Perché serve un nuovo paradigma del pensiero economico

Pubblicato il 23 Ottobre 2009 alle 00:10 Autore: Luigi Zoppoli
sondaggi politici SWG, neoliberismo, manovra

In un approccio siffatto, Kobayashi ha provato a costruire un modello rispondente ai tre requisiti. HHa compiuto l’ulteriore passo di considerare le attività immobiliari come mezzi di scambio dato lo sviluppo dei mercati tenendo conto che queste attività mezzi di scambio non sono più nei momenti di crisi finanziaria. Un modello di tal tipo, consente di considerare la crisi finanziaria come una scomparsa dei mezzi di scambio la quale determina una caduta della domanda aggregata. In tali contingenze, sia le politiche macroeconomiche (pokitica fiscale e monetaria) sia la gestione delle attività in sofferenza possono essere interpretate come mirate allo steso scopo: ristabilire condizioni adeguate nei mezzi di pagamento. Insomma si potrebbero confrontare ed analizzare le politiche in un contesto integrato.

Se le politiche macro-economiche e la stabilizzazione finanziaria attraverso il trattamento delle attività in sofferenza sono progettate per eliminare la stessa esternalità, allora la stabilizzazione finanziaria cessa di essere solo un problema della comunità finanziaria. E diventa cruciale per la ripresa di tutta l’economia. Ne consegue che l’ideazione e la messa in opera di politiche capaci di trattare gli asset in sofferenza, non sono più compito che andrebbe lasciato all’interno della sola comunità finanziaria. Gli economisti dovrebbero apertamente discutere del come le politiche di stabilizzazione dovrebbero essere. Il trattamento degli asset in sofferenza , comprese le immissioni di capitale nelle istituzioni finanziarie ( una temporanea nazionalizzazione) e la riabilitazione dei grandi debitori devono essere considerati contestualmente a stimoli fiscali ed al money easing con una nuova consapevolezza che anch’essi costituiscono politiche macroeconomiche. E’ probabile che si debba adottare un nuovo paradigma del pensiero economico.

di Gobettiano ed il suo omonimo blog su “La Stampa”.