Poste Italiane: causa su Buoni fruttiferi vinta. Le motivazioni delle S.U.

Pubblicato il 2 Maggio 2019 alle 06:30 Autore: Daniele Sforza

Poste Italiane vince una causa sui Buoni fruttiferi postali. Ma la recente sentenza delle Sezioni Unite sta facendo discutere i risparmiatori.

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Poste Italiane: causa su Buoni fruttiferi vinta. Le motivazioni delle S.U.

Sezioni unite, le motivazioni della sentenza


Sta facendo discutere la sentenza della Corte di Cassazione Sezioni Unite n. 3963 dell’11 febbraio 2019, che di fatto legittima la variazione del tasso di interesse dei buoni fruttiferi di Poste Italiane già emessi. La vicenda è nota e riguarda la variazione dei tassi di interesse (al ribasso) su una serie di buoni fruttiferi postali risalente al 1986 (Serie P e Q).

Poste Italiane: buoni fruttiferi postali, la sentenza della Cassazione

I buoni soggetti alla variazione del tasso di interesse dovevano considerarsi rimborsati con gli interessi al tasso originariamente fissato e convertiti nei titoli della nuova serie con il relativo tasso di interesse”, si legge nella sentenza. Che poi prosegue.

“A fronte della variazione del tasso di interesse era quindi consentita al risparmiatore la scelta di chiedere la riscossione dei buoni, ottenendo gli interessi corrispondenti al tasso originariamente fissato”. Ovvero, “quella di non recedere dall’investimento che avrebbe da quel momento prodotto gli interessi di cui al decreto di variazione”. Fatta eccezione per “il diritto del risparmiatore di ottenere la corresponsione degli interessi originariamente fissati per il periodo precedente alla variazione”.

Buoni fruttiferi di Poste Italiane: i diritti del risparmiatore

La Cassazione allude poi al meccanismo che consiste nella coincidenza temporale tra l’applicazione del nuovo tasso di interesse la possibilità per il risparmiatore di riscuotere il titolo percependo gli interessi corrispondenti alla originaria fissazione portata dal titolo. In più, “il risparmiatore che non intendesse disinvestire, nonostante la sopravvenuta variazione del tasso di interesse, avrebbe ricevuto comunque, al momento dell’esercizio del suo diritto a riscuotere il proprio credito, l’importo degli interessi corrispondenti al tasso indicato nel titolo, sino alla data della variazione”. Ciò sta a significare che la modifica unilaterale disposta dalla pubblica amministrazione “attribuiva sostanzialmente al risparmiatore il diritto al recesso”. E inoltre “tutelava il suo affidamento sull’effettività del suo diritto a percepire gli interessi indicati dal titolo”.

Buoni fruttiferi di Poste Italiane: variazione tassi di interesse al rialzo

In un articolo abbastanza critico contro i risparmiatori (e i loro legali) scritto da Beppe Scienza per Il Fatto Quotidiano, si evidenziano poi elementi interessanti da considerare. “Fino al 2000 gli interessi dei buoni postali ordinari trentennali potevano essere modificati con un decreto del Tesoro”. Una soluzione dettata dal fatto che non si stava parlando di depositi vincolati. “Per ben tre volte essi vennero alzati, precisamente nel 1974, nel 1976 e nel 1981 per le serie L, M e N”. Un rialzo di cui però, afferma l’esperto di risparmio sul quotidiano, i legali che hanno preso le difese dei risparmiatori “traditi” non fanno voce.

Poste Italiane e buoni fruttiferi: tassi di interesse modificati al ribasso

L’unica volta che la modifica è avvenuta al ribasso si è verificata nella data del 13 giugno 1986. E da lì sono partite tutte le contestazioni che finora hanno dato ragione in parte ai risparmiatori e in altra parte a Poste Italiane. “Il Tesoro aumentava gli interessi quando inflazione e rendimenti di mercato erano saliti, per ridurli se poi erano scesi”. Insomma, si sarebbe taciuto per le variazioni intervenute negli anni Settanta-Ottanta con modifiche dei tassi al rialzo.

E al contrario si sarebbe fatto molto rumore per l’unica modifica intervenuta al ribasso. “Per di più i buoni postali in questione hanno comunque reso tantissimo: capitali non di rado decuplicati in termini nominali e quintuplicati al netto dell’inflazione”. Inoltre “alcuni titoli, pur coi tassi ridotti, rendevano il 12% annuo netto ancora 3 o 4 anni fa”. Insomma, un rendimento extra per un prodotto in ogni caso liquidabile in qualsiasi momento e senza grossi rischi.

Poste Italiane: buoni fruttiferi trentennali, una storia con o senza fine?

Certamente la sentenza continuerà a far discutere da un lato e dall’altro ancora per un bel po’ di tempo, mentre si attendono nuove sentenze avviate dalle associazioni di consumatori a tutela dei risparmiatori che si sono visti rimborsare meno di quanto (apparentemente) spettasse loro. La storia, anche se sembra avere una fine, pare ancora lontana dall’ultima pagina.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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