Aumento mutuo 2019: tasso spread in ascesa, perché in salita?

Pubblicato il 25 Marzo 2019 alle 06:51 Autore: Guglielmo Sano

Aumento mutuo 2019: liquidità, concorrenza e basso rischio hanno azzerato lo spread. Fino a che punto le banche potranno mantenerli così bassi?

Aumento mutuo 2019: tasso spread in ascesa, perché in salita?
Aumento mutuo 2019: tasso spread in ascesa, perché in salita?

Tasso spread mutui 2019


Sembra uno scherzo ma non lo è; il margine lordo, cioè lo spread, che molte banche chiedono su un finanziamento ipotecario a tasso fisso, un mutuo insomma, è oggi dello 0,25%. Cosa ci guadagna una banca a chiedere un mutuo a queste condizioni si chiedono in questo momento esperti e risparmiatori.

Aumento mutuo 2019: spread molto basso

Tra l’altro, fanno notare alcune testate specializzate tra cui il Sole 24 Ore, il tasso fisso è in aumento rispetto, per esempio, alla scorsa estate quando lo spread era praticamente a zero. Questa “leggerezza” dei tassi fissi, dunque, fino a quando sarà sostenibile?

I mutui possono essere a tasso fisso o a tasso variabile. Ora, nel primo caso bisogna considerare il tasso Eurirs, nel secondo il tasso Euribor. Una volta applicato tale tasso, per sapere il tasso di interesse che effettivamente verrà applicato è necessario aggiungere, appunto, lo spread. Gli istituti di credito guadagnano sui mutui proprio grazie allo spread; insomma, esso è il costo aggiuntivo che viene applicato al tasso base. In pratica, la banca rivende il denaro aggiungendo il margine di guadagno (al netto delle spese di gestione della pratica e della compensazione di eventuali rischi).

Aumento mutuo 2019: quanto può durare?

Diversi fattori stanno frenando le banche dall’aumentare i guadagni sui mutui, riferiscono gli analisti. In primis, l’abbondante liquidità determinata dalle politiche della Bce degli ultimi anni. Le banche italiane sono state tra le prime a beneficiarne in Europa (e per loro dovrebbe arrivare anche una nuova tranche di prestiti a tasso agevolato). Bisogna considerare, però, anche l’impennata dei competitor nel settore. L’abbandono della politica dello spread unico, in favore del pricing differenziato, ha sostanzialmente aumentato la concorrenza tra gli istituti di credito. Questo fattore ha anche diminuito i livelli di rischio (visto l’abbattimento dei pericoli legati all’insolvenza) dell’operazioni di prestito per le banche.

Ecco allora che liquidità, concorrenza e basso rischio hanno portato all’abbassamento degli spread. D’altra parte, fino a che punto le banche potranno mantenere livelli di redditività così bassi?

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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