Buoni fruttiferi postali del 1941: quanto valgono oggi e valutazione. Il caso

Pubblicato il 9 Aprile 2019 alle 10:47 Autore: Daniele Sforza

Quanto valgono oggi i buoni fruttiferi postali del 1941? Come valutarli e a chi rivolgersi? Andiamo a vedere un po’ di informazioni utili a riguardo.

Buoni fruttiferi postali 1941 quanto valgono
Buoni fruttiferi postali del 1941: quanto valgono oggi e valutazione. Il caso

I buoni fruttiferi postali hanno sempre un valore riscuotibile? E quanto valgono quelli vecchi? Sono titoli da collezionismo, qualora siano caduti in prescrizione, o possono comunque essere riscossi presso un ufficio di Poste Italiane? Sulla questione c’è ancora un po’ di confusione, anche se alcune sentenze giurisprudenziali hanno chiarito la faccenda della riscossione. Mettiamo il caso che i buoni fruttiferi postali datati 1941, vengano ritrovati dal figlio di un parente ormai deceduto da tempo. Ignaro di questi buoni, il parente li ha appena ritrovati e si sta domandando cosa farne e, soprattutto, quanto valgono.

Buoni fruttiferi postali 1941: quanto valgono, il caso

Il Corriere di Rieti riporta la notizia di una signora di 87 anni vittima, fortunatamente senza riportare danni, del terremoto di Amatrice. La traumatica esperienza l’ha indotta a non tornare più nel disgraziato paesino laziale, fino a 3 anni dopo. Quando, tornata nell’abitazione tornata nuovamente agibile, ha scoperto all’interno di una vecchia libreria quattro buoni fruttiferi postali del 1941 del valore nominale di 1.000 lire cadauno. Come spiega il giornale locale, i titoli sono stati fatti stimare da un esperto e il loro valore ammonta a circa 90 mila euro.

Buoni fruttiferi postali 1941: quando si prescrive il diritto al rimborso

Passiamo ora a un secondo caso. In un vecchio articolo della Stampa, l’esperto di finanza personale Glauco Maggi risponde a un lettore che ha ritrovato in una vecchia casa in montagna un buono fruttifero postale del valore di 500 lire emesso il 4 ottobre 1941. La domanda è la seguente: “il diritto a riscuotere l’importo è prescritto?”. L’esperto riferisce direttamente la risposta dell’ufficio stampa di Poste Italiane, che precisa come il buono fruttifero sia in realtà scaduto e quindi non rimborsabile. Il richiamo è all’art. 176 del Testo Unico del Risparmio postale, in cui si stabilisce che la riscossione dei buoni fruttiferi può avvenire “entro la fine del trentesimo anno successivo a quello di emissione”. Alla scadenza, il buono smette di essere fruttifero e può essere riscosso prima della scadenza dei termini di prescrizione, ammontanti a 5 anni.

Buoni fruttiferi postali antichi: quando parte la prescrizione

Qui c’è già un “ma” molto interessante. Perché in realtà i termini di prescrizione ammontano a 10 anni e inoltre perché tutti i buoni fruttiferi sono riscuotibili, anche quelli vigenti sotto il Regno d’Italia. Ogni caso va esaminato singolarmente. Il trucco sta proprio nei termini di prescrizione, perché questo periodo, negli esempi sopraccitati, dovrebbe decorrere dal ritrovamento dei buoni stessi, ovvero dalla presa di consapevolezza del soggetto erede di quei titoli, e non dunque dalla data di scadenza. Per ulteriori informazioni a riguardo vi consigliamo la lettura di questo approfondimento.

Buoni fruttiferi postali e collezionismo

Sono scaduti i termini di prescrizione e non si può fare più nulla? Nessun timore: il ritrovamento dei buoni fruttiferi può comunque fruttare qualcosa. Dove? Nel mercato del collezionismo. Facendo un giro sul web le voci sul valore dei buoni fruttiferi sono abbastanza discordanti. Per ulteriori informazioni e per mettersi in contatto con gli esperti di collezionismo dei titoli finanziari, vi consigliamo di recarvi sul sito scripofilia.it.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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