Dò per scontato che empiricamente, sappiamo tutti che la popolazione invecchia. Ma altrettanto scontato è che per fortuna la vita media si sta allungando rapidamente. Mettendo insieme le cose, il risultato è che cresce molto e velocemente il numero di persone che maturano la pensione ed altrettanto il tempo di vita durante il quale le pensioni dovranno essere pagate. Siamo al dunque. Le risorse da destinare alle pensioni sono assai pesanti e crescenti in termini assoluti per il crescere dei pensionati, per i tempi di godimento delle pensioni e per meccanismi automatici previsti dalla legislazione vigente. Le pensioni sono alimentate dalla contribuzione INPS e dalla fiscalità generale e nel 2003 (fonte ConfCommercio) pesavano al 15,15% sul PIl. ma con un andamento crescente che è stimato al 20% per il 2010.

Se quindi la popolazione ‘italiana’ declina, diminuiscono coloro che lavorano e pagano i contributi il meccanismo rischia di diventare insostenibile se non esplosivo. A meno di una crescita economica che è semplicemente impensabile in un paese che soffra il declino demografico. Le conclusioni sono molteplici: è necessario aumentare e con una certa sollecitudine l’età pensionabile per tutti ed anche nel settore privato. E’ ragionevole ritenere l’intervento fatto dal governo sull’età pensionabile delle donne dipendenti pubblici troppo timido, spostato in avanti nel tempo e produttivo di non significativi risparmi di spesa. Vanno rivisti i meccanismi automatici che incrementano la spesa pensionistica. Il metodo contributivo andrebbe generalizzato e subito. Fondi pensione e pensioni integrative possono essere una risorsa da utilizzare più largamente ed efficacemente. La presenza degli stranieri che regolarmente lavorano in Italia, va ripensata radicalmente foss’anche solo per l’egoistico ed un pò cinico motivo che questo segmento di popolazione residente paga le tasse ed i contributi e paga al 100% trattandosi in gran parte di lavoratori dipendenti.

Va tenuto in debito conto che la commissione tecnica del ministero dell’Economia ha ribadito che solo una crescita del PIL pari al 2% annuo consentirà di tenere sotto controllo la spesa pensionistica. E l’Italia non vede da lustri una crescita del 2% e senza interventi continuerà solo a sognarsela.

Lo sviluppo, la crescita, il debito pubblico, il sistema pensionistico come attualmente strutturato sono obiettivamente un sogno, anzi un’utopia piuttosto azzardata in un paese in declino demografico. Per fortuna, come prima detto l’Italia non è in declino demografico a patto di andare oltre i pregiudizi, di tener conto che qui ed oggi ci sono poco più di 3,5 milioni di lavoratori immigrati che possono ben essere una risorsa che permetterà la quadratura del cerchio. Al di là di sole ragioni di principio, l’approccio giusto, prudente e razionale in chiave di futuro e sviluppo possibile sia quello di tentare finalmente di governare il fenomeno immigrati ed immigrazione con tutto quel che ne consegue. E se questo per qualcuno dovesse presentare un costo sotto qualunque aspetto, anche politico esso va sostenuto. Nell’interesse del paese e di tutti noi italiani.