Quota 100: anticipo TFS sale a 45 mila euro, cosa cambia per le pensioni

Pubblicato il 17 Aprile 2019 alle 06:21 Autore: Guglielmo Sano

Quota 100: anche i dipendenti statali già andati in pensione potranno chiedere l’anticipo sul trattamento di fine servizio grazie a un prestito bancario.

Quota 100: anticipo TFS sale a 45 mila euro, cosa cambia per le pensioni
Quota 100: anticipo TFS sale a 45 mila euro, cosa cambia per le pensioni

Anticipo Tfs con Quota 100


Aumenta la soglia dell’anticipo del Tfs, il trattamento di fine rapporto degli statali; ciò avviene per effetto delle modifiche al decreto che introduce anche il reddito di cittadinanza oltre a Quota 100. Da 30mila euro si passa a 45mila euro grazie alla previsione di un apposito meccanismo bancario che poggia su una convenzione con l’Abi. Da segnalare poi che l’anticipo sulla liquidazione sarà previsto anche per chi è uscito dal lavoro prima del 29 gennaio 2019, cioè la data di approvazione del cosiddetto “decretone”.

Quota 100: anticipo sulla liquidazione tramite prestito bancario

Dunque, adesso anche i dipendenti statali già andati in pensione potranno chiedere l’anticipo sul trattamento di fine servizio grazie a un prestito bancario. In pratica, in virtù dello specifico emendamento approvato dalla Commissione Lavoro del Senato, i lavoratori pubblici avranno la possibilità di ottenere il Tfs entro 90 giorni dalla pensione. Tuttavia, dovranno rinunciare alla detassazione prevista in caso di ritardi nell’erogazione della liquidazione stessa.

Quota 100: le altre novità

Le modifiche al “decretone” non si fermano alla nuova soglia del Tfs. Infatti, “per fronteggiare gli effetti della pensione con Quota 100”, è stata istituita una corsia preferenziale per gli insegnanti precari nei concorsi per la scuola. Novità anche per quanto riguarda il reddito di cittadinanza: aumenta del 20% la multa per chi fa lavorare “in nero” i beneficiari della misura assistenziale. Inoltre, per i famigliari di disabili l’offerta di lavoro sarà “congrua” se entro i 100 chilometri dalla residenza, per i nuclei con figli piccoli l’area si arresta a 250 chilometri.

Sempre rispetto al reddito, come per altre agevolazioni statali, è prevista la revoca – con conseguente restituzione di quanto percepito indebitamente – nel caso di condanna per mafia o terrorismo. Adesso, il datore di lavoro ha massimo 3 anni per restituire gli incentivi ricevuti se licenzia un beneficiario del reddito.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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