Lanciarsi contro un sommergibile, per Asgard

Pubblicato il 23 Maggio 2019 alle 18:30 Autore: Nicolò Zuliani
Lanciarsi contro un sommergibile, per Asgard

Durante la prima guerra mondiale i sottomarini tedeschi erano il terrore più assoluto. Gaetano Bazzani, tenente di cavalleria e biografo del maggiore Cosma Manera durante il CSIEO (Comando di Spedizione Italiana in Estremo Oriente) nel suo diario ne parla con distacco da ufficiale. I diari degli irredenti che vissero quella storia dimenticata, invece, sono molto più espliciti nel trasmettere quanto se la facessero sotto.

Del resto è comprensibile: hai fatto il fronte orientale, attraversato la Russia, la Manciuria e la Cina, hai aspettato anni in un campo di concentramento friggendo pidocchi e mangiando kapusta i riba, hai combattuto a Irkutsk a -50°, ora finalmente puoi tornare a casa via mare ma potresti anche saltare per aria senza poterti difendere o nascondere. I sommergibili non ti stanno molto simpatici.

Non c’era modo di vederli.

Il successo dei sommergibili tedeschi era dovuto anche al fatto che molti governi, come quello inglese, reputava impossibile le navi venissero affondate dagli U-boat SM U-9. Erano certi si trattasse di mine di profondità. Li presero sul serio quando gli affondarono anche le navi dei rifornimenti, e si domandarono come distruggere qualcosa capace di scomparire subito dopo aver colpito – all’epoca per sparare i siluri i sommergibili dovevano emergere.

La prima soluzione che il comando inglese diede fu quello di scappare; col periscopio alzato, gli U-Boat non superavano i 6 nodi e i loro siluri erano precisi e affidabili come l’uccello di mio nonno quando deve centrare la tazza.

Non male, non male. Tuttavia.

Decisero che bastava colpire il periscopio, per neutralizzarli. Così inizialmente la marina militare inglese provò ad addestrare gabbiani perché li puntassero. Poi pensarono che se si ricopriva il mare di vernice, l’emersione del periscopio sarebbe stata inutile perché i vetri sarebbero stati sporchi. Questa raffica di proposte farneticanti giunse all’apice quando dopo i gabbiani tentarono di addestrare i leoni di mare a individuare i periscopi. Anche questo, stranamente, fallì.

Nella disperazione, finalmente la marina inglese se ne uscì con la soluzione più geniale: distruggere i periscopi a martellate.

L’epica è anche questo.

La marina inglese sistemò a bordo di piccole lance marinai armati di sacchi di juta e martelli. I loro ordini erano di vagare per il mare e, appena vedevano un sommergibile, dovevano avvolgergli il sacco attorno al periscopio e sderenarlo prima che potesse sparare i siluri, che Dio solo sa cos’avrebbero colpito. Non ci sono documenti che raccontino quanti sommergibili sono stati effettivamente distrutti da questi Thor del mare, e presto la tecnologia rese questi eroi obsoleti.

Del resto non è nemmeno la storia più stramba della marina anglosassone, ma per oggi lo spazio è finito.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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