“Fiscal drag”: cos’è, chi ci guadagna
[ad]Non si tratta di un’evoluzione storica, come nel caso precedente, ma di un confronto secco che mostra una volta di più come i maggiori vantaggi fiscali si siano avuti per le fasce di reddito più alte, un risparmio ancora più consistente se si contassero gli importi assoluti anziché le cifre percentuali. I redditi tra 28.000 e 46.000 euro sono stati invece quelli maggiormente penalizzati; escludo dall’analisi le prime righe della tabella in quanto per tali fasce di reddito le detrazioni e le altre forme di sostegno rendono il tema aliquote quasi del tutto ininfluente.
Emerge pertanto anche da questa prospettiva l’atteggiamento dei governi della II Repubblica: tutela dei redditi bassi, sgravi fiscali ai redditi alti, e rincaro degli oneri alla popolosa fascia centrale.
Una scelta politica che mi sento di definire sbagliata non per sentimenti di vendetta sociale ma per mero calcolo: un grosso risparmio per i pochi super-ricchi è meno salutare all’economia del Paese di un piccolo risparmio per molte persone a medio reddito. Sono infatti questi ultimi a trainare la domanda interna, fonte primaria del mercato.
Matteo Patané
(Blog dell’autore: Città Democratica)