Eta Aquaridi maggio 2019: stelle cadenti in arrivo, data e dove vederle

Pubblicato il 23 Aprile 2019 alle 13:18 Autore: Guglielmo Sano

Il passaggio dello sciame meteorico delle Eta Aquaridi avviene tra metà aprile e fine maggio ma raggiunge il proprio apice tra il 4 e il 6 maggio

Eta Aquaridi maggio 2019: stelle cadenti in arrivo, data e dove vederle
Eta Aquaridi maggio 2019: stelle cadenti in arrivo, data e dove vederle

Il 6 maggio occhi verso il cielo notturno: si assisterà al passaggio dello sciame meteorico delle Eta Aquaridi. D’altro canto, in tale data il fenomeno astronomico raggiungerà l’apice ma potrà essere osservato anche nei giorni immediatamente precedenti e in quelli appena successivi.

Eta Aquaridi: le meteore primaverili

Per Eta Aquaridi si intende, appunto, uno sciame meteorico originato dalla Cometa di Halley: prende il nome dal suo punto di Radiante (in pratica, il punto da cui sembrano provenire le meteore) posto nelle vicinanze della stella Eta Aquarii, nella costellazione dell’Acquario.

Diventa visibile dalla Terra, in generale, da metà aprile fino alla fine di maggio, con un picco di attività che di solito si raggiunge proprio tra il giorno 4 maggio e il giorno 6 maggio. Come già dovrebbe essere noto agli appassionati, il suo passaggio non è spettacolare come quello di altri sciami, per esempio quello delle Leonidi o delle Perseidi (le meteore della notte di San Lorenzo).

Eta Aquaridi: difficili da osservare

Tra l’altro non avviene in orari particolarmente comodi per un comune osservatore: infatti, le Eta Aquaridi sono maggiormente visibili nelle ore poco precedenti all’alba. Detto ciò, quando avviene in corrispondenza di un novilunio, il passaggio dello sciame risulta particolarmente visibile; al contrario, in presenza di un plenilunio, è quasi impossibile osservare le meteore.

Inoltre, il passaggio dello sciame è maggiormente visibile nell’emisfero australe del nostro pianeta poiché lì il radiante è quasi allo zenit, dunque, anche la frequenza oraria diviene più conveniente per chi vuole osservare il fenomeno; più o meno diventa osservabile dal tramonto all’alba. Alle nostre latitudini, invece, il radiante resta per pochissimo tempo al di sopra dell’orizzonte: ciò influisce sulla frequenza oraria che risulta molto più ristretta. Detto questo, in Italia dovrebbero avere un po’ di tempo in più a disposizione coloro che osservano il cielo dalle regioni meridionali, condizioni meteo e luminosità della luna permettendo.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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