Brasile ultime notizie: Bolsonaro ordina di commemorare il golpe del 1964

Pubblicato il 27 Marzo 2019 alle 16:42 Autore: Michele Mastandrea

Il golpe, durato 21 anni, fu una delle pagine più buie della storia del Brasile, nonchè apripista di altre dittature in America Latina

Brasile ultime notizie: Bolsonaro ordina di commemorare il golpe del 1964
Brasile ultime notizie: Bolsonaro ordina di commemorare il golpe del 1964

Una decisione a dir poco controversa. Che getta una luce oscura sulle prospettive dell’attuale governo del Brasile, guidato da Jair Bolsonaro. L’ex parà, eletto Presidente lo scorso 28 ottobre e in carica dal primo gennaio di quest’anno, ha infatti dichiarato l’obbligo per il Ministero della Difesa di commemorare il golpe militare del 1964. Quest’anno ricorrono i 55 anni del colpo di stato.

L’obbligo è relativo dunque alle varie caserme del paese. Non riguarda dunque direttamente e ufficialmente il palazzo presidenziale. Ma è comunque, per usare un eufemismo, atto politico molto preoccupante per le credenziali democratiche del Brasile, il più grande paese sudamericano.

Basti pensare al fatto che nel 2011 la presidentessa Dilma Rousseff, torturata in passato proprio dai militari golpisti, aveva vietato ogni tipo di commemorazione di quegli avvenimenti, anche all’interno delle caserme. A rispondere alla decisione di Bolsonaro è stato il procuratore federale del Brasile Raquel Dodge. Questa ha descritto i fatti dell’epoca come “violenta e antidemocratica rottura dell’ordine costituzionale”.

Brasile ultime notizie: il golpe del 1964

Si tratta di un golpe militare che segnò per 21 anni la storia del Brasile. La dittatura che ne derivò si caratterizzò per l’uso della tortura. Ma anche per numerose uccisioni di oppositori politici, repressione della società civile (in particolare dei movimenti contadini) ed esautorazione del parlamento. Una dittatura che causò anche migliaia di desaparecidos, in particolare nei confronti del movimento guerrigliero dell’Araguaia, formato da giovani che si opponevano al regime.

Un golpe che fu anche apripista, facendo da modello alle altre dittature che tra in paesi come Cile, Uruguay e Argentina presero forma negli anni Settanta. Spesso con l’appoggio degli Stati Uniti, all’interno delle dinamiche relative alla “Operazione Condor”. Si tratta insomma di una pagina molto buia della recente storia dell’America Latina, considerata ancora “giardino di casa” da parte degli Stati Uniti in ossequio alla cosiddetta Dottrina Monroe.

L’attuale presidente del Brasile in passato si è espresso positivamente nei confronti della dittatura cilena di Augusto Pinochet e di quella paraguaiana di Alfredo Stroessner. Proprio il modello cileno sembra particolarmente apprezzato dall’ex parà. Il suo ministro dell’Economia, Paulo Guedes, è forte sostenitore della scuola economica dei cosiddetti Chicago Boys che caratterizzò in senso ultraliberale il governo del dittatore cileno.

Brasile ultime notizie: verso la “democratura”?

La dittatura che mise fine alla presidenza di Joao Goulart per Bolsonaro non fu neanche un colpo di stato. Bensì l’inizio di una relazione tra civili e militari che “riportò il Brasile sulla retta via”. Probabilmente questa è anche l’ideologia politica di Bolsonaro, da sempre ammiratore delle forze militari.

Il Brasile sembra proiettato verso una versione sudamericana di quelle che oggi come oggi vengono chiamate “democrature”. Vale a dire democrazie con sempre più tratti simili a regimi autoritari. Dove a procedure elettorali di dubbia trasparenza si affianca una forte presenza militare nella vita civile. Il governo Bolsonaro vede già otto militari tra i 22 ministri che lo compongono. A dare l’annuncio è stato proprio un generale, Otávio do Rêgo Barros, portavoce del Presidente.

Proprio in occasione della destituzione della Rousseff nell’ambito dell’operazione Lava Jato, Bolsonaro dedicò il suo voto a favore dell’impeachment ad un ex militare torturatore della stessa Rouseff e pluriomicida. “Alla memoria del colonnello Carlos Alberto Brilhante Ustra, il terrore di Rousseff, io voto sì”. Queste furono le sue parole.

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L'autore: Michele Mastandrea

Nato nel 1988, vive a Bologna. Laureato in Relazioni Internazionali all'università felsinea, su Termometro Politico scrive di politica estera ed economia.
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