High speed broadband: reward

Pubblicato il 9 Gennaio 2010 alle 16:29 Autore: Luigi Zoppoli
rete
Quella è la potenza che serve, la quale non viene pienamente utilizzata sempre. Le necessità di back up, di storage dei dati e della relativa sicurezza sono altretanti elementi critici. E’ intuibile che questo si ripercuote sui costi. Un ulteriore aspetto è la vorticosa velocità con cui l’innovazione dell’hardware e della potenza di calcolo procede in un processo che rende obsoleto l’hardware in tempi rapidissimi. Il software oggi largamente proprietario e costoso è soggetto al controllo quasi totale della software house con limiti di standardizzazione eccessiva che non consente le personalizzazioni necessarie o ritenute utili. Un ulteriore elemento è che l’utilizzo su larga scala dell’ICT accresce enormemente le necessità di contatti e dialogo di sistemi di imprese diverse, che devono avere la possibilità tecnica di dialogare tra di loto e questo è possibile a condizione di utilizzare delle interfacce di collegamento. Complicazioni e costi. Questo sintetico quadro, penso, aiuta a capire che la digitalizzazione e l’informatizzazione si stanno modificando nel rapporto costo/opportunità spostando l’equilibrio sul fattore costo.
Al quadro, va aggiunto un altro elemento: l’impresa è intrinsecamente dinamica ed orientata alla crescita, crescita che non può non riguardare anche il patrimonio informatico e digitale rispetto al quale pure va esercitata una funzine di previsione la quale oltre ad essere di per se stessa difficile, rischia di riportare la situazione a quanto prima detto ma ad un livello più elevato. Sottolineo che si parla di costi, efficienza e produttività. Ecco che alla rigidezza del sistema, al superamento dei colli di bottiglia prima esemplificati, pone rimedio il cloud computing. La nostra impresa non avrà bisogno di costosi e complicati sistemi di hardware e neppure di altrettanto costosi software. Si servirà dei server e del software che l’azienda di cloud computing mette a disposizione della nostra e di altre aziende, essendo in grado di fornire una vastissima gamma di servizi che la nostra impresa può utilizzare se e quando ne abbia bisogno.
Il modello organizzativo del cloud computing è quello dell’on demand vale a dire chiedo, utilizzo il servizio e pago solo il servizio che ho utilizzato e per il tempo durante il quale l’ho utilizzato. E’ lo stesso sistema che si trova sul web per i film o su Sky TV dove si veeonoi programmi a richiesta e si paga ciò che si vede. Vantaggi evidenti: non si immobilizzano capitali, non si corre il rischio di non avere potenza sufficiente, i costi diventano facilmente determinabili e flessibilità totale. In direzione del cloud computing si ì mossa pioniera anche in questo, Amazon, si stanno muovendo altri competitori tra cui Google ed è in dirittura d’arrivo il gigante >Microsoft con prodotti dedicati tra cui la piattaforma Microsoft Azure ed Office 2010 per iniziare. Questo taglia la testa al toro! Il futuro è cloud computing e d’altra parte, già nel 2007 l’istituto specializzato Gartner ha incluso il cloud computing tra le 10 tecnologie strategiche del futuro.
Ci sono alcuni “ma” tra i quali qualcuno, a torto, include la sicurezza dei dati oltre ad altri punti di debolezza. Il punto di debolezza vero, la strozzatura almeno per l’Italia è l’infrastruttura: l’utilizzo del cloud computing implica l’utilizzo del web e gli immensi volumi di dati richiedono altissima velocità, quella della fibra ottica non certo del doppino in rame. Adesso, rispetto a queste fantascientifiche ma concretissime tecnologie che utilizzano il web, pensiamo alle miseria dell’approccio italiano quello che demonizza i social network o quello vergognoso che, per favorire la TV tradizionale mette i bastoni tra le ruote al live streaming; pensiamo alla diffidenza che è emersa verso il popolo del web del No B Day guardato con sospetto per essere nato come iniziativa orizzontale. Pensiamo alle iniziative di controllo del web finora sventate. Pensiamo che come priorità si è scelto il vecchio del Ponte di Messina e non l’investimento nella rete. Pensiamo che questi spacciano il Ponte come volano di sviluppo privi di qualunque informazione di quali immense ed incomparabili possibilità di crescita il web e la digitalizzazione sono stati e saranno capaci. Bene! Qualcuno si aspetta qualcosa di diverso dalla prosecuzione del declino che l’allontanarsi da questa nuova ondata tecnologica comporterà?
di GOBETTIANO ed il suo nuovo sito