4 Maggio 1949: quando un colle si prese gli eroi del Grande Torino

Pubblicato il 4 Maggio 2019 alle 15:54 Autore: Ettore Bobbio

Il 4 Maggio 1949, il Grande Torino, di ritorno da Lisbona, si schiantò contro la Basilica di Superga. Il ricordo della tragedia , dopo 70 anni, è vivo.

4 Maggio 1949 quando un colle si prese gli eroi del Grande Torino
4 Maggio 1949: quando un colle si prese gli eroi del Grande Torino

Bacigalupo, Ballarin, Martelli, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola. ALLENATORE: Ernst Erbstein

È l’ultima formazione di una squadra di invincibili scesa per l’ultima volta in campo, il 3 Maggio 1949, all’Estadio Nacional di Lisbona, in occasione di un’amichevole contro il Benfica.

Il Torino, che in Italia dominava ormai da quasi un decennio e si apprestava a conquistare il 5° scudetto di fila, si era recato in Portogallo per l’addio al calcio del capitano del Benfica, Ferreira.

Valentino Mazzola, immenso capitano dei Granata, non avrebbe neppure dovuto giocarla quella partita perché ancora febbricitante (aveva addirittura saltato l’importante trasferta di San Siro contro l’Inter pochi giorni prima). Carlin Bergoglio, importante giornalista sportivo dell’epoca, lo esortò a non andare, ma lui rispose:

“I campioni e lo sport vanno onorati degnamente”

In realtà, era proprio tutto il Grande Torino che non avrebbe dovuto giocare quel match: il presidente Ferruccio Novo voleva massima concentrazione per la fase finale del campionato. Tuttavia, promise che, se la squadra non avesse perso contro l’Inter a Milano, avrebbe dato il consenso per la partenza. Detto fatto: il 30 Aprile 1949 fu 0-0. Il Torino partì due giorni dopo senza fare più ritorno.

Alle 17:03 del 4 Maggio 1949 l’aereo nel quale erano a bordo giocatori, allenatori, dirigenti, giornalisti ed equipaggio, si schiantò contro la Basilica del Colle di Superga: non sopravvisse nessuno.

Il comandante dell’aereo, che per una beffarda e macabra coincidenza si chiamava Meroni come la Farfalla Granata degli anni ’60, ignorò gli avvertimenti che arrivarono da Torino circa le critiche condizioni meteorologiche, decidendo di proseguire il volo verso il capoluogo piemontese.

Il lutto, dopo 70 anni, non è stato ancora elaborato completamente da tutti gli sportivi italiani.

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Il ricordo del Grande Torino: una delle squadre più forti di sempre

L’ascesa nel calcio italiano e – grazie alla Nazionale – mondiale del Grande Torino era iniziato nella stagione 1942-1943. Dal 1939, l’industriale Ferruccio Novo aveva assunto la presidenza della società, portandola al primo, storico titolo proprio nel 1943. Campioni del calibro di Mazzola, Ossola, Gabetto, Loik, Menti, divennero dei punti fermi non solo nell’undici granata ma anche in quello azzurro: dal 1945 fino al 1949 saranno sempre più di quattro i giocatori del Torino ad essere convocati e scendere in campo con la Nazionale italiana.

Addirittura, l’11 Maggio 1947 in campo vennero schierati dal CT azzurro Vittorio Pozzo 10 giocatori su 11 provenienti dalla rosa del Grande Torino. Egri Erbstein, allenatore ungherese ebreo sfuggito ai campi di concentramento, divenne pioniere del “Sistema”, un metodo di gioco talmente offensivo che permise ai granata di chiudere la stagione 1947/1948 con 125 gol all’attivo in 40 partite (media di più di 3 gol per incontro).

Nel medesimo periodo, i granata si aggiudicarono altri quattro campionati consecutivi (1945/1946, 1946/1947, 1947/1948, 1948/1949). L’ultimo, arrivato poco meno di un mese dopo la tragedia, vide scendere in campo, per le ultime quattro partite, in un clima surreale, la Primavera.

Fu proprio Vittorio Pozzo a riconoscere i corpi, ormai privi di vita, di quei ragazzi che aveva allenato in Nazionale. Your Boys, come gli disse, con una pacca sulla spalla, John Hansen, attaccante della Juventus, accorso anche lui sul luogo dello schianto.

L’Italia tutta si strinse nel lutto: sportivi e non in lacrime per lo squadrone che riuscì, in un periodo difficile come quello post-bellico, a tenere alto l’orgoglio nazionale.

I funerali, svoltisi il successivo 6 Maggio, videro arrivare da tutta la penisola mezzo milione di persone, oltre che la rappresentanza di tutte le società di Serie A.

Il Torino dovette rialzarsi in fretta: Milan, Juventus, Inter, Roma, le più grandi rivali, cedettero gratuitamente alcuni dei loro giocatori alla rosa granata, rimasta solamente con due effettivi (il secondo portiere Gandolfi e il terzino Sauro Tomà, rimasti a casa entrambi per infortunio, oltre al presidente Ferruccio Novo, influenzato e al giornalista Angelo Carosio, assente per la cresima del figlio).

Il 26 Maggio 1949, venne organizzato dal presidente del River Plate Antonio Liberti, un incontro amichevole tra una rappresentanza “simbolica” del Torino, composta da giocatori di altre squadre italiane prestati per l’occasione e la squadra di Buenos Aires.

L’incasso venne devoluto interamente ai familiari dei giocatori scomparsi.

Il ricordo delle trentuno vittime di Superga

A partire dal 1950, la società piemontese ricorda con una cerimonia, che si svolge proprio nel basilica del Colle di Superga, le 31 vittime del tragico volo di quel 4 Maggio leggendone, uno per uno, i nominativi.

Termometro Sportivo vuole fare lo stesso rendendo omaggio a degli uomini strappati alla vita troppo presto, ai quali non è stata data la possibilità di partecipare nemmeno a un Mondiale con la propria nazionale, né di poter giocare alcun trofeo internazionale con i club.

GIOCATORI:

Valerio Bacigalupo (25 anni, portiere), Aldo Ballarin (27 anni, difensore), Dino Ballarin (23 anni, portiere), Emile Bongiorni (28 anni, attaccante), Eusebio Castigliano (28 anni, centrocampista), Rubens Fadini (21 anni, centrocampista), Guglielmo Gabettto (33 anni, attaccante), Roger Revelli Grava (27 anni, attaccante), Giuseppe Grezar (30 anni, centrocampista), Ezio Loik (29 anni, centrocampista), Virgilio Romualdo Maroso (23 anni, difensore), Danilo Martelli (25 anni, centrocampista), Valentino Mazzola (30 anni, attaccante), Romeo Menti (29 anni, attaccante), Piero Operto (22 anni, difensore), Franco Ossola (27 anni, attaccante), Mario Rigamonti (26 anni, attaccante), Julius Schubert (26 anni, mezzala).

ALLENATORI:

Egri Erbstein (50 anni, Direttore Tecnico), Leslie Lievesley (37 anni, allenatore), Ottavio Cortina (52 anni, massaggiatore).

DIRIGENTI:

Egidio Agnissetta (55 anni, Direttore Generale), Ippolito Civalleri (66 anni, Dirigente Accompagnatore), Andrea Bonaiuti (36 anni, organizzatore delle trasferte).

GIORNALISTI:

Renato Casalbone (58 anni, Tuttosport), Renato Tosatti (40 anni, Gazzetta del Popolo), Luigi Cavallero (42 anni, La Nuova Stampa).

EQUIPAGGIO:

Pierluigi Meroni (33 anni, primo pilota), Cesare Bianciardi (34 anni, secondo pilota), Celeste D’Incà (44 anni, motorista), Antonio Pangrazzi (42 anni, radiotelegrafista).

“Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto << in trasferta>>”

(Indro Montanelli, Corriere della Sera, 7 Maggio 1949).

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L'autore: Ettore Bobbio

Ettore Bobbio nasce a Sciacca (AG) il 05/04/1994. Consegue il diploma di liceo classico nel Giugno 2013. Nel 2014 si iscrive alla Facoltà di Storia e Filosofia presso l'Università degli Studi di Palermo, laureandosi nell'Ottobre 2017. Dallo stesso anno continua a studiare nella medesima università, frequentando il corso di Laurea Magistrale in Scienze della Comunicazione Pubblica, d'Impresa e Pubblicità. Dall'Ottobre 2018 collabora con Termometro Politico, occupandosi di sport.
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