Regno Unito 2010: le differenze programmatiche tra i candidati

Pubblicato il 27 Aprile 2010 alle 18:55 Autore: Livio Ricciardelli

Liberal-Democratici: il “mantra” dei Liberal-Democratici si basa su una promessa di riduzione del carico fiscale nei confronti del contribuente (in un paese che ha avuto 11 anni di governi a guida Thatcher la cosa non appare scontata) e i temi economici sono ovviamente tra le priorità di Nick Clegg. Il piano economico e fiscale dei Liberal-Democratici è un piano che prevede un’azione mirata del governo volta a garantire, da un lato, un maggiore sostegno delle banche alle imprese, attraverso una facilitazione nella concessione di prestiti, dall’altro a tutelare anche i singoli cittadini (soprattutto quelli disoccupati), che non resteranno più di 90 giorni senza lavoro, perché dopo tale periodo sarà loro garantita l’immissione nel mondo del lavoro. Sul fronte del mercato del lavoro molto opinionisti hanno definito la proposta di Clegg come la più chiara e la più specifica.

 

Legge elettorale.

Laburisti: Il Partito Laburista ha già avviato, nel corso del primo governo Blair, una riforma riguardante la Camera dei Lord che ha visto ridurre i Lords ereditari al numero di 92 su 737 membri attuali. Brown, difendendo la tesi secondo cui la nomina dei Lord avviene tramite nomina regia su proposta governativa, ha dichiarato di voler abolire del tutto la quota di Lord ereditari. “Basta con questi Lord ereditari!” è stato uno degli slogan più efficaci di tutto il dibattito televisivo tra i tre leader.

 

Conservatori: David Cameron accusa Gordon Brown e tutto il Partito Laburista d’ipocrisia: non si capisce infatti perché i Laburisti non hanno modificato la legge elettorale per la House of Lords in questi 13 anni di governo. Cameron per molto tempo non si è espresso sulla composizione della camera alta del regno e ha puntato molto sull’alto tasso di propaganda presente nella proposta di Brown di abolire l’ereditarietà in senso alla Camera dei Lord sotto elezioni.

Liberal-Democratici: Clegg si è detto favorevole all’abolizione dell’ereditarietà nella Camera dei Lord. Su questo punto concorda con Brown e denuncia l’impossibilità di Cameron di esprimere una posizione per non turbare gran parte dello stato maggiore del Partito Conservatore. Sulla legge elettorale per eleggere la totalità dei membri della Camera dei Comuni Clegg è stato l’unico ad aver proposto una modifica in quanto considera la legge vigente squilibrata a favore dei due partiti principali.

 

Immigrazione.

Laburisti: Il Partito Laburista difende, come nelle altre issues, la posizione del governo Blair prima e Brown poi. Ritiene inutile la proposta conservatrice dell’ingresso nel paese agli stranieri con posto di lavoro assicurato. I laburisti si proclamano fautori dell’integrazione pur nel rispetto delle regole che gli extracomunitari in Gran Bretagna devono rispettare. Nonostante queste posizioni progressiste, Brown ha più volte dichiarato che in caso di vittoria non intende mettere mano alla storica legislazione sull’immigrazione ed al British Nationality Act del 1981 che abolì lo ius soli e che rappresentò una vera e propria rivoluzione copernicana nel campo delle politiche dell’integrazione regolate sin dal 1948.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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