Editore Altaforte: chi è e perché è stato escluso dal Salone del libro

Pubblicato il 9 Maggio 2019 alle 14:27 Autore: Emilia Missione

Francesco Polacchi, editore di Altaforte, è stato escluso dall’evento dopo l’indagine per apologia di fascismo. E Mattarella scrive al Salone

Editore Altaforte: chi è e perché è stato escluso dal Salone del libro

Lo stand è stato smontato e portato fuori dal Salone del libro ma lui, Francesco Polacchi, proprietario della casa editrice Altaforte, si è presentato ugualmente al Lingotto.

E lo ha fatto, scrive su Facebook, per difendere la libertà, contro la censura e il pensiero unico. Lui che, appena qualche giorno fa, a Radio 24 aveva ammesso: “Sono fascista, sì. Lo dico senza problemi. Mussolini è stato sicuramente il miglior statista italiano. L’antifascismo è il vero male di questo Paese“.

Romano, 33 anni, Polacchi è il coordinatore di Casapound in Lombardia. Cresce negli ambienti del blocco studentesco e nel 2008 guida gli scontri contro gli studenti che a piazza Navona protestavano contro la riforma Gelmini. Scontri condotti a colpi di caschi e spranghe e che gli valgono l’arresto e un anno di condanna. Ma non né il primo né l’ultimo episodio di aggressione condotto insieme ad altri militanti.

Nel 2105 tenta la carriera da imprenditore con il marchio di abbigliamento Pivert e qualche anno dopo fonda la casa editrice, oggi al centro del dibattito.

Editore Altaforte: l’esposto della Regione e del Comune contro Polacchi

Secondo Polacchi, che per quelle dichiarazioni in radio è indagato con l’accusa di apologia del fascismo, la decisione degli organizzatori del Salone del libro di rescindere il contratto con la sua casa editrice nasconde mire politiche.

Quello del Salone è un atto di censura e tutti dovrebbero stigmatizzarlo. La censura degli organizzatori colpisce Altaforte e anche il ministro Salvini perché è per il libro intervista che siamo stati esclusi“.

Per il numero uno di Altaforte la vera pietra dello scandalo è il libro sul leader della Lega. Le sue dichiarazioni sarebbero state solo “una scusa”. Sta di fatto che l’esposto presentato in procura martedì 7 maggio dal governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, insieme al sindaco di Torino Chiara Appendino, ha non solo provocato l’apertura di un fascicolo ma anche convinto gli organizzatori del Salone della necessità di una presa di posizione.

La partecipazione di Polacchi, infatti, aveva portato alcuni ospiti, tra cui Halina Birenbaum testimone dell’Olocausto, a prendere le distanze dell’evento. Alla vigilia dell’apertura del Salone, quindi, gli organizzatori hanno deciso di revocare l’ammissione alla casa editrice vicina a Casapound.

La lettera di Mattarella: “Necessità di non dimenticare ciò che è avvenuto negli anni della Seconda Guerra Mondiale”

Una scelta, quella del Salone, apprezzata anche dal Quirinale. Nel giorno dell’inaugurazione, il presidente della Repubblica ha scritto una lettera indirizzata al direttore editoriale dell’evento, Nicola Lagioia.

“I valori che Primo Levi ha vissuto e trasmesso, specialmente la necessità di non dimenticare ciò che è avvenuto negli anni della Seconda Guerra Mondiale come tragica conseguenza del disprezzo dei diritti di ogni persona, costituiscono la base fondamentale per una società pacificata e una rispettosa convivenza sociale“.

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